Pagina:Vittorio Adami, Varenna e Monte di Varenna (1927).djvu/226: differenze tra le versioni

Cruccone (discussione | contributi)
 
Cruccone (discussione | contributi)
sezioni
 
Corpo della pagina (da includere):Corpo della pagina (da includere):
Riga 1: Riga 1:
e cinti gli fianchi d’una verde corona de bei vignoli che versano in delicata copia bevanda di vista e di sapore simile a gl’ori di Creta più brillanti, ed a gli rubini disfatti di Lico ma non essendovi luogo, ne pur di passaggio per la madre Cerere si ha sortito veridico il divulgato proverbio: Varena è secca, chi non gliene porta non gliene lecca. È però la parte più minore con stentosissimo otio stentando.
<section begin="s1" />e cinti gli fianchi d’una verde corona de bei vignoli che versano in delicata copia bevanda di vista e di sapore simile a gl’ori di Creta più brillanti, ed a gli rubini disfatti di Lico ma non essendovi luogo, ne pur di passaggio per la madre Cerere si ha sortito veridico il divulgato proverbio: Varena è secca, chi non gliene porta non gliene lecca. È però la parte più minore con stentosissimo otio stentando.


{{Blocco centrato|<poem>Hora con reti, hora con rami ascosi
{{Blocco centrato|<poem>Hora con reti, hora con rami ascosi
Turban a’ pesci i lor grati riposi.</poem>}}
Turban a’ pesci i lor grati riposi.</poem>}}


Tramezzasi indi la punta di Morcà dalla qual si ricava e il luculleo marmo»<ref>{{Sc|{{AutoreCitato|Giovanni Bonanomi|Giovanni Bonanomi}}}}. ''Le riviere dell’ill.mo signor conte Sfondrati''. Milano, Filippo Ghisolfi, 1645.</ref>.
Tramezzasi indi la punta di Morcà dalla qual si ricava e il luculleo marmo»<ref>{{Sc|{{AutoreCitato|Giovanni Bonanomi|Giovanni Bonanomi}}}}. ''Le riviere dell’ill.mo signor conte Sfondrati''. Milano, Filippo Ghisolfi, 1645.</ref>.<section end="s1" />




{{Centrato|CURIOSITÀ}}
<section begin="s2" />{{Centrato|CURIOSITÀ}}
In una sdegnosa lettera scritta da Lelio Mornico ad un certo Ambrogio Galiperti in Firenze, nell’anno 1637, vero capo d’accusa che qui riproduciamo, vediamo adombrato un misterioso e cupo dramma familiare.
In una sdegnosa lettera scritta da Lelio Mornico ad un certo Ambrogio Galiperti in Firenze, nell’anno 1637, vero capo d’accusa che qui riproduciamo, vediamo adombrato un misterioso e cupo dramma familiare.


Riga 16: Riga 16:
(Allegata alla precedente, trovasi la seguente lettera).
(Allegata alla precedente, trovasi la seguente lettera).


Livia morse e fu sotterrata. Questo noti ha più remedio, et quello che più importa morse tisica (cosa prevista) et da me avisata, ma da voi a bella mano procurata. Però non occorre meco (sapendo ch’io sono) scriver historie, nè doglianze straordinarie. So che in voi il dolor de gombito non eccederà quello degl’altri, ma potrebbe ben esser che v’ingegnaste di mostrarlo. La penultima lettera, ch’ebbi da voi, fu data di Fiorenza d’aprile, portata a me da maestro Andrea, nella quale voi a nome anco di Lucia mi pregavate ch’sperasse che maestro Andrea {{Pt|otte-|}}
Livia morse e fu sotterrata. Questo noti ha più remedio, et quello che più importa morse tisica (cosa prevista) et da me avisata, ma da voi a bella mano procurata. Però non occorre meco (sapendo ch’io sono) scriver historie, nè doglianze straordinarie. So che in voi il dolor de gombito non eccederà quello degl’altri, ma potrebbe ben esser che v’ingegnaste di mostrarlo. La penultima lettera, ch’ebbi da voi, fu data di Fiorenza d’aprile, portata a me da maestro Andrea, nella quale voi a nome anco di Lucia mi pregavate ch’sperasse che maestro Andrea {{Pt|otte-|}}<section end="s2" />