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== 205 gennaio ==
<section begin=2005-01-20192020 />
{{Testo|IlAmori segretomoderni dell'uomo- solitarioColomba}}
 
[[File:Grazia Deledda 1926.jpg|70px|right|link=Autore:Grazia Deledda]]
 
<div style="font-family:Georgia,Times New Roman,Times,serif; text-align:justify">L’uomoEra cheagli abitavaultimi ladi casettafebbraio: solitariauna laggiùsera fra la spiaggiatiepida e la brughiera, di ritorno dal suo solito viaggio al paese dove ogni tanto si provvedeva delle cose più necessarie alla vita, svoltando dalla strada provinciale al sentiero che conduce verso il mare, vide due uomini che misuravano coi loro passi un terreno attiguo al suo giardinodolce.
 
La signora e le figliuole del professor Rotta-Torelli, riunite intorno alla tavola ancora apparecchiata, nella saletta tranquilla la cui porta a vetri dava su un giardino incolto, discorrevano col giovane professore Antonio Azar.
Subito si fermò, con un senso di curiosità misto a rabbia e ad angoscia; ricordava che Ghiana, la contadina che ogni tanto gli portava il latte e le uova da un cascinale delle colline, gli aveva appunto annunziato la vendita di quel terreno e la probabilità che ci venisse costrutta una casa.
 
A dire il vero, la signora, ancor giovane e bella, ma coi capelli bianchissimi, ascoltava in silenzio, stuzzicandosi i denti e guardando con due vivi occhi neri or l’uno or l’altro dei giovani, a misura che parlavano, senza aver l’aria di capire del tutto le loro discussioni. Ella era figlia d’un capitano piemontese, di quelli che «han fatto la patria», e che perciò forse non aveva avuto il tempo di curare l’istruzione della figlia, lasciandola crescere nella più completa ignoranza: ella non leggeva mai un libro, e non sapeva se i molti che leggevano le sue tre figliuole fossero buoni o cattivi.</div>
Ecco dunque la minaccia avverarsi: i due uomini che misurano il prato facendo come a chi ha più lungo il passo, seguiti sull’erba dorata dal tramonto dalle loro ombre gigantesche, hanno l'aspetto di operai: quello più alto e tozzo, col viso d’un rosso mattone, è senza dubbio un capo-mastro; e il terreno è il più adatto dei dintorni per fabbricarci una casa: ombreggiato da un gruppo di pini e con un pozzo d’acqua potabile, è una vera oasi in quel deserto di sabbia e di scopeti che scende dalle colline a nord e va a perdersi nel mare. Solo un poco più giù verdeggia un altro mazzo d’alberi, ma bassi, stentati, tormentati dal vento marino.</div>
 
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[[IlAm segreto dell'uomo solitarioorimoderni|<span class="mw-ui-button mw-ui-quiet">Continua a leggere</span>]]
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</div><section end=2005-01-20192020 />
 
== 2712 gennaio ==
<section begin=2712-01-20192020 />
{{Testo|Metodo per eseguire sulla carta il fotogenico disegno}}
{{Testo|Memoria intorno alla progettata strada a ruotaje di ferro in rapporto a Bergamo (Commissione Bottaini)|Memoria intorno alla progettata strada a ruotaje di ferro in rapporto a Bergamo}}
 
[[File:William Henry Fox Talbot, by John Moffat, 1864.jpg|70px|right|link=Autore:William Henry Fox Talbot]]
<div style="font-family:Georgia,Times New Roman,Times,serif; text-align:justify">In giornata ogni discussione astratta sull’utilità delle strade ferrate è concentrata irrevocabilmente nell’unica e semplice ispezione di un fatto, cioè l’esempio di quanto, in breve giro d’anni, hanno operato e stanno operando con somma alacrità le più illuminate ed accorte nazioni dei due emisferi: fatto immensamente grande e luminoso, che va a formare base fondamentale allo stato economico dei popoli, ed al conseguente ben essere dei paesi. E questa utilità, a cose bene stabilite, per quella legge di livello, a cui tendono le esigenze tutte della vita individuale e sociale in corrispondenza coi modi più acconci di soddisfarle, assume inevitabilmente il carattere di una vera necessità: in quella stessa guisa che a dì nostri si è appunto convertita in una vera necessità anche l’utilità del miglioramento delle strade ordinarie; e che l’introduzione delle macchine perfezionate per le produzioni industriali non può non prendere un po’ alla volta il posto dei lenti, imperfetti, e più costosi metodi antichi di fabbricazione.</div>
 
<div style="font-family:Georgia,Times New Roman,Times,serif; text-align:justify">''Fotogenico disegno.''
<div class="plainlinks">
[[Memoria intorno alla progettata strada a ruotaje di ferro in rapporto a Bergamo (Commissione Bottaini)|<span class="mw-ui-button mw-ui-quiet">Continua a leggere</span>]]
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</div><section end=27-01-2019 />
 
Alcuni ragguagli dell’arte del fotogenico disegno, ossia processo, col quale gli oggetti possono da loro stessi delinearsi senza l’ajuto del pennello dell’artista.
== 3 febbraio ==
<section begin=03-02-2019 />
{{Testo|La mia vita, ricordi autobiografici}}
 
''Di Enrico Fox Talbot scudiere.''
[[File:Ida Baccini.jpg|70px|right|link=Autore:Ida Baccini]]
 
1. Nella primavera del 1834 cominciai a mettere in pratica un metodo, che aveva divisato qualche tempo innanzi per impiegare utilmente la curiosissima proprietà, stata da lungo tempo conosciuta dai chimici, che possedeva il nitrato d’argento, principalmente il suo scoloramento quando era esposto al raggio paonazzo della luce. Questa proprietà mi parve di essere forse capace di un utile applicazione nel seguente modo.
<div style="font-family:Georgia,Times New Roman,Times,serif; text-align:justify">Per poco ch’io mi raccolga in qualche cheta stradicciuola della mia vecchia Firenze, in qualcuna di quelle stradine fiancheggiate da orti e da muri, quali con insuperabile colorito seppe descrivercele la dolce fantasia di [[Autore:Enrico Nencioni|Enrico Nencioni]], io ricostruisco senza troppa fatica la piazzetta di San Niccolò a Prato e la casa dove nacque e visse, finchè, non andò sposa in casa Baccini, la mia mamma. Era una piazzetta silenziosa, piena di sole nell’estate, dal selciato corroso, irregolare, tra le cui commettiture si aprivano la via mille ciuffetti di erbe parassite: a destra, s’inalzava il R. Conservatorio di S. Niccolò, un bel fabbricato massiccio, dal portone giallognolo, sempre chiuso, portone misterioso, a cui, bambinuccia di quattro o cinqu’anni appena, chiedevo già il segreto delle educande ivi rinchiuse.... Che cosa facevano, dalla mattina alla sera, quelle bambine? Si divertivano, come me, a far le signore, a confidarsi le angustie finanziarie della famiglia, e a guardar fisse le nuvole, nelle belle sere d’estate, quando il tramonto dava loro l’aspetto di giganti alati, di pesci giganteschi, di angioli vestiti d’oro e di rosa?</div>
 
Proposi di spargere sopra un foglio di carta una sufficiente quantità di nitrato d’argento, e di porlo alla luce del sole, avendo prima collocato avanti la carta qualche oggetto che vi gettasse una ben decisa ombra. La luce agendo sul rimanente del foglio, naturalmente lo annerirebbe, mentre le parti ombreggiate riterrebbero la loro bianchezza. Così io attendeva; che un genere d’immagine, o disegno sarebbe prodotto rassomigliante in certo grado all’oggetto, dal quale era derivato.</div>
<div class="plainlinks">
[[La mia vita, ricordi autobiografici/I|<span class="mw-ui-button mw-ui-quiet">Continua a leggere</span>]]
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</div><section end=03-02-2019 />
 
== 10 febbraio ==
<section begin=10-02-2019 />
{{Testo|Il grillo del focolare}}
 
[[File:Portrait of Charles Dickens (4671094).jpg|70px|right|link=Autore:Charles Dickens]]
 
<div style="font-family:Georgia,Times New Roman,Times,serif; text-align:justify">Il paiuolo incominciò! Nè mi cale di quello che può dirne la signora Peribingle. Io lo so meglio di lei. Ella al più dopo tanto tempo potrebbe dirvi che non sa chi primo incominciasse; ma io vi dico che fu il paiuolo, e non debbo esattamente saperlo? Il paiuolo dunque incominciò cinque minuti segnati dal piccolo orologio olandese, che tutto verniciato brillava nell’angolo, prima che il grillo mettesse fuori un sol grido.
 
Non aveva ancora l’orologio finito di suonare e su di esso il piccolo mietitore menando a destra ed a manca la sua falce non aveva reciso più d’un mezzo jugero di fieno immaginario, che già il grillo si era fatto anch’esso della partita!
 
