Pagina:Le Novelle Indiane Di Visnusarma, UTET, 1896.djvu/138: differenze tra le versioni

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Versione delle 17:50, 16 feb 2020

130 novelle indiane di visnusarma

E poi:


Sempre alle antiche piaghe
Altre piaghe son porte;
Va perduto l’avere
E divampa più forte
Desìo del possedere;


Nei dì della sventura
Levansi contro gii odi.
Oh! veramente assai
In ogni buco1 i guai.


Oh! da chi mai è stato detto con tanta giustizia? che


Questa perla, il cui nome
In tre suon si comprende2,
Amico, qual ne’ giorni
Del terror ci difende


E vasello è d’amore
E di conforto al core,
Da chi fu mai prodotta? —


Ma, in quel momento, ecco giunger pur là Citranga e Lagupatanaca che altamente piangevano. Hiraniaca allore disse: Oh! perchè questo inutile lamento? Fino a che Mantaraca non sia menato lontano dalla nostra vista, si deve pensare a qualche espediente per liberarlo. Perchè è stato detto:


Chi non sa che far lamenti
Ove alcun malanno il colga,
Fa che quel malanno aumenti
E alla fine mai non volga.
Dissero i saggi
Che del ben vivere
Hanno la cura,


Solo rimedio
Alla sventura,
Perchè essa cessi,
Bene adoprarsi
E lasciar subito
Di disperarsi.


Ancora:


Per ben guardar ricchezza ch’è venuta,
Perchè abbiasi ricchezza in avvenire,

Per liberar persona ch’è caduta


In qualche gran malanno, altro rimedio
Del consigliarsi non è a suggerire. —


che Mantaraca è libero. Perchè è stato detto:


Primo fra tutte cose
Il poter della mente
Divisa chiaramente
Qual delle tante imprese


Effetto aver potrà
E quale non l’avrà
L’uom saggio, non lo stolto,
Cotesto intende e sa.

  1. In ogni luogo di scampo. Vedi sopra.
  2. Così, perchè la parola amico è di tre sillabe in italiano. Il testo dice due sillabe perchè la parola per dire amico, in sanscrito, è mitra.