Varenna e Monte di Varenna/Secolo XVIII/Giurisdizione - Cariche pubbliche: differenze tra le versioni

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Giurisdizione — Cariche pubbliche

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Secolo XVIII Secolo XVIII - La magistratura della sanità

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GIURISDIZIONE — CARICHE PUBBLICHE

Sindaci - A capo della comunità vi era il sindaco o i sindaci perchè, come si è già visto, vi fu un periodo di tempo nel quale vi erano due sindaci che venivano eletti annualmente.

Riproduciamo qui un curioso documento che prova quanto sia difficile nei piccoli centri l’esercizio delle cariche pubbliche per i vincoli di parentela che uniscono quasi tutti gli abitanti del paese, e come l’istituto dei due sindaci possa talvolta meglio tutelare il rispetto alla giustizia.

Il 14 maggio 1743 Giovanni Invitti di Perledo faceva la seguente dichiarazione: «Io sottoscritto Giov. Invitto attesto in occasione che Mr Giovanni Battista Fumeo sindico della detta comunità generale di Perledo andò alla casa di Mr Giov. Francesco Borlengo altro sindico della detta comunità generale per ivi far sottoscrivere da detto altro sindico l’istanza mandata e sottoscritta dalli Maggiorati di Perledo per poi presentarla all’egregio signor Podestà di Valsassina, che per sino sul fine del mese di Gennaio scorso, detto Borlengo sindico rispose a Fumeo detto che lui non la voleva sottoscrivere per non farsi voler male dai suoi parenti, contro dei quali era fatta detta istanza, ma che tutto ciò veniva operato da detto Fumeo sindico, l’aveva anch’esso per ben fatto adoperato, ed in tutto si rimetteva al modesimo Fumeo sindico, suo compagno e per essa la verità, pronto ratificarla anche con un particolare giuramento»1.

Altra carica pubblica era quella del console le cui attribuzioni sono contenute in una risposta data dal console di Varenna Giovanni Pirelli al Pretore in un interrogatorio durante un processo. Richiesto dal Pretore in che cosa consistesse l’ufficio del Console il Pirelli rispose: «Bisogna servire alla giustizia e portare all’ufficio le denuncie dei fatti che succedono». Infatti leggiamo in un documento del 18 luglio 1748: «Denuncio, infrascritto console all’ufficio di Mandello e Varenna come Pietro Tarello con Bernardo suo figlio ed altro di sua famiglia si siano portati il suddetto giorno ne’ siti chiamati Le Foppe vicini a Valsquita di ragione della comunità di Varena a segare li fieni comunali della medesima comunità: testimoni: Andrea Gatto, Giorgio Sartorello e Carlo Valsechi et alla presenza delli sudetti Giorgio Sartorello e Carlo Valsechi gli sono state levate la seghezza et una ranza e furono portate via dalli sudetti siti tre cariche di fieno segato dal sudetto Tarelli nelli siti della comunità di Varena et li sudetti seghezi e ranza si consegnarono ad ogni buon fine ed effetto al suddetto officio, e ciò serve per [p. 229 modifica]mio discarico e per la mia comunità e per fede questo è per mio discarico come console di Varena»2.

Gli affari della giustizia sono trattati dal Podestà o Pretore il quale è nominato dal feudatario e risiede a Mandello col nome di Podestà di Mandello e Varenna. Ma la sua giurisdizione si esercita anche sui comuni di Somanno, Rancio, Linzanico, Abbadia, Vassena, Olcio, e Lierna.

L’ufficio di questo Podestà era composto in massima di un attuario civile, di un notaio criminale e di un fante; quali erano pure nominati dal feudatario. Il podestà percepiva un salario e delle indennità chiamate emolumenti e straordinari. Il podestà Marc’Antonio Marzina nel 1772 percepiva di salario lire 502,5 imperiali, salario che gli veniva pagato dalle varie dipendenti comunità nella misura seguente: Mandello lire 103:6, Somanna lire 35:19, Rancio lire 81:10:3, Linzanico lire 62:10:6, Abbadia lire 51:4:3, Olcio lire 45:4:3, Vassena lire 13:10:6, Lierna lire 68:8:6, Varenna lire 42.

Gli emolumenti erano dovuti al podestà per la visita delle strade ed erano pagati dalle comunità di Mandello, Somanna, Rancio, Linzanico, Abbadia, Olcio e Lierna nella misura di lire 3:10 per ciascheduna.

