Pagina:Vittorio Adami, Varenna e Monte di Varenna (1927).djvu/243: differenze tra le versioni

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Fra i deputati alla sanità eletti in Varenna nel secolo XVIII troviamo: nel 1739 Giuseppe Arrigoni, nel 1751 Giovanni Greppi q. Carlo, nel 1755 Anselmo Serponti, nel 1772 Antonio Maria Venino q. Baldassare.
Fra i deputati alla sanità eletti in Varenna nel secolo XVIII troviamo: nel 1739 Giuseppe Arrigoni, nel 1751 Giovanni Greppi q. Carlo, nel 1755 Anselmo Serponti, nel 1772 Antonio Maria Venino q. Baldassare.
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Altra incombenza di questi deputati alla Sanità era quella d’invigilare sulle malattie contagiose delle bestie bovine.
Altra incombenza di questi deputati alla Sanità era quella d’invigilare sulle malattie contagiose delle bestie bovine.


''Popolazione'' — Nel 1723 la popolazione di Varenna era di maschi 208, femmine 244, quella del monte di Varenna di maschi 370 (dei quali 88 all’estero) e di femmine 364.
''Popolazione'' — Nel 1723 la popolazione di Varenna era di maschi 208, femmine 244, quella del monte di Varenna di maschi 370 (dei quali 88 all’estero) e di femmine 364.<section end="s1" />




{{Centrato|STATUTI DI PERLEDO}}
<section begin="s2" />{{Centrato|STATUTI DI PERLEDO}}
Alla morte di prete Francesco Scotti di Tondello, avvenuta in Perledo il 19 dicembre 1718, il prevosto di Perledo Don Baldassare Cermenati intentò lite all’erede dello Scotti, Giovanni Pietro Venini, accusandolo di avere sottratte parecchie scritture fra le quali un libro di regole antiche della comunità, secondo quanto depone il preposto davanti al capitano di giustizia.
Alla morte di prete Francesco Scotti di Tondello, avvenuta in Perledo il 19 dicembre 1718, il prevosto di Perledo Don Baldassare Cermenati intentò lite all’erede dello Scotti, Giovanni Pietro Venini, accusandolo di avere sottratte parecchie scritture fra le quali un libro di regole antiche della comunità, secondo quanto depone il preposto davanti al capitano di giustizia.


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L’erede Venini accusò poi il Preposto di Perledo di ritenere ingiustamente le scritture della comunità di Valsassina ingiungendogli di restituire anche quella della comunità di Perledo. «E la mattina della seconda domenica di quadrigesima dell’anno corrente rimise al signor prete Antonio Mansier, coadiutore di detto signor Preposto, in tempo che stava pronto per andare all’altare a celebrare la santa messa un editto arcivescovile ''contra retentores'' di qualunque specie di roba e scritture appartenenti all’eredità del fu prete Francesco Scotti sotto pena di scomunica».
L’erede Venini accusò poi il Preposto di Perledo di ritenere ingiustamente le scritture della comunità di Valsassina ingiungendogli di restituire anche quella della comunità di Perledo. «E la mattina della seconda domenica di quadrigesima dell’anno corrente rimise al signor prete Antonio Mansier, coadiutore di detto signor Preposto, in tempo che stava pronto per andare all’altare a celebrare la santa messa un editto arcivescovile ''contra retentores'' di qualunque specie di roba e scritture appartenenti all’eredità del fu prete Francesco Scotti sotto pena di scomunica».


Le ricerche da noi fatte per conoscere la fine di questa lite e poter quindi rintracciare gli statuti di Perledo disgraziatamente sono state vane.
Le ricerche da noi fatte per conoscere la fine di questa lite e poter quindi rintracciare gli statuti di Perledo disgraziatamente sono state vane.<section end="s2" />




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Un’interessante questione di giurisdizione in materia di pesca viene agitata nel 1719 dalla città di Como. I Decurioni della città in una supplica al Governo espongono quanto segue: «Dopo aver premesso che i governatori dello stato di Milano hanno da secoli il diritto di invigilare alla conservazione della pesca nei laghi di Como e di Lecco, con la pubblicazione di editti e comunicazioni pecuniarie e corporali, hanno sempre proibita la pesca nei giorni di frega, affermano che l’esecuzione
Un’interessante questione di giurisdizione in materia di pesca viene agitata nel 1719 dalla città di Como. I Decurioni della città in una supplica al Governo espongono quanto segue: «Dopo aver premesso che i governatori dello stato di Milano hanno da secoli il diritto di invigilare alla conservazione della pesca nei laghi di Como e di Lecco, con la pubblicazione di editti e comunicazioni pecuniarie e corporali, hanno sempre proibita la pesca nei giorni di frega, affermano che l’esecuzione<section end="s3" />