Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1910, VII.djvu/496: differenze tra le versioni

{{RigaIntestazione|480|ATTO PRIMO||s=si}}

{{sc|Ottavio}}. Lo sentirà quell’indegna, e se ne ricorderà per tutto il tempo di vita sua.

{{sc|Ottavio}}. Delle sue carezze sono mesi che io non ne voglio. La batterò.

{{sc|Beatrice}}. Sì, acciò dica che l’avete battuta per causa mia.

{{Sc|Beatrice}}. Ah Conte! La mia riputazione vuole così.

{{sc|Ottavio}}. Ah maladetta Rosaura!

{{sc|Beatrice}}. No, no, allontanatevi da questa casa, e tutto anderà bene. Privatevi delle conversazioni, e tornerete ad amare la cara sposa.

{{sc|Ottavio}}. Ah! voi sempre più m’inasprite. Se qui fosse colei, le caccerei questa spada nel petto ... Basta ... Il cielo mi tenga le mani. Son fuori di me stesso.

{{sc|Ottavio}}. Mi porti il diavolo, s’io non fo le vostre e le mie vendette. {{Ids|(parte)}}

{{sc|Beatrice}}. L’ira del Conte scema in parte la mia. Apprende con senso nobile l’ingiurie recatemi da sua moglie. Qualunque risentimento egli faccia, non dirà che da me stato sia suggerito, ma non potrò mirar che con giubilo mortificata e punita la mia nemica. {{Ids|(parte)}}

{{Ct|f=100%|v=1|t=3|L=0px|''Fine dell’Atto Secondo.''}}

<includeonly>{{Sezione note}}</includeonly>

</div>