Gli straordinari dipendevano dalla quantità dei litiganti e dalle liti. Il podestà Marzina si lagnò di non aver guadagnato in tutto l’anno 1771 tra il civile e il criminale che lire cento imperiali.

Tanto l’attuario civile come il notaio criminale non avevano salario fisso, ma solamente proventi straordinari.

Il fante riscuoteva ogni anno a titolo di salario lire 240 imperiali che gli venivano pagate dalle varie comunità nella seguente misura: Mandello lire 48:88 Somanna lire 16:9 Rancio lire 38:4:4 Linzanico lire 29:6 Abbadia lire 24:4 Vassena lire 6:6, Olcio lire 21:44, Lierna lire 32:1:4 e Varenna lire 24.

Nell’anno 1742 troviamo che il podestà ha anche un luogotenente e ce lo dice il seguente decreto di nomina: «Noi Don Camillo Ambrosoni podestà di Mandello e Varenna dovendo eleggere un luogotenente quale in nostra absenza supplisca alle nostre veci in Varena et essendo pienamente informati della sufficienza ed integrità dell’Illmo Sig. Dott. Carlo Mornico lo elegiamo et deputiamo in nostro luogotenente con tutti quelli honori a noi competenti e per tale dovrà essere riconosciuto con li soliti emolumenti dalli signori sindaco, console et homini della detta comunità di Varena. Dato ex officio Prete Mandelli et Varene die quarta mensis Februari anno 1742».

Da una relazione sulle preture dello Stato di Milano responsiva al decreto 17 febbraio 1772 togliamo le seguenti notizie:

Varenna dipende dalla pretura di Mandello. Gli individui componenti l’ufficio sono: [p. 230 modifica]

L’attuario civile, l’attuario criminale, e i fanti tutti nominati dal feudatario. Il comune di Varenna paga lire 18 all’anno all’attuario criminale e lire 7 al fante per le visite. Il podestà è Marc’Antonio Mazzino nominato dal feudatario.

Perledo dipende dalla pretura di Valsassina. Il podestà è il Dottor Giuseppe Longhi nominato dal feudatario Conte Monti Melzi.

Nel 1773 venne pubblicato un nuovo piano governativo relativo alle preture si regie che feudali, nel quale la giurisdizione della pretura di Mandello venne estesa ai comuni di Bellano e Dervio.

Nel 1787 il conte Carlo Sfondrati della Riviera, nell’intento di avere presso di sè il pretore e favorire Bellagio fece pratiche per trasferire la pretura da Mandello a Bellagio. Naturalmente tanto Mandello come le altre località interessate insorsero contro questo minacciato trasloco, affidarono le loro ragioni al Dott. Picinelli Cesare di Milano ed inoltrarono una supplica all’Imperatore. La vertenza venne passata al Procuratore Generale della R. Camera che abilitò i deputati dell’estimo di Mandello a far valere le ragioni della comunità davanti ai tribunali di giustizia.

È notevole il fatto che il Governo avesse imparzialmente accolte le ragioni dei deputati di Mandello: infatti nella sessione del 24 aprile 1788 il Consiglio di Governo mentre trova verosimile che il conte Sfondrati possa con qualche fondamento appoggiarsi all’editto del 6 giugno 1778, in cui sotto alcune condizioni si permetteva ai vassalli possessori di più feudi di nominare un solo podestà, non può impugnare che i motivi di congruenza adotti dai deputati di Mandello, e specialmente la formale convenzione fra essi e il conte feudatario da essi allegata e portante l’obbligo della residenza in Mandello non somministrino ai deputati stessi buone ragioni.

Il conte Carlo Sfondrati morì in quell’anno stesso, ma contrariamente alle assicurazioni del Governo, alla fine del 1787 Giov. Battista Rezia venne nominato pretore di Bellagio.

Non cessarono per questo i reclami di Mandello ai quali si aggiunsero quelli di Bellano e Dervio. In una supplica da essi mandata all’Intendenza Provinciale politica si legge: «L’essere stata fissata la residenza della pretura di Bellano e Dervio con uniti nel borgo di Bellagio ha arrecato alli abitanti in dette due Pievi tanti incomodi e spese che ormai non si trova chi voglia servire di console nei rispettivi Comuni se non con eccessivo salario, atteso il lungo viaggio e la inevitabile spesa di barca che sono obbligati a fare e spesse svolte il dovere essere costretti dimorare in Bellagio nell’osteria due o tre giorni a causa del lago burascoso.... tutto ciò obbliga li deputati dell’estimo dei comuni componenti dette Pievi di Bellano e Dervio servitori umillissimi di questa Regia Intendenza Provinciale Politica ad umilmente supplicarla affinchè si degni dare quelle provvidenze che stimerà del caso pel sollievo di questi aggravati sudditi». [p. 231 modifica]