Che io di rado affermi le cose ognuno lo sa nè farei valere la mia opinione contro quella della signora Peribingle se non ne avessi le buone prove: niuno invero m’indurrebbe a tanto. Ma cotesta è quistione di fatto, e il fatto è appunto che il paiuolo incominciò almeno cinque minuti prima che il grillo desse segno di vita! Contradditemi ed io dirò dieci.</div>
 
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[[IlMetodo grilloper deleseguire focolaresulla carta il fotogenico disegno/TestoAteneo del 9 Febbrajo 1839|<span class="mw-ui-button mw-ui-quiet">Continua a leggere</span>]]
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</div><section end=1012-0201-20192020 />
 
== 172 febbraio ==
<section begin=1702-02-20192020 />
{{Testo|ConsiderazioniLa sulgrande sentimentoproletaria delsi sublimeè e del bellomossa}}
 
[[File:KantGiovanni fotoPascoli.jpg|70px|right|link=Autore:ImmanuelGiovanni KantPascoli]]
 
<div style="font-family:Georgia,Times New Roman,Times,serif; text-align:justify">La grande Proletaria si è mossa.
<div style="font-family:Georgia,Times New Roman,Times,serif; text-align:justify">Le percezioni diverse della pena e del piacere non dipendono tanto dalla proprietà degli esterni oggetti che le eccitano in noi, quanto da un sentimento proprio ad ogni uomo, secondo il quale vien affetto in un modo piacevole o pur dispiacevole. Di là, ove gli altri non provano che disgusti, emergono le gioie di certi individui, le passioni amorose che sono sovente un enigma per coloro che non le provano, o la viva ripugnanza da cui è affetto un solo per quel che rimane indifferente a tutti gli altri. Assai lungi si estende il campo delle osservazioni di tali particolarità, dell’umana natura, e nasconde pure una feconda miniera di scoperte, non meno interessanti che istruttive. Io mi limito, per ora, a illustrare alcune parti, le quali, in questo vasto spazio, sembra che si facciano osservare in un modo speciale, e su di cui io arresto piuttosto l’occhio dell’osservatore che l’attenzione del filosofo.</div>
 
Prima ella mandava altrove i suoi lavoratori che in patria erano troppi e dovevano lavorare per troppo poco. Li mandava oltre alpi e oltre mare a tagliare istmi, a forare monti, ad alzar terrapieni, a gettar moli, a scavar carbone, a scentar selve, a dissodare campi, a iniziare culture, a erigere edifizi, ad animare officine, a raccoglier sale, a scalpellar pietre; a fare tutto ciò che è più difficile e faticoso, e tutto ciò che è più umile e perciò più difficile ancora: ad aprire vie nell’inaccessibile, a costruire città, dove era la selva vergine, a piantar pometi, agrumeti, vigneti, dove era il deserto; e a pulire scarpe al canto della strada.
<div class="plainlinks">
[[Considerazioni sul sentimento del sublime e del bello/Capitolo I|<span class="mw-ui-button mw-ui-quiet">Continua a leggere</span>]]
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</div><section end=17-02-2019 />
 
== 10 marzo ==
<section begin=10-03-2019 />
{{Testo|Dal Trentino al Carso}}
 
<div style="font-family:Georgia,Times New Roman,Times,serif; text-align:justify">NOTTE VENEZIANA DI GUERRA.
{{a destra|{{smaller|Venezia, 18 agosto 1916.}} }}
È l’ora in cui ''essi'' arrivano.
 
Il mondo li aveva presi a opra, i lavoratori d’Italia; e più ne aveva bisogno, meno mostrava di averne, e li pagava poco e li trattava male e li stranomava. Diceva ''Carcamanos! Gringos! Cincali! Degos!''
La luna è già alta sull’Isola di Sant’Elena e il suo chiarore si è disteso sulle acque; ha messo ai piedi degli edifici di Venezia la stessa opalescenza che è nel cielo. Venezia oscura si libra in una pallida e quieta serenità, naviga in un’atmosfera di sogno. È l’ora in cui ''essi'' arrivano.
 
Erano diventati un po’ come i negri, in America, questi connazionali di colui che la scoprì; e come i negri ogni tanto erano messi fuori della legge e della umanità, e si linciavano.</div>
Hanno bisogno del lume di luna. Le spiagge in queste serate si disegnano nere sul mare imbevuto di luce ed è facile, volando, trovare la rotta per piombare su Venezia. La ragione delle loro incursioni sulla Laguna, quasi quotidiane in questi giorni, è il plenilunio. Quando si presentano delle condizioni favorevoli per commettere degli atti abominevoli, bisognerebbe non essere austriaci per non commetterli. Le più belle notti veneziane sono ora notti di bombardamento. Sulla tranquillità profonda luminosa, dolce, fatata di Venezia, sulla sua pace mistica, fulmineamente la guerra irrompe col suo tumulto feroce. Tutta la città la aspetta adesso, muta, fiera, sdegnosa. Iersera non vennero, verranno questa sera. L’aria è limpida e calma: il tempo che ci vuole per dar battaglia ai monumenti.</div>
 
<div class="plainlinks">
[[DalLa Trentinogrande alproletaria Carso/Nottesi venezianaè di guerramossa|<span class="mw-ui-button mw-ui-quiet">Continua a leggere</span>]]
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</div><section end=1002-0302-20192020 />
 
== 179 marzofebbraio ==
<section begin=1709-0302-20192020 />
{{Testo|FavoleCatechismo di Esopo|Favolerepubblicano}}
 
<div style="font-family:Georgia,Times New Roman,Times,serif; text-align:justify">{{Centrato}}{{x-larger|''DELLAD. VOLPE,Cosa EDè ILla LEOPARDO.''}}Democrazia?
 
R. La Democrazia è quel Governo nel quale un certo numero di Cittadini scelti dal Popolo, partecipa, o può partecipare a vicenda per un certo tempo dell'amministrazione, soggiacendo però sempre alle Leggi a alla Sovranità dell'intero Popolo.
[[File:Favole di Esopo p110.jpg|300px|center]]</div>
Una Volpe, ed un Leopardo vennero a lite insieme della bellezza, ed il Leopardo lodava la sua pelle di varj, e diversi colori, e la Volpe non potendo lodare la sua, disse: O quanto io son più bella di te, perchè, non il corpo, ma l’animo ho di varj, e diversi colori.
{{Centrato|''Sentenza della favola.''}}
Questa favola significa, ch’è molto più bella la bellezza dell’anima, che quella del corpo.</div>
 
D. Mi potreste voi dare altra definizione di questo Governo?
<div class="plainlinks">
[[Favole di Esopo/Della Volpe, ed il Leopardo|<span class="mw-ui-button mw-ui-quiet">Continua a leggere</span>]]
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</div><section end=17-03-2019 />
 
R. Questo Governo, dicesi ancora, Repubblica Democratica, vale a dire Governo popolare, e più propriamente Repubblica?
== 24 marzo ==
<section begin=24-03-2019 />
{{Testo|I Figli dell'Aria}}
 
D. Donde ebbe origine questo governo?
[[File:Emilio Salgari ritratto.jpg|70px|right|link=Autore:Emilio Salgari]]
 
R. Dalle uguaglianze, e disuguaglianze degli uomini.
<div style="font-family:Georgia,Times New Roman,Times,serif; text-align:justify">Pekino, l’immensa capitale del più popoloso impero del mondo, che da migliaia d’anni si erge, al par di Roma, come sfida al tempo, a poco a poco s’immergeva fra le tenebre.
 
D. Ma gli uomini non son forse tutti uguali?
<p>Le immense cupole a scaglie azzurre dai riflessi dorati dei giganteschi templi buddisti; i tetti gialli dal lampo acciecante degli sterminati palazzi della corte imperiale; i mille ghirigori di porcellana del tempio dello spirito marino che racchiude le tre incarnazioni del filosofo [[Autore:Lao Tzu|Laotsz]]; i candidi marmi del tempio del cielo; le tegole verdi del tempio della filosofia; la foresta immensa di guglie e d’antenne sostenenti mostruosi draghi dorati cigolanti alla brezza; le punte arcuate di metallo dorato delle torri, dei bastioni, delle muraglie enormi della città interdetta, scomparivano fra le brume della sera. Il fragore però che si ripercoteva in tutti gli angoli della città mostruosa, quel fragore sordo e prolungato prodotto dal movimento di tre milioni d’abitanti, dal rotolare di miriadi di carri e di carretti e dal galoppare di cavalli, quella sera non accennava a cessare, malgrado il proverbio cinese che dice: «la notte è fatta per dormire».</p></div>
 
R. Sono uguali in natura, ma disuguali nelle lor facoltà.
<div class="plainlinks">
[[I Figli dell'Aria/1 - La festa delle lanterne|<span class="mw-ui-button mw-ui-quiet">Continua a leggere</span>]]
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</div><section end=24-03-2019 />
 
D. Come sono uguali in natura?
== 31 marzo ==
<section begin=31-03-2019 />
{{Testo|Il martirio dei monumenti}}
 
R. Sono tutti gli uomini uguali in natura, perchè tutti dipendono dalla natura, e da Dio, il quale e della natura, e dell'uomo è autore, e Padre.
<div style="font-family:Georgia,Times New Roman,Times,serif; text-align:justify">Trattare d’arte e di monumenti, trasferirsi per loro nei ricordi del più lontano passato, passeggiare sia pure con disperata tristezza nei chiusi e pettinati giardini della storia, piangere sulle pietre ferite quando le carni di centinaja di migliaja d’uomini fratelli nostri sanguinano e spasimano, sembra, cittadini, uno svago da oziosi e un diletto da eruditi i quali si vogliano difendere contro il fragore e il terror della guerra dietro le trincee dei loro libri compatti. Altro s’ha oggi da fare: combattere, resistere, vincere. Per le lacrime, le proteste, i rimbrotti, le accuse, avremo, si dice, tempo dopo.
 
