Brani di vita/Libro secondo/Polemiche intorno al Leopardi: differenze tra le versioni

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Collegamento a voce Carlo Leopardi
m Autore Piergili
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Dispiace il dirlo, specialmente perchè c’entra una signora, ma bisogna pur dirlo: lo spettacolo che ci offre la famiglia Leopardi è indecente.
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E, per quel che riguarda l’infelice Leopardi, la cosa comincia a diventare scandalosa. Pare che tra la vedova ed erede di {{Ac|Carlo Leopardi|Carlo}}, ed il figlio o i figli di Pier Francesco, sia una di queste lotte di famiglia cieche e ferocissime, come pur troppo avvengono spesso nelle famiglie italiane delle piccole città. Non importa cercare da che motivi venga questa divisione: intanto tutti i giorni si fa più profonda e più aspra; ha diviso Recanati e oramai gli studiosi delle cose leopardiane. Certo gli eredi legittimi e diretti dei Leopardi debbono vedere con rammarico la pingue eredità dell’avarissimo Carlo distratta alla famiglia a vantaggio della vedova e dei figliastri di lui. Certo la signora Teresa Teia, prima vedova Pautas e poi vedova Leopardi, ha molti torti, non fosse altro, quello scusabile di voler fare l’apoteosi del defunto marito per quanto la meriti poco, e quello inescusabile di far servire queste tristissime polemiche alle rabbie clericali e fratesche; ma mentre i primi non dovrebbero dimenticare che al postutto si tratta di una signora, questa non dovrebbe dimenticare che si tratta anche di una famiglia alla quale essa è, si può dire, estranea. Da ambedue le parti sarebbero necessari molti riguardi, e nessuna delle due parti ne usa.
Queste ire poco decenti diedero origine ad un nuovo volume di cose leopardiane, cui il {{Ac|Giuseppe Piergili|Piergili}} prepose una lunga prefazione apologetica.
Premetto che, se dovessi scegliere un partito, starei col Piergili e non coll’Aulard. {{Ac|Carlo Leopardi|Carlo}}, la più antipatica e falsa figura di casa Leopardi, che ebbe tutti i difetti e nessuno dei meriti del fratello maggiore, deve ispirare simpatia a ben pochi che non abbiano interesse a farlo. Questo Arpagone, senza cuore come un clericale e senza dignità come un prestatore su pegno a grassi frutti, mi è sempre sembrato meno stimabile dello stesso Monaldo, la cui fama è oramai monda dalle brutte macchie d’un tempo. La condotta poi di chi tenne da lui ed abusò del suo nome di famiglia per miserabili intenti di partito e di sagrestia, mi nausea addirittura. Tuttavia ciò non toglie che in fondo sia da disapprovare questo strazio che dalle due parti si fa pel povero Giacomo, il quale serve di pretesto alla lotta. Fa pietà vedere i combattenti scaraventarselo l’un l’altro addosso come un cencio sudicio e rimandarselo come una palla a suon d’ingiurie, di improperi e d’insulti. A Recanati si rappresentano gli ''Héritiers Rabourdin'', e come di solito il pubblico fischia.