La predetta istanza venne infine accolta nel 1793. In quell’anno essendo stata determinata la sistemazione di due preture camerali l’una in Asso e l’altra in Mandello «per l’importante amministrazione della giustizia nei nostri feudi resi vacanti e devoluti alla R. Camera colla seguita morte del colonello Sfondrati ultimo conte della Riviera e persuadendoci in conseguenza destinare in ciascun luogo alla carica di giurisdicente con quell’assegnamento di soldo e di emolumento che sarà in seguito determinato, un probo ed abile soggetto, siamo passati a nominare in pretore camerale di Mandello e della Riviera e cioè di Varenna con Fiume Latte, Bellano Dervio con Monte Introzzo e sue rispettive giurisdizioni, pel quadriennio incominciato col 1° giugno 1793, il Dott. Giovanni Battista Rezia che ha fin’ora coperta la pretura feudale della Riviera».

E così cessava per sempre la serie delle cariche feudali.

Nel 1795 la pretura di Mandello acquistò maggiore importanza perchè assorbì la pretura feudale di Lecco avendo il pretore di questa rinunciato la patente al suo feudatario Don Giuseppe Airoldi.

Da una pianta della pretura di Mandello dell’anno 1796 si rileva che gli oggetti di sua competenza erano le cause civili e criminali e gli affari di polizia e che il pretore in quell’anno era il Dott. Gaetano Carganico di Varenna subentrante al Rezia. Componevano inoltre l’uffizio un luogotenente, un attuario, un cancelliere, un protocollista, uno speditore, un bargello e quattro guardie di polizia3. Per evitare agli abitanti di Bellano un lungo viaggio, il pretore di Mandello era obbligato in un giorno d’ognl settimana di trasferire la sua residenza a Bellano nell’antica casa pretoriale del luogo.

Non va passato sotto silenzio che nel 1787 furono iniziate pratiche per trasportare da Bellano a’ Varenna la sede del Regio Cancelliere. A Varenna era già stata trovata la casa per l’annuo fitto di lire 275, con annesso giardino «e due piante di moroni». La pratica da Como era andata a Milano con parere favorevole ma poi non se ne fece nulla.

Caduto il Governo austriaco e coll’evento della dominazione francese l’amministrazione della Lombardia aveva proposto al Governo la destituzione di tutti i pretori creati dall’agenzia militare.

Il Dott. Gaetano Carganico che era appunto stato nominato dall’agenzia militare, con decreto delli 27 aprile 1797, in un suo promemoria al Governo fa domanda di essere eccettuato da questo provvedimento, per le seguenti ragioni: «1. perchè essendo io laureato in legge ed avendo compiuto la triennale pratica civile e criminale senza essere inquisito per alcun delitto mi trovo abilitato dalla legge del paese a coprire la carica di giudice. 2. Perchè quantunque io sia stato nominato pretore dell’Agenzia militare fui però proposto alla medesima dalla [p. 232 modifica]Congregazione di Stato, cioè da quella stessa autorità che adesso sotto il nome d’Amministrazione della Lombardia propone la destituzione dei pretori, prerogativa di cui a riserva di due o tre altri, non gioisce il resto dei Podestà creati dagli agenti militari. 3. Perchè io fui istallato nella pretura di Mandello anche a contemplazione dei servizi da me prestati a Semonville l’ambasciatore della Repubblica Francese, allorchè fu prigioniero in Gravedona sul lago di Como nel 1793 come lo comprova l’unita di lui lettera4. 4. Perchè coll’essere io stato pretore di Mandello non si fece alcun torto al mio antecessore mentre mi accordò di buon grado una formale cessione dell’impiego a motivo della cagionevole di lui salute. 5. Perchè in quattro mesi da che io copro lo carica non ho mai dato alcun motivo di lagnanza nè al popolo ai tribunali».

La real giunta del Censimento con sua istruzione delli 30 Marzo 1751 aveva stabilito che per ogni determinato numero di comuni dovesse eleggersi un cancelliere con l’incarico «di ben custodire le scritture e di sostenere l’osservanza del sistema del nuovo censo, di rogare gli atti comunicativi nei convocati generali e particolari nella adunanze dei deputati dell’estimo e dei Sindaci, reggenti ed amministratori del Comune» e di conservare i catastrini delle comunità e della sua delegazione, come pure i rispettivi registri «che devono servire alla formazione dei reparti dei carichi nella prossima esecuzione del nuovo censo».