D. Hanno eglino altra uguaglianza?
<p>È un errore. Esso deriva, prima di tutto, dall’avere per troppi anni separato l’arte della vita, e considerato l’arte non più un bene e un bisogno di tutti, una continua e viva funzione sociale, un’espressione sincera del nostro carattere nazionale, un documento solenne e inconfutabile della nostra storia. Ce le avevano seppellite sotto l’erudizione le nostre statue, le nostre pitture, i nostri monumenti, prima di demolirceli a cannonate, questi nostri nemici occhialuti e maligni. Le saccate dietro le quali avete difese persino le porte del vostro Battistero e le statue del vostro Orsanmichele che, state tranquilli, nessuna ira nemica riuscirà mai a colpire, non sono tanto spesse ed ermetiche quanto quelle trincee e quelli sbarramenti di carte erudite con le quali esse erano ormai state escluse dal nostro godimento quotidiano, dalla nostra semplice ammirazione, dal nostro lieto orgoglio di italiani legati quasi da un’intimità familiare a quelle serene bellezze, sangue del nostro sangue, pietre dei nostri monti, volti della nostra razza, sorrisi della nostra fede.</p></div>
 
R. Sono uguali, perchè sono dotati de' sensi medesimi, delle medesime facoltà di sentire, di pensare, di volere. Sono pure uguali ne' bisogni, nelle passioni, nell'amor di se stessi, e nel desiderio di procurarsi la propria conservazione, e la possibile felicità.</div>
<div class="plainlinks">
[[Il martirio dei monumenti/Il martirio dei monumenti|<span class="mw-ui-button mw-ui-quiet">Continua a leggere</span>]]
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</div><section end=31-03-2019 />
 
== 14 aprile ==
<section begin=14-04-2019 />
{{Testo|La guerra dell'Italia|La guerra dell'Italia spiegata al popolo}}
 
<div style="font-family:Georgia,Times New Roman,Times,serif; text-align:justify">Il medico condotto s’incontra su una piccola via di campagna col contadino Lorenzo.
 
''Lorenzo''. — Buon giorno, signor Dottore.
 
''Il medico''. — Buon giorno, Lorenzo. Come si va?
 
''Lorenzo''. — Eh, signor Dottore, come si può andare, quando due figli grandi sono alla guerra e rimangono in casa tre giovinette e un ragazzo di otto anni? Male si va!
 
''Il medico''. — Pazienza, pazienza. I guai sono per tutti.
 
''Lorenzo''. — I guai sono per la povera gente.
 
''Il medico''. — Tu vedi che sono partiti insieme per la guerra i tuoi figli, il figlio del sindaco, il figlio e il genero del marchese…
 
''Lorenzo''. — Ma il marchese, se gli muore il figlio, ha sempre la stessa rendita.
 
''Il medico''. — Caro Lorenzo, un figlio è un figlio, per tutti; pel marchese come per te. Credi che il dolore d’un padre e d’una madre si misurano con le rendite o coi bisogni? Ai tempi nostri la guerra è una disgrazia che pesa su ogni classe di persone.</div>
 
<div class="plainlinks">
[[LaCatechismo guerra dell'Italia/La guerra dell'Italiarepubblicano|<span class="mw-ui-button mw-ui-quiet">Continua a leggere</span>]]
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</div><section end=1409-0402-20192020 />
 
== 21 aprile ==
<section begin=21-04-2019 />
{{Testo|Al fronte}}
 
<div style="font-family:Georgia,Times New Roman,Times,serif; text-align:justify">''2 giugno 1915.''
 
Ho vissuto i primi sei giorni della guerra sulla fronte friulana. Al settimo giorno tutte le persone che non abitano permanentemente quelle terre, giornalisti compresi, sono state invitate a ritirarsi. In questo momento e nelle condizioni attuali la misura è giustificata.
 
L’opinione pubblica non interpreti l’allontanamento della stampa dai campi di battaglia come un provvedimento di politica interna. Sento il dovere di dirlo subito, altamente, onestamente: il popolo non si lasci trascinare da quel fondo vago di diffidenza che è nel nostro carattere per immaginare che il momentaneo esilio dei corrispondenti dalla guerra abbia lo scopo di nascondere alla nazione dei possibili mali. Vi sono molte cose da nascondere, è vero, ma al nemico. E per celarle a lui bisogna celarle a tutti.</div>
 
<div class="plainlinks">
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</div><section end=21-04-2019 />
 
== 28 aprile ==
<section begin=28-04-2019 />
{{Testo|L'amuleto}}
 
[[File:Neera Anna Zuccari Radius.jpg|70px|right|link=Autore:Neera]]
 
<div style="font-family:Georgia,Times New Roman,Times,serif; text-align:justify">Quando morì carico d’anni e d’onori il generale Maurizio di Rocca Tournion, un piemontese di vecchia razza che aveva fatte le sue prime armi in Crimea e diventò poi tanto celebre nelle guerre fortunose della nostra indipendenza, i suoi eredi che erano parenti lontani, si divisero le suppellettili del suo piccolo appartamento da scapolo. Ad uno di essi toccò fra le altre cose un astuccio di una forma bizzarra in cuoio lavorato, evidente provenienza di qualche bazar di Oriente. L’astuccio era largo poco più di un palmo, chiuso con un cordoncino di seta stinta ed emanava un profumo misto di essenza di rosa e di tabacco fino. In un angolo dove gli arabeschi del cuoio avevano lasciato un breve spazio, erano state impresse a secco due spade incrociate sormontate da una rosa. Fra il raso della fodera c’era un manoscritto, un centinaio di foglietti di carta sottile, resistente, coperti con una di quelle calligrafie nervose non larghe nè alte come porta oggi la moda, ma spezzate, minute, eppure non prive di una intima eleganza che noi dobbiamo cercare, per farcene una idea, nelle lettere delle nostre bisavole. Il testo era in francese. Poche note a matita traversavano i margini — scritte queste dalla mano pesante del generale. Del generale era pure un foglio congiunto al manoscritto a guisa di prefazione e di schiarimento; prova che il defunto ci teneva e che se avesse pensato a fare testamento, il misterioso manoscritto avrebbe avuto probabilmente una destinazione diversa che non quella di cadere sotto gli occhi del pubblico.</div>
 
<div class="plainlinks">
[[L'amuleto|<span class="mw-ui-button mw-ui-quiet">Continua a leggere</span>]]
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</div><section end=28-04-2019 />
 
== 5 maggio ==
<section begin=05-05-2019 />
{{Testo|Novelle rumene}}
 
[[File:Ion Luca Caragiale - Foto10.jpg|70px|right|link=Autore:Ion Luca Caragiale]]
 
<div style="font-family:Georgia,Times New Roman,Times,serif; text-align:justify">'''CERO DI PASQUA'''
 
Leiba Zibal, l’oste di Podeni, sta pensieroso ad un tavolo sotto la pergola davanti alla bottega, aspettando la diligenza che dovrebbe essere arrivata da molto tempo; c’è un ritardo di quasi un’ora.
 
È lunga e non troppo allegra la storia della vita di Zibal; ma così com’è, tormentato dalla febbre, è sempre un piacere per lui ricordare ad una ad una le vicende principali della sua vita.
 
Merciaiolo ambulante, rivendugliolo, sensale, qualche volta forse peggio, rigattiere, poi sarto e smacchiatore in un vicolo tristo di Iassi, tutto aveva tentato dopo l’accidente che gli aveva fatto perdere il suo posto di garzone in un grande negozio di vini.</div>
 
<div class="plainlinks">
[[Novelle rumene/Cero di Pasqua|<span class="mw-ui-button mw-ui-quiet">Continua a leggere</span>]]
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</div><section end=05-05-2019 />
 
== 12 maggio ==
<section begin=12-05-2019 />
{{Testo|Le Mille ed una Notti}}
 
<div style="font-family:Georgia,Times New Roman,Times,serif; text-align:justify">Nelle cronache dei Sassanidi, antichi re di Persia, i quali avevano esteso il loro impero sin nelle Indie, alle grandi e piccole isole dipendenti, e ben oltre il Gange fino alla China, leggesi aver esistito altre volte un re di questa possente famiglia, il miglior principe de’ suoi tempi, non tanto amato dai sudditi per la saviezza e prudenza sua, quanto temuto dai vicini pel proprio valore, e la fama delle sue bellicose e ben disciplinate soldatesche. Codesto re aveva due figli, il maggiore de’ quali, degno erede delle paterne virtù, chiamavasi Schahriar; il secondogenito, non meno virtuoso e stimato, Schahzenan.
 
<p>Dopo un lungo e glorioso regno, questo re esalava la grand’anima, e Schahriar salì al trono. L’altro fratello, escluso da ogni diritto d’eredità per le leggi dell’impero, e costretto a vivere come un semplice privato, invece di palesarsi invidioso della fortuna del maggiore, pose ogni studio a cattivarsene il favore; nè molto costògli a riuscirvi. Schahriar, già per natura incline ad amarlo, fu assai commosso dalla di lui compiacenza, e tanta stima ne concepiva, che volle farlo partecipe de’ suoi domini, affidandogli il governo della Grande Tartaria. Schahzenan andò tosto a pigliarne possesso, fissando dimora a Samarcanda, capitale del regno.</p></div>
 
<div class="plainlinks">
[[Le Mille ed una Notti/Le Mille ed una Notti|<span class="mw-ui-button mw-ui-quiet">Continua a leggere</span>]]
[[Pagina principale/Testo in evidenza|<span class="mw-ui-button mw-ui-quiet">Archivio</span>]]
</div><section end=12-05-2019 />
 
== 19 maggio ==
<section begin=19-05-2019 />
{{Testo|Ricordi di Parigi}}
 
[[File:Portrait of Edmondo De Amicis.jpg|70px|right|link=Autore:Edmondo De Amicis]]
 
<div style="font-family:Georgia,Times New Roman,Times,serif; text-align:justify">{{smaller|Parigi, 28 giugno 1878}}
 
Eccomi preso daccapo a quest’immensa rete dorata, in cui ogni tanto bisogna cascare, volere o non volere. La prima volta ci restai quattro mesi, dibattendomi disperatamente, e benedissi il giorno che ne uscii. Ma vedo che la colpa era tutta mia, ora che ci ritorno
{{Centrato|{{smaller|...composto a nobile quiete,}} }}
perchè guai a chi viene a Parigi troppo giovane, senza uno scopo fermo, colla testa in tumulto e colle tasche vuote! Ora vedo Parigi serenamente, e la vedo a traverso all’anima d’un caro amico, che mi fa risentire più vive e più fresche tutte le impressioni della prima volta.
 
Ed ecco quelle del primo giorno, come le può rendere una mente stanca e una penna presa ad imprestito dall’albergatore.</div>
 
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</div><section end=19-05-2019 />
 
== 26 maggio ==
<section begin=26-05-2019 />
{{Testo|Il diavolo nell'ampolla}}
 
[[File:Adolfo Albertazzi.jpg|70px|right|link=Autore:Adolfo Albertazzi]]
 
<div style="font-family:Georgia,Times New Roman,Times,serif; text-align:justify">LE FIGURINE.
 
— Mulattiere!
 
Al vicino, che gli chiedeva del suo servizio, rispose con l’impeto d’una coscienza aperta a tutti i doveri e a tutti i pericoli della carica.
E per dimostrarne meglio la gravità, aggiunse:
 
— Addetto al vettovagliamento!
 
Anche la voce, forte, sonora, era espressione di vigoria.
 
— Di dove venite?
 
— Dal Trentino.
 
— E siete in licenza?
 
— Sì. Otto giorni di licenza straordinaria. Vado a casa a divertirmi.
 
Ora sorrise; ma l’ironia si adattava così male a quella sua faccia di uomo sano e florido e a quei suoi occhi chiariti dall’anima schietta e semplice, che gli ascoltatori rimasero incerti.</div>
 
<div class="plainlinks">
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</div><section end=26-05-2019 />
 
== 2 giugno ==
<section begin=02-06-2019 />
{{Testo|Cristina}}
 
[[File:Photo of Matilde Serao.jpg|70px|right|link=Autore:Matilde Serao]]
 
<div style="font-family:Georgia,Times New Roman,Times,serif; text-align:justify">Mentre Cristina si chinava a cogliere un ramoscello di basilico odoroso, da mettere come aroma nella salsa di pomodoro che bolliva in cucina, udì un sibilo breve e dolce. Ella levò il capo, ma non vide nulla; il sole batteva sulla terrazza dove si allineavano, nei vasi di creta, le rose di ogni mese, fiorite, i peperoncini rossi, i garofani schiattoni, il prezzemolo e i gelsomini bianchi; il sole l’abbagliava. Ma di nuovo un sibilo dolce attraversò quel silenzio meridiano; ella si rialzò vivamente, fece solecchio con la mano e si guardò intorno. Il sole la illuminava tutta, nel suo vestito di percallo bigiognolo a fiorellini azzurri, molto stretto alla cintura, col grembiule di merino nero, che cingeva la persona: a un occhiello del vestito, sul petto, erano passati due gelsomini bianchi, dal gambo sottile; i folti capelli castani, divisi in due treccie, raccolti sulla nuca, strettamente, lasciavano libera una piccola fronte bianca.
 
— Chi sarà? — pensava ella, aguzzando gli occhi.
 
Infine qualche cosa di bianco che si agitava, attirò la sua attenzione. Dietro la casa dei Marcorelli, a una piccola finestra di casa Fiorillo, una pezzuola si agitava, mossa da una mano.</div>
 
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</div><section end=02-06-2019 />
 
== 16 giugno ==
<section begin=16-06-2019 />
{{Testo|Esilio}}
 
[[File:Негри Ада.jpg|70px|right|link=Autore:Ada Negri]]
 
<div style="font-family:Georgia,Times New Roman,Times,serif; text-align:justify">SORELLA ANNA.
 
<poem style="margin-left:0">Chiama chiama — ed alcun non le risponde —
la Donna prigioniera nella Trappa:
dello spiraglio ai ferri ella s’aggrappa,
livida tra le sparse ciocche bionde:
 
notte e giorno, alba e vespro, estate e inverno,
chiama ed attende, chiama e spera, chiama
e piange: — taglia l’aria come lama
lo stridor vano del singhiozzo eterno.
 
“Sorella Anna, tu che insonne vegli
sulla torre più alta, e conti gli astri
e le nuvole in cielo, e i violastri
veli dell’alba cingi a’ tuoi capegli:
 
se è ver che la Speranza t’assomiglia
e che il tuo sguardo scorge oltre il mistero,
mira se lungi appaia un cavaliero
lanciato a corsa su disciolta briglia.</poem></div>
 
<div class="plainlinks">
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</div><section end=16-06-2019 />
 
== 23 giugno ==
<section begin=23-06-2019 />
{{Testo|Gl'italiani della Venezia Giulia}}
 
<div style="font-family:Georgia,Times New Roman,Times,serif; text-align:justify">Il Luogotenente Hohenlohe, inaugurando l’esposizione Adria a Vienna nel maggio (1913) ebbe a dire che Trieste non appartiene a nessuna nazionalità. Questa affermazione basta ad illuminare i suoi intendimenti di governo. Negare la nazionalità italiana a Trieste è come negare la luce del sole. Il viaggiatore che arriva da certe regioni del regno d’Italia deturpate d’esotismo, vivendo a Trieste e nelle paesane città dell’Istria prova l’impressione di trovarsi a contatto di una nazionalità più pura, più schietta, più viva di quella che ha lasciato. L’italianità vi si compenetra tutta di un calore rovente di cosa percossa.
 
<p>Se la statistica, la cui sincerità ufficiale non vogliamo mettere in dubbio, indica nelle sue cifre generali l’aumento della marea slava su quelle terre, la fisionomia e l’anima delle città sono finora immutate. La marea invade a preferenza i campi, mentre gl’italiani si mantengono compatti nei grossi centri. Nell’interno dell’Istria varie città sono già come delle grandi fortezze investite dall’invasione, ma verso il mare, ininterrottamente lungo le rive, dove si accumulano i tesori meravigliosi dell’arte, della cultura e della storia italiana, l’italianità è incontaminata, piena, generosa, ardente e fieramente combatte per la sua vita millenaria.</p></div>
 
<div class="plainlinks">
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</div><section end=23-06-2019 />
 
== 30 giugno ==
<section begin=30-06-2019 />
{{Testo|Una porta d'Italia col Tedesco per portiere}}
 
<div style="font-family:Georgia,Times New Roman,Times,serif; text-align:justify">Un po’ di storia. Abbiamo occupato l’Alto Adige nel novembre del 1918 e vi abbiamo stabilito un governo militare. Fu un governo sentinella. Ebbe l’ordine di non urtar niente, di muoversi in punta di piedi per lasciar dormire l’Alto Adige, così come l'avevamo trovato, fino al momento in cui si sarebbe presa qualche decisione. Il Ministero non aveva un programma. Imbarazzato fra le necessità nazionali, l’incubo del Consiglio Supremo, la propria ignoranza e il feticismo per una libertà demagogica, esso sceglieva il minimo comun denominatore di tutte queste influenze. Oscillava così fra una vaga volontà di energia e il desiderio che questa energia non trapelasse, come Tartarin che chiamava il leone ma a bassa voce per non esserne udito. Raccomandava concisamente «tatto e moderazione». Non sapeva quel che si dovesse fare, ma prescriveva che fosse fatto «a gradi». Dimenticava quella grande ed eterna regola fondamentale che nei momenti di crisi prescrive di fare le cose spiacevoli ma necessarie tutte in una volta e di far poi un po’ alla volta quelle bene accette, per la stessa ragione per cui s’ingoja d’un colpo la medicina amara e si centellina lentamente il buon liquore. La politica saggia è quella che si adatta alla natura degli uomini. Ma bisogna sapere qual’è la medicina e qual’è il liquore. Il Governo non pensò nemmeno d’informarsi in modo conclusivo, non ordinò studi ed inchieste a tecnici provetti: era già abituato ad affrontare i più formidabili problemi del mondo senza conoscerli.</div>
 
{{Biblioteca digitale pratese}}
 
<div class="plainlinks">
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</div><section end=30-06-2019 />
 
== 7 luglio ==
<section begin=07-07-2019 />
{{Testo|Fenomeni fisico-chimici dei corpi viventi}}
 
[[File:Carlo Matteucci.jpeg|70px|right|link=Autore:Carlo Matteucci]]
 
<div style="font-family:Georgia,Times New Roman,Times,serif; text-align:justify">I corpi viventi non mancano di quelle proprietà generali che caratterizzano tutti i corpi della natura. Il più fanatico dei ''vitalisti'' non negò mai che la materia organizzata vivente non fosse estesa, impenetrabile, divisibile, porosa. Come credere che la gravità, che il calorico, l’elettricità, la luce, l’affinità chimica abbiano su questi corpi maniere generali d’agire totalmente diverse da quelle con cui operano su i restanti corpi della natura?
 
<p>Troverete in Opere anche molto accreditate di Fisiologia, raccolte in quadri le differenze, le opposizioni dirò anzi, che si sono credute potere stabilire fra i corpi inorganici e i corpi organici. Troppo lungo sarei, e lo sarei inutilmente, se volessi qui intrattenervi del poco o niun valore di molte fra queste differenze. Gli animali e i vegetabili crescono per ''intususcepzione'', i minerali per ''sovrapposizione''; o ciò che torna l'istesso, nei primi due l’accrescimento si fa per sovrapposizione interna, negli altri per sovrapposizione esterna, e ciò perchè in quelli è nell’interno che trovasi il liquido che contiene disciolti gli elementi delle nuove formazioni, mentre negli altri questi elementi si trovano al di fuori. Si direbbe che i tubi che conducono le acque delle sorgenti, crescono come i vegetabili e gli animali, per ciò solo che sulle loro interne pareti si depone il carbonato calcare?</p></div>
 
<div class="plainlinks">
[[Fenomeni fisico-chimici dei corpi viventi/Lezione I|<span class="mw-ui-button mw-ui-quiet">Continua a leggere</span>]]
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</div><section end=07-07-2019 />
 
== 14 luglio ==
<section begin=14-07-2019 />
{{Testo|L'infedele}}
 
[[File:Photo of Matilde Serao.jpg|70px|right|link=Autore:Matilde Serao]]
 
<div style="font-family:Georgia,Times New Roman,Times,serif; text-align:justify">Tre sono i personaggi di questa istoria d’amore: Paolo Herz, Luisa Cima e Chérie. Malgrado il suo cognome tedesco, Paolo Herz è italiano, di madre e di padre italiani, delle provincie meridionali. Veramente, non è inutile aggiungere che l’avo paterno di Paolo era tedesco. Questo nonno aveva lasciato la Germania in piccolissima età, emigrando in Italia: qui era cresciuto, aveva lavorato ad accrescere la sostanza famigliare e il decoro del nome Herz: quì si era ammogliato con una italiana, e aveva procreato dei figli. Così i legami con la patria di origine, almeno quelli esteriori, si eran venuti col tempo, con la lontananza, rallentando e poi, più tardi, sciogliendosi: tanto che gli Herz sembrava non conservassero più nessuna traccia nordica nel temperamento e nel carattere.</div>
 
<div class="plainlinks">
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</div><section end=14-07-2019 />
 
== 21 luglio ==
<section begin=21-07-2019 />
{{Testo|Fotografie matrimoniali - Farfalle nere e farfalle bianche}}
 
[[File:Neera Anna Zuccari Radius.jpg|70px|right|link=Autore:Neera]]
 
<div style="font-family:Georgia,Times New Roman,Times,serif; text-align:justify">Alla Stazione Centrale; ore sette del mattino; nebbia. Effetto di luce scialba sulla tettoia di metallo. Un ''brougham'' che si allontana.
 
{{Sc|Gigi Ghieri}}. ''(trentasette anni, alto, ben fatto, barba intera, profilo corretto, espressione indecisa; occhiali: abito blu, uose di panno color pan bruciato, soprabito idem, cappello a cencio, guanti grigi)''. Hai freddo?
 
{{Sc|Sofia}}. ''(magrolina, elegante, simpatica; lungo ulster color lontra foderato di rosso, tocco di lontra, manicotto di lontra, guanti scamosciati color lontra, un piccolo velo che copre gli occhi, taglia a mezzo il nasino e lascia tutta scoperta la bocca; ventiquattro anni)''. Freddo? Che idea ch’io possa aver freddo oggi?
 
Entrano nella sala d’aspetto di prima classe, lugubre come il teatro Filodrammatico in un giorno di conferenza. Sofia continua a masticare la singolare domanda di suo marito. Freddo? nel primo giorno di nozze? È distratta piuttosto, è vaporosa; perduta la coscienza del proprio essere le pare di trovarsi nei panni di un’altra. Ieri appena, fanciulla; oggi, sposa. Ieri al di là dell’abisso, oggi al di qua. Ma e l’abisso? dov’è…</div>
 
<div class="plainlinks">
[[Fotografie matrimoniali/I|<span class="mw-ui-button mw-ui-quiet">Continua a leggere</span>]]
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</div><section end=21-07-2019 />
 
== 28 luglio ==
<section begin=28-07-2019 />
{{Testo|Le idee di una donna}}
 
[[File:Neera Anna Zuccari Radius.jpg|70px|right|link=Autore:Neera]]
 
<div style="font-family:Georgia,Times New Roman,Times,serif; text-align:justify">''IL CONCETTO MATERIALISTA NELLA FELICITÀ''
 
Sulla tomba di [[Autore:John Ruskin|Ruskin]] è stato detto che la specie di religione da esso fondata, più che religione della Bellezza il di cui culto può restare solitario, fu religione dell’Armonia, la quale ha una ben più vasta portata sociale.
 
Così si ristabilisce un po’ d’ordine nell’elevato concetto della Bellezza, materializzato e immiserito da una pleiade di sedicenti esteti che vogliono imprigionare la Bellezza in date forme e farne il monopolio di pochi privilegiati a cui dovrebbe accarezzare i sensi raffinati e freddi; mentre nella significazione di Ruskin e di qualche altra anima ardente la vera bellezza, la bellezza ideale fecondatrice, larga di felicità agli uomini, non è la sensazione, squisita se si vuole ma povera, che un capolavoro d’arte dà agli iniziati o la sensazione più grossolana ed egualmente fredda degli appetiti soddisfatti; non infine un tributo che dalle cose viene a noi, sibbene una scintilla che dall’animo nostro partendo si slancia verso le cose e le comprende e le ama. Mi spiegherò meglio con un esempio.</div>
 
<div class="plainlinks">
[[Le idee di una donna/Il concetto materialista nella felicità|<span class="mw-ui-button mw-ui-quiet">Continua a leggere</span>]]
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</div><section end=28-07-2019 />
 
== 4 agosto ==
<section begin=04-08-2019 />
{{Testo|La metà del mondo vista da un'automobile}}
 
<div style="font-family:Georgia,Times New Roman,Times,serif; text-align:justify">Il 18 Marzo 1907, a mezzogiorno (data per me memorabile), ero allo scrittoio, completamente immerso nello studio dell’organizzazione ferroviaria nord-americana. In quel tempo mi dedicavo con passione ai problemi della strada ferrata, ne scrivevo e ne parlavo, pascevo il mio spirito di regolamenti e di orari nazionali ed esteri. All’improvviso una lunga scampanellata del telefono, posato proprio sul mio tavolo da lavoro, mi strappò violentemente dalle reti ferroviarie degli Stati Uniti.
 
— Pronto! Con chi parlo?
 
— Buongiorno — riconobbi subito la voce di {{Wl|Q1236274|Luigi Albertini}}, Direttore del ''Corriere della Sera''. — Ho assoluto bisogno di parlarle; venga da me.
 
— Subito?
 
— All’istante.
 
— Corro.</div>
 
<div class="plainlinks">
[[La metà del mondo vista da un'automobile/I|<span class="mw-ui-button mw-ui-quiet">Continua a leggere</span>]]
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</div><section end=04-08-2019 />
 
== 11 agosto ==
<section begin=11-08-2019 />
{{Testo|Le tentazioni}}
 
[[File:Grazia Deledda 1926.jpg|70px|right|link=Autore:Grazia Deledda]]
 
<div style="font-family:Georgia,Times New Roman,Times,serif; text-align:justify">'''I MARVU'''
 
<p>In un angolo della tavola da pranzo, che riflettendo la luce gialla del lume risplendeva come una lastra di rame, Diego e Maria giocavano appassionatamente a carte. Essi conoscevano a perfezione ogni partita, dalla scopa al tresette, dalla briscola al lanzichenecco e all’''asino'', e sempre giocavano, sino ad esaurirsi. Fuori imperversava il vento e gelava, tanto che il fuoco del camino e del braciere non bastavano a riscaldare il freddo ambiente della vasta stanza bianca, scarsamente arredata; ma i due giovanissimi giocatori non si accorgevano di nulla, non provavano freddo, non sentivano il vasto soffio del vento che scuoteva le inferriate e passava con un possente fruscìo come di mille giganti in corsa; e non pigliavano parte alla conversazione o meglio alle conversazioni. Giacchè la numerosa famiglia era divisa per la vasta stanza in altri tre gruppi distinti.</p></div>
 
<div class="plainlinks">
[[Le tentazioni/I Marvu|<span class="mw-ui-button mw-ui-quiet">Continua a leggere</span>]]
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</div><section end=11-08-2019 />
 
== 18 agosto ==
<section begin=18-08-2019 />
{{Testo|Il Fiore delle Perle}}
 
[[File:Emilio Salgari ritratto.jpg|70px|right|link=Autore:Emilio Salgari]]
 
<div style="font-family:Georgia,Times New Roman,Times,serif; text-align:justify">{{Sc|Capitolo I}}
 
'''Il naufragio della cannoniera'''
 
— È dunque vero?...
 
— Tutti ne parlano a Binondo.
 
— E le autorità spagnuole?...
 
— Confermano la notizia.
 
— Tutti perduti?...
 
— Chi lo sa?...
 
— Ma... Romero... il maggiore... la ''Perla?''...
 
— Si ignora se siano morti o se si siano salvati.
 
— Parla sottovoce.
 
— È sveglia la povera Than-Kiù?...
 
— Pochi minuti or sono non si era ancora addormentata.
 
— Che cosa dirà apprendendo la terribile notizia?
 
— Non bisognerà comunicargliela, Pram-Li. Potrebbe morire: è ancora debole dopo tanto sangue perduto!... Che colpo!... Hang-Tu e Romero in una sola volta!... Sarebbe stato meglio, per la povera fanciulla, che fosse spirata sul petto sanguinante del fiero chinese.</div>
 
<div class="plainlinks">
[[Il Fiore delle Perle/1. Il naufragio della cannoniera|<span class="mw-ui-button mw-ui-quiet">Continua a leggere</span>]]
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</div><section end=18-08-2019 />
 
== 25 agosto ==
<section begin=25-08-2019 />
{{Testo|Come l'onda}}
 
[[File:Luigi Capuana.jpg|70px|right|link=Autore:Luigi Capuana]]
 
<div style="font-family:Georgia,Times New Roman,Times,serif; text-align:justify">'''JELA.'''
 
I.
 
Sono passati tanti anni, ma ancora ricordo lucidamente i più minuti particolari di questo episodio della mia vita.
 
I cavalli scalpitavano impazienti nella strada, un po’ distante dalla porticina dell’orto dove io stavo a origliare. Sentivo, di quando in quando, il rumore delle catenelle e di tutti gli arnesi a ogni scossone che i poveri animali accompagnavano con una specie di sternuto. Mi pareva impossibile che non nitrissero, e col pensiero li ringraziavo della intelligente riserbatezza mostrata in quel punto.
 