Ecco la lettera scritta dal Semonville al pretore Carganico:


Paris I° Mai 1796.

Sans doute, monsieur, je me resouviendrais tonjorurs avec une tendre reconnaissance des soins touchants que j’ai reçus de vous et de votre famille lorsque nous portions des fers honorables á Gravedonne. Depuis l’instant où j’ai recouvrè ma liberté voici la troisiéme fois que je m’efforce de vous faire parvenir l’expression d’un sentiment que je regarde comme le primier des devoirs. Deux maisons de banque avee les quelles j’ai conservé des liaisons a Gênes ont cherchè les moyens de vous faire donner mes lettres; peutFonte/commento: 526 être des considérations politiques les ont elles empechè de parvenir. Cepandant il me semble que rien n’est plus indifferent aux grands mouvements des puissances qu’un homme sensible et généreux reçoive des témoignages de gratitude de celui qu’ il a obligé. Qu’importe á votre gouvernement qu’un français aujourd’hui simple citoyen ait contracté envers vous de grandes et imperissables obligations?

Un temps viendra ou il me sera possible de vous entretenir librement eu attendant faut plier le joug sous l’empire des circonstances: elles me commanden beoucoup pour vous, un peu pour moi, de ne pas vous en dire maintenant d’avantage. [p. 233 modifica]

Je sais positivement que plusieurs habitans de vos Cantons saisis d’une terreur panique, ont cherché a se procurer des lettres de France pour leur servir de racomandation daus le cas de l’approche du général Bonaparte. Quoique je puisse me dire son ami á toute porté de titres, je serois an desespoir qu’on pensat qu’un pareil motif m’a déterminé á vous écrire, tandis que je n’en ai d’autre que de vous offrir l’expression d’un sentiment qui ne finira qu’ avec ma vie5.


Con decreto delli 4 gennaio 1760 firmato dal Conte di Firmian il Dott. Carlo Mornico veniva eletto regio cancelliere di Varenna con Fiume Latte.

Ma il cancelliere rimase poco tempo in Varenna. Col regolamento censuario del 1° aprile 1785 vennero istituiti in Lombardia 80 cancellieri forensi del Censo uno per ciaschedun distretto. Un cancelliere venne posto in Valsassina che comprendeva anche la pieve di Bellano; Varenna e Mandello vennero messe alla dipendenza del cancelliere di Lecco.

Col compartimento territoriale dello stato di Milano pubblicato con editto 26 settembre 1786, Varenna, Bellano, Dervio, Mandello e Lecco componenti la Riviera di Lecco, vennero assegnati alla provincia di Como, così pure Perledo, Esino ed altre località della Valsassina.

Nella seduta del 4 Fiorile anno VI repubblicano (21 aprile 1798), il Gran Consiglio della Repubblica Cisalpina decreta la ripartizione del territorio dello Stato in dipartimenti e distretti. Varenna con Fiume Latte e Perledo viene assegnata al distretto della Riviera con Bellano capoluogo. Questo distretto comprendeva Lierna, Varenna, Bellano, Dervio, Corenno, Dorio, Perledo, Esino e varie altre località della montagna6.

Con decreto 21 vendemmiale, anno VII repubblicano viene riconfermata la dipendenza di Varenna e Perledo dal distretto di Bellano, dipartimento Adda e Oglio con capoluogo Morbegno.

A Bellano capoluogo del distretto risiedeva il giudice di pace, a Gravedona il tribunale circondariale corregionale per i distretti di Dongo, Chiavenna e Bellano.

Note

  1. A. S. M. Senato. Giudizi sommari fra Comunità e Corpi. Cart. 202.
  2. A. S. M. Senato. Giudizi sommari fra Comunità e Corpi. Cart. 237.
  3. A. S. M. Tribunali di giustizia. Pretori. Cart. 136.
  4. Tribunali di giustizia. Pretori. Mandello. Cart. 136.
  5. Vedi: Vittorio Adami. Un’operazione di polizia diretta dall’arciduca Ferdinando nel 1793. L’arresto di Semonville e Maret ambasciatori francesi. — Como, Tip. Ostinelli, 1921.
  6. Abbiamo ricavato questi dati dalla pubblicazione di C. Montalcini ed A. Alberti: Le assemblee della Repubblica Cisalpina. Vol. IV pag. 213. Nella