Aspettavo da un’ora.
 
Era nuvolo. Il vento stormiva furioso fra gli alberi e mi recava interrottamente all’orecchio rumori cupi, lontani, che somigliavano a urli, a lamenti, a grida confuse e mi facevano trasalire.
 
Provavo intanto vivissima compiacenza di quelle sensazioni notturne. Passare, d’un tratto, dalla monotona vita di provincia a una bizzarra avventura, che aveva la doppia attrattiva del pericolo e dell’ignoto, per uno che languiva nella noia era anche un po’ troppo. Sentivo ridestato in fondo al cuore qualcosa rimasto lì da lungo tempo a dormire; respiravo più liberamente; riconoscevo con sodisfazione che non ero già vecchio a trentasei anni.</div>
 
<div class="plainlinks">
[[Come l'onda/I|<span class="mw-ui-button mw-ui-quiet">Continua a leggere</span>]]
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</div><section end=25-08-2019 />
 
== 1 settembre ==
<section begin=01-09-2019 />
{{Testo|Il libro di mio figlio}}
 
[[File:Neera Anna Zuccari Radius.jpg|70px|right|link=Autore:Neera]]
 
<div style="font-family:Georgia,Times New Roman,Times,serif; text-align:justify">Se non avesse l’apparenza un po’ cinica vorrei incominciare con una massima che io ritengo cardinale. Qualunque tu voglia essere, o galantuomo o briccone, siilo per intero.
 
È certo che per te non temo l’ambiguità della interpretazione, nè mi credo obbligata a soggiungere: sii galantuomo. Tuttavia per galantomismo non intendo quella onestà rudimentale che consiste nel non rubare e che per una classe numerosissima di persone sarebbe affatto senza valore; nella stessa guisa che il pudore personale si chiama virtù solamente quando è applicabile alle donne e l’ubbidienza quando si tratta di frati, di soldati e di bambini.
 
L’onestà deve abbracciare tutto il carattere, tutte le classi, tutte le età. Deve essere la base e il coronamento, stendersi ai lati più lontani, penetrare e cementare l’intero edificio. Si potrà poi riuscire spiritosi o imbecilli, lavoratori o pigri, educati o villani — è una questione di più e di meno — l’indispensabile è di essere onesti, esserlo da cima a fondo; perchè l’onestà, che non guida sempre alla fortuna, basta a farci sopportare le disgrazie ove essa sia ampia e superiore.
 
Una mezza onestà invece è spesso un guaio; difficilmente resiste alle tentazioni, dunque non è valida; d’altra parte ci lascia sentire il rimorso, dunque non ci rende felici.</div>
 
<div class="plainlinks">
[[Il libro di mio figlio|<span class="mw-ui-button mw-ui-quiet">Continua a leggere</span>]]
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</div><section end=01-09-2019 />
 
== 8 settembre ==
<section begin=08-09-2019 />
{{Testo|Duemila leghe sotto l'America}}
 
[[File:Emilio Salgari ritratto.jpg|70px|right|link=Autore:Emilio Salgari]]
 
<div style="font-family:Georgia,Times New Roman,Times,serif; text-align:justify">CAPITOLO I.
 
{{Sc|L’Ingegnere Webher.}}
 
La notte del 20 Novembre 1869, mentre una fitta pioggia scrosciava sul terreno e sui tetti delle case e un vento indiavolato e rigidissimo fischiava attraverso gli spogli rami degli alberi, un vigoroso cavallo inzaccherato di fango fino al collo, montato da un uomo armato d’una lunga carabina, entrava di galoppo in Munfordsville, piccola borgata di nessuna importanza, situata quasi nel cuore dello Stato di Kentucky dell’America settentrionale.
 
Se qualcuno degli abitanti avesse visto quell’individuo percorrere a quell’ora tarda e con quell’orribile tempo le vie del villaggio, non avrebbe senza dubbio esitato a rinchiudersi in casa e a sprangare la porta e le finestre per paura di aver a che fare con qualche cattivo scorridore.
 
Infatti quel cavaliere colla sua statura elevata, col suo cappellaccio di feltro adorno d’una piuma, col suo ampio mantello, i suoi stivaloni alla scudiera e la sua carabina, di primo colpo doveva fare sull’animo di chiunque un certo effetto.</div>
 
<div class="plainlinks">
[[Duemila leghe sotto l'America/I. L'Ingegnere Webher|<span class="mw-ui-button mw-ui-quiet">Continua a leggere</span>]]
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</div><section end=08-09-2019 />
 
== 15 settembre ==
<section begin=15-09-2019 />
{{Testo|L'Argentina vista come è}}
 
<div style="font-family:Georgia,Times New Roman,Times,serif; text-align:justify">PREFAZIONE
 
Dall’Italia emigrarono nello scorso anno mezzo milione di abitanti. L'emigrazione nostra, sorta, continuata e aumentata fino a queste spaventose proporzioni in mezzo a troppa indifferenza, è venuta ad un tratto ad imporsi alla nostra preoccupazione come uno dei problemi più gravi, più complessi e più urgenti.
 
È questa emigrazione un indice della nostra forza, del bisogno d’espansione nostro, o della nostra miseria, o della nostra ignoranza, o di tutto un po’? Ubbidisce essa a leggi naturali e ineluttabili, o è — in parte almeno — provocata artificialmente — profittando della credulità, della duttilità e della ignoranza delle masse infime della nostra popolazione — a scopo di lucro da parte di agenti d’emigrazione o a scopo di rinsanguare e rinforzare della nostra forza e del nostro sangue lontane nuove regioni? Nell’emigrazione non ci sarebbe forse un po’ della “tratta„ - Le nuove condizioni nelle quali viene a trovarsi l'emigrante italiano sono migliori o peggiori di quelle che lascia? Quali sono i vantaggi o gli svantaggi diretti e indiretti che da tale emigrazione vengono alla Madre Patria? Quali i rimedi possibili ai mali? Ecco i quesiti la cui soluzione s’è imposta.</div>
 
<div class="plainlinks">
[[L'Argentina vista come è/Prefazione|<span class="mw-ui-button mw-ui-quiet">Continua a leggere</span>]]
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</div><section end=15-09-2019 />
 
== 22 settembre ==
<section begin=22-09-2019 />
{{Testo|La Donna e il suo nuovo cammino}}
 
<div style="font-family:Georgia,Times New Roman,Times,serif; text-align:justify">Signori, Signore, gentili Consocie,
 
Quando fui nominata alla presidenza della sezione insegnamento del Lyceum Romano confesso che, dopo aver esitato alquanto ad accettare, mi domandai quale contributo avrei potuto portare in un campo apparentemente quasi estraneo ai miei studi letterari ed artistici. Una breve meditazione sul significato stesso della parola: ''insegnamento'' valse a indicarmene la direttiva e a darmi l’entusiasmo sempre necessario a mettere in pratica anche la più umile idea. Non abbraccia forse tale parola dal latino ''in-signis'', il vasto senso di segnalare, di dar cognizione, e, in senso figurato, d’insegna e di bandiera? La turba degli ignavi infernali, tra i lividi riflessi della palude persegue invano l’insegna non conosciuta nella vita:
<poem style="margin-left:0">{{smaller|Ed io che, riguardai vidi un’insegna
che girando correva tanto ratta
che d’ogni posa mi pareva indegna.
 
E dietro le veniva si lunga tratta
di gente, ch’io non avrei mai creduto
che morte tanta n’avesse disfatta.}}</poem></div>
 
<div class="plainlinks">
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</div><section end=22-09-2019 />
 
== 29 settembre ==
<section begin=29-09-2019 />
{{Testo|Lettere d'una viaggiatrice}}
 
[[File:Photo of Matilde Serao.jpg|70px|right|link=Autore:Matilde Serao]]
 
<div style="font-family:Georgia,Times New Roman,Times,serif; text-align:justify">Non ripetete, amica carissima, il verso malinconico di una romanza, dove Francesco Paolo Tosti ha malinconicamente versato la sentimentalità della sua anima musicale: ''Partir... c’est mourir un peu!'' Pensate semplicemente e quietamente a questo verso, senza mettervi la tenerezza poetica, umile e sincera di cui ribocca il vostro cuore ignoto alle genti, non ignoto a me; e nella fredda analisi, voi troverete che, sì, è vero, partire significa morire un poco, ma che noi moriamo, ogni giorno, un poco di più, sempre più, anche stando fermi, coi piedi sempre sul medesimo mattone e gli occhi fissi sulla stessa linea di muro, ove vi sia un libro, una stampa, un quadro, o non altro che il disegno lineare di una carta da parati. È impossibile chiudere la coscienza, se si è veri cristiani, alla voce segreta che vi avverte del cammino costante e sicuro verso la morte, fatto in ogni ora; è impossibile, se si ha intelligenza, chiudere le orecchie mortali alle voci della scienza, che vi parlano delle continue trasformazioni umane, salienti dalla puerizia alla giovinezza e discendenti dalla maturità alla vecchiaia, alla morte. Morire un poco! Noi non facciamo altro, amica, nella nostra vita, spensieratamente o con intima pena, vivacemente o monotonamente; cercando, se abbiamo volontà ed energia, di riempire di azione questo continuo morire un poco; cercando, se abbiamo sentimento e coraggio, di riempire di bontà operosa, questo lento decadimento, acciò che il nostro passaggio non sia stato inutile per gli altri, per noi stessi.</div>
 
<div class="plainlinks">
[[Lettere d'una viaggiatrice/Nell'alma Roma|<span class="mw-ui-button mw-ui-quiet">Continua a leggere</span>]]
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</div><section end=29-09-2019 />
 
== 6 ottobre ==
<section begin=06-10-2019 />
{{Testo|Marocco}}
 
[[File:Portrait of Edmondo De Amicis.jpg|70px|right|link=Autore:Edmondo De Amicis]]
 
<div style="font-family:Georgia,Times New Roman,Times,serif; text-align:justify">Lo stretto di Gibilterra è forse di tutti gli stretti quello che separa più nettamente due paesi più diversi, e questa diversità appare anche maggiore andando a Tangeri da Gibilterra. Qui ferve ancora la vita affrettata, rumorosa e splendida delle città europee; e un viaggiatore di qualunque parte d’Europa sente l’aria della sua patria nella comunanza d’una infinità d’aspetti e di consuetudini. A tre ore di là, il nome del nostro continente suona quasi come un nome favoloso; cristiano significa nemico, la nostra civiltà è ignorata o temuta o derisa; tutto, dai primi fondamenti della vita sociale fino ai più insignificanti particolari della vita privata, è cambiato; e scomparso fin anche ogni indizio della vicinanza d’Europa. S’è in un paese sconosciuto, al quale nulla ci lega e dove tutto ci resta da imparare. Dalla spiaggia si vede ancora la costa europea, ma il cuore se ne sente già smisuratamente lontano, come se quel breve tratto di mare fosse un oceano e quei monti azzurri un’illusione. Nello spazio di tre ore, è seguita intorno a noi una delle più meravigliose trasformazioni a cui si possa assistere sulla terra.</div>
 
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[[Marocco/Tangeri|<span class="mw-ui-button mw-ui-quiet">Continua a leggere</span>]]
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</div><section end=06-10-2019 />
 
== 13 ottobre ==
<section begin=13-10-2019 />
{{Testo|Galateo insegnato alle fanciulle}}
 
<div style="font-family:Georgia,Times New Roman,Times,serif; text-align:justify">Mia cara Maria, tu sai quanto io ti ami e desideri di vederti buona, istruita e felice. Io ti diedi la vita fisica: te la alimentai prima col latte, e poi con un cibo salubre e proporzionato alle forze digestive del tuo stomachetto; resi robuste le tue membra, lasciandoti saltare e passeggiare all’aria libera, e, senza stancarti, teco giuocando, t’insegnai a parlare, a leggere, a scrivere, a calcolare, e ti comunicai le più elementari nozioni delle cose. Ora è tempo che più spesso tu ti segga tranquillamente al mio fianco, perchè l’anima tua riceva un più abbondante alimento. Tu avrai fra pochi mesi otto anni; sei sana, robusta, Dio mercè, e puoi benissimo senza danno del tuo fisico, imparare a riflettere, durante alcune ore del giorno, su tutti i tuoi doveri ed a giustamente pensare e sentire. È vero, tu già sai leggere, scrivere; studi la storia sacra, la grammatica, un po’ di geografia e di francese; fai la calza, cuci, ricami. Ciò sta bene, e basta a nutrir per ora il tuo intelletto. Ma il tuo cuoricino ha d’uopo anche esso di qualche pascolo; e di questo appunto, mia cara piccina, intendo ragionarti. Guardami bene in viso, perchè l’anima mia possa nella tua trasfondersi; apri gli occhi della mente, standomi attenta, e proverai, ne sono sicura nell’ascoltarmi, un vero piacere. È d’uopo che tu impari a ben vivere in questa nostra società umana.</div>
 
<div class="plainlinks">
[[Galateo insegnato alle fanciulle/Lezione I - Scopo del galateo|<span class="mw-ui-button mw-ui-quiet">Continua a leggere</span>]]
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</div><section end=13-10-2019 />
 
== 20 ottobre ==
<section begin=20-10-2019 />
{{Testo|Giovani}}
 
[[File:Federigo Tozzi.jpg|70px|right|link=Autore:Federigo Tozzi]]
 
<div style="font-family:Georgia,Times New Roman,Times,serif; text-align:justify">Marta e Gertrude avevano la porta allo stesso pianerottolo buio; e la gente sbagliava sempre.
 
Marta era vedova da dieci anni, e Gertrude zitella con i capelli grigi. Stavano lì fin quasi da ragazze; ma si facevano visita soltanto le feste solenni, e poi nessuna di loro entrava più nella casa dell’altra. Anche queste visite erano brevi quanto bastava a parlare del tempo e della salute, e avvenivano la mattina dopo la messa e prima che cominciassero a preparare il pranzo.
 
Marta diceva:
 
— Mi son comprate queste siringhe per le scarpe.
 
— Io avevo bisogno di una sottana meno sporca.
 
— Speriamo che l’anno novo passi meglio!
 
— Speriamo!
 
— A rivederla: io non le do più fastidio.
 
— Poso il libro delle preghiere e vengo a trovare lei.
 
— Vedrà: la mia casa è ancora in disordine.
 
E si lasciavano.</div>
 
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</div><section end=20-10-2019 />
 
== 27 ottobre ==
<section begin=27-10-2019 />
{{Testo|Meditazioni sull'Italia}}
 
[[File:Leo Ferrero.jpg|70px|right|link=Autore:Leo Ferrero]]
 
<div style="font-family:Georgia,Times New Roman,Times,serif; text-align:justify">Non c’è spettacolo in Italia, che mi stupisca più che la dolcezza di tutte le cose visibili. Una luce viola tinge le città di marmo, che spesse mura rivestite d’edera chiudono sulle vette delle colline. Quando non sorgono sull’orizzonte di una pianura selvaggia, quando non si cingono di oliveti come dee nascenti dalle spume marine, queste capitali abbandonate dai Re deposti o dai patrizi impoveriti, rispecchiano nelle acque delle lagune le memorie della loro antica magnificenza.
 
<p>Le donne sono belle, sorridenti e gravi. Il mare stesso sembra offrire alla penisola, per incorniciarla, non so che sogno di lontananza. Ma è certo stabilito dal Destino che gli uomini scontino con delle pene invisibili la voluttà di vivere in un paese fatto di preziose apparenze. Anche per i pochi che lo conoscono è difficile capire come tanti monumenti siano stati eretti da quelli che vorrei chiamare i capimastri delle rovine.</p></div>
 
<div class="plainlinks">
[[Meditazioni sull'Italia/Prima parte/I|<span class="mw-ui-button mw-ui-quiet">Continua a leggere</span>]]
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</div><section end=27-10-2019 />
 
== 8 dicembre ==
<section begin=08-12-2019 />
{{Testo|Vita di Jacopo Durandi}}
 
<div style="font-family:Georgia,Times New Roman,Times,serif; text-align:justify">Spargere alcuni fiori sulla tomba d’uno tra i più distinti Italiani, è per noi di sollievo in questi primi giorni d’amarezza, in cui deploriamo la perdita del nostro Vercellese, del sincero amico, lo illustre {{Sc|[[Autore:Jacopo Durandi|Jacopo Durandi]]}} cavaliere dell’ordine reale de’ SS. Maurizio, e Lazzaro, consigliere del detto ordine, presidente nella regia Camera de’ Conti, e membro di varie Accademie. Le sue opere drammatiche, in cui giovinotto si rese l’emulo del mellifluo Metastasio, lo fecero già conoscere per ottimo poeta in tutte le principali città d’Europa, e le di lui ricerche istoriche sull’antico stato dell’Italia, e del Piemonte, pubblicate in età matura, lo misero nel novero de’ più pregiabili letterati. Sia a noi concesso di tessere l’elogio di sì grand’uomo colla scorta delle notizie, che a forza d’importune interrogazioni, abbiamo di quando in quando dal suo modestissimo parlare (involontariamente si può dire) ottenute, e colla scorta pure dei documenti, che ci furono somministrati, onde rendere di pubblica ragione l’esemplare, e luminosa vita di tanto personaggio; lo che servirà di conforto ai buoni, li quali questo modello di virtù curano d’imitare, e di pungolo vivace alla gioventù Vercellese, che nosco piange la perdita del saggio concittadino.</div>
 
<div class="plainlinks">
[[Vita di Jacopo Durandi|<span class="mw-ui-button mw-ui-quiet">Continua a leggere</span>]]
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</div><section end=08-12-2019 />
 
== 15 dicembre ==
<section begin=15-12-2019 />
{{Testo|Origine della lingua italiana}}
 
<div style="font-family:Georgia,Times New Roman,Times,serif; text-align:justify">Non paia strano ch’io cominci il mio ragionamento col combattere il titolo, che io stesso gli ho dato.
 
Le parole: ''Origine della Lingua italiana'', presentano la questione nel modo come è concepita dai più, e sono anche il titolo più comune, col quale viene trattata. Io quindi le ho messe nel frontespizio, per non rendermi singolare, ma insieme per aver subito occasione di dimostrare, che esse non rispondono bene a una trattazione rigorosa della materia, e conducono necessariamente fuori di strada chi le accetta per guida.
 
Infatti, è o non è lingua italiana quella usata da monsignor [[Autore:Giovanni Della Casa|Giovanni della Casa]] nel suo famoso ''[[Galateo overo de' costumi|Galateo]]''? Sicuro, è lingua italiana; e così bisogna chiamarla, non foss’altro, perchè non si saprebbe chiamare diversamente.
 
Eppure, io trovo che la prima parola di [[Galateo overo de' costumi|codesto libro]] è un ''conciossiacosachè'', parola che di certo non fu mai usata parlando; e trovo che il cavalier [[Autore:Leonardo Salviati|Lionardo Salviati]], volendo fare il maggiore degli elogi al medesimo libro, dice che in esso, “cosa che appena par da credere, l’Autore la moderna legatura delle parole, ed il moderno suono, mentre continuo l’aveva nell’orecchie, si potette dimenticare.„
 
Quindi, accanto a quella usata dal [[Autore:Giovanni Della Casa|Casa]], e da essa più o meno diversa per vocaboli e per costrutti, c’era un’altra lingua italiana, cioè la parlata. Di quale, dunque, di queste due lingue dovrò io raccontare l’origine?</div>
 
<div class="plainlinks">
[[Origine della lingua italiana/I|<span class="mw-ui-button mw-ui-quiet">Continua a leggere</span>]]
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</div><section end=15-12-2019 />
 
== 22 dicembre ==
<section begin=22-12-2019 />
{{Testo|Regolamento del Real Collegio Liceo Cicognini}}
 
{{Biblioteca digitale pratese}}
 
<div style="font-family:Georgia,Times New Roman,Times,serif; text-align:justify">Il Collegio Cicognini, la cui vita è antica come antica ne è la fama, siede nell’amena e tranquilla città di Prato, a mezz’ora di ferrovia da Firenze; e occupa uno dei più vasti e più suntuosi edifizi stati creati per raccogliere ed educare la gioventù studiosa. Nella sua Storia, comparsa alla luce due anni or sono, è così descritto:
 
<p>«Niuno è forse che visitando la città di Prato, fiorente per industrie, e ricca di benefici Istituti; e passando la prima volta innanzi al Collegio Cicognini, non si fermi a contemplare quella mole, la quale, come ogni vasto monumento, possiede certa virtù, che opera sulla facoltà visiva non meno che sulle intellettuali. Quella facciata simmetrica, severa, avente più di centoquaranta braccia di larghezza, e oltre a sessanta di altezza, quantunque guasta e ròsa dalle ingiurie di quasi duegento anni, è tale fuor di dubbio da imprimere non so quale sentimento di ammirazione; e le sue linee architettoniche, sebbene accennino a un gusto alquanto depravato, e diano alla fabbrica un’impronta tra il sacro ed il profano, manifestano ampiezza di concetti e di mezzi in chi la ideò e la trasse a compimento. Peccato che di fronte al sontuoso palazzo non si stenda un largo piazzale, sicché una proporzionata lontananza giovi a far meglio spiccare le diverse parti, e a rendere più bella l’armonia delle parti col tutto.</p></div>
 
<div class="plainlinks">
[[Regolamento del Real Collegio Liceo Cicognini|<span class="mw-ui-button mw-ui-quiet">Continua a leggere</span>]]
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</div><section end=22-12-2019 />
 
== 29 dicembre ==
<section begin=29-12-2019 />
{{Testo|Le Pastorali con un Discorso su la Buccolica}}
 
[[File:Alexander Pope by Michael Dahl.jpg|70px|right|link=Autore:Alexander Pope]]
 
<div style="font-family:Georgia,Times New Roman,Times,serif; text-align:justify">PRIMAVERA.
 
PRIMA PASTORALE
 
''AL SIGNOR GUGLIELMO TRUMBAL''.
 
<poem style="margin-left:0">IL primo io son, che in queste arene provomi
Alle note silvane, e per gli amabili
Prati di Windsor sollazzar mi inanimo,
Tu, bel Tamigi, intanto il corso modera,
Gentil dal sacro fonte, ora che cantano
Sull’alme rive tue le muse sicule.
Scherzi l’aura soave di Favonio
Per li tremuli salci, e i canti rustici
Per rupi, e valli in Albion risuonino.</poem></div>
 
<div class="plainlinks">
[[Pastorali/Primavera|<span class="mw-ui-button mw-ui-quiet">Continua a leggere</span>]]
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</div><section end=29-12-2019 />
 
== 5 gennaio ==
<section begin=05-01-2020 />
{{Testo|Amori moderni - Colomba}}
 
[[File:Grazia Deledda 1926.jpg|70px|right|link=Autore:Grazia Deledda]]
 
<div style="font-family:Georgia,Times New Roman,Times,serif; text-align:justify">Era agli ultimi di febbraio: una sera tiepida e dolce.
 
La signora e le figliuole del professor Rotta-Torelli, riunite intorno alla tavola ancora apparecchiata, nella saletta tranquilla la cui porta a vetri dava su un giardino incolto, discorrevano col giovane professore Antonio Azar.
 
A dire il vero, la signora, ancor giovane e bella, ma coi capelli bianchissimi, ascoltava in silenzio, stuzzicandosi i denti e guardando con due vivi occhi neri or l’uno or l’altro dei giovani, a misura che parlavano, senza aver l’aria di capire del tutto le loro discussioni. Ella era figlia d’un capitano piemontese, di quelli che «han fatto la patria», e che perciò forse non aveva avuto il tempo di curare l’istruzione della figlia, lasciandola crescere nella più completa ignoranza: ella non leggeva mai un libro, e non sapeva se i molti che leggevano le sue tre figliuole fossero buoni o cattivi.</div>
 
<div class="plainlinks">
[[Am orimoderni|<span class="mw-ui-button mw-ui-quiet">Continua a leggere</span>]]
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</div><section end=05-01-2020 />
 
== 12 gennaio ==
<section begin=12-01-2020 />
{{Testo|Metodo per eseguire sulla carta il fotogenico disegno}}
 
[[File:William Henry Fox Talbot, by John Moffat, 1864.jpg|70px|right|link=Autore:William Henry Fox Talbot]]
 
<div style="font-family:Georgia,Times New Roman,Times,serif; text-align:justify">''Fotogenico disegno.''
 
Alcuni ragguagli dell’arte del fotogenico disegno, ossia processo, col quale gli oggetti possono da loro stessi delinearsi senza l’ajuto del pennello dell’artista.
 
''Di Enrico Fox Talbot scudiere.''
 
1. Nella primavera del 1834 cominciai a mettere in pratica un metodo, che aveva divisato qualche tempo innanzi per impiegare utilmente la curiosissima proprietà, stata da lungo tempo conosciuta dai chimici, che possedeva il nitrato d’argento, principalmente il suo scoloramento quando era esposto al raggio paonazzo della luce. Questa proprietà mi parve di essere forse capace di un utile applicazione nel seguente modo.
 
Proposi di spargere sopra un foglio di carta una sufficiente quantità di nitrato d’argento, e di porlo alla luce del sole, avendo prima collocato avanti la carta qualche oggetto che vi gettasse una ben decisa ombra. La luce agendo sul rimanente del foglio, naturalmente lo annerirebbe, mentre le parti ombreggiate riterrebbero la loro bianchezza. Così io attendeva; che un genere d’immagine, o disegno sarebbe prodotto rassomigliante in certo grado all’oggetto, dal quale era derivato.</div>
 
<div class="plainlinks">
[[Metodo per eseguire sulla carta il fotogenico disegno/Ateneo del 9 Febbrajo 1839|<span class="mw-ui-button mw-ui-quiet">Continua a leggere</span>]]
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</div><section end=12-01-2020 />
 
== Testi successivi ==
* {{Testo|La grande proletaria si è mossa}}
* https://it.wikisource.org/w/index.php?title=Pagina_principale%2FSezioni&type=revision&diff=2252469&oldid=2252293
* {{Testo|Catechismo repubblicano}}
* {{Testo|A Prato}}
* {{Testo|Conferenze di Michele Bakounin|Conferenze}}
* {{Testo|Cenni storico-bibliografici della R. Biblioteca nazionale di Firenze}}
* {{Testo|Fisiologia vegetale (Cantoni)|Fisiologia vegetale}}
* {{Testo|Costituzione della Repubblica Romana 1° luglio 1849}}
* {{Testo|Maia}}
* {{Testo|Notizie biografiche degli illustri comaschi}}
* {{Testo|La facciata del nostro Duomo}}
* {{Testo|Guerino detto il Meschino}}
* {{Testo|Memorie e documenti sulla fondazione della Biblioteca Popolare Circolante di Prato}}
* {{Testo|Le poesie religiose (1895)|Le poesie religiose}}
* {{Testo|Della utilità delle faggete}}
* {{Testo|L'Ossola}}
* {{Testo|Il libro dei morti}}
* {{Testo|I commentari, secondo libro}}
* {{Testo|Open source, software libero e altre libertà}}
* {{Testo|Regolamento per il pubblico tiratoio dell'arte della lana di Prato}}
* {{Testo|Santippe}}
* {{Testo|L'Astronomia nell'evoluzione del pensiero}}
* {{Testo|Le stelle (discorso)}}
* {{Testo|Intorno ad una raccolta di termini locali attinenti ai fenomeni fisici ed antropogeografici da iniziarsi nelle singole regioni dialettali d'Italia}}
* {{Testo|La spedizione di Sapri e la provincia di Basilicata}}
* {{Testo|Chieggio ov'è Filli a Ninfe, ed a Pastori}}
* {{Testo|Elogio della città di Arezzo}}
* {{Testo|Il Re dell'Aria}}
* {{Testo|Della compilazione d'un codice}}
* {{Testo|Viaggio da Milano ai tre laghi Maggiore, di Lugano e di Como e ne' monti che li circondano}}
* {{Testo|Il pavimento della cattedrale di Siena}}
* {{Testo|Viaggio di un povero letterato}}
* {{Testo|In Valmalenco}}
* {{Testo|Dell’uso de’ conduttori metallici a preservazione degli edifizi contro de’ fulmini, nuova apologia}}
* {{Testo|La scienza in cucina e l'arte di mangiar bene (1895)|La scienza in cucina e l'arte di mangiar bene}}
* {{Testo|Le murate di Firenze}}
* {{Testo|Relazione intorno al funzionamento del corpo dei pompieri San Giovanni Valdarno}}
* {{Testo|Cosa può dire oggi la fotografia?}}
* {{Testo|Degli ori e dei gioielli nella esposizione di Parigi del mdccclxxviii}}
* {{Testo|Naufraghi in porto}}
* {{Testo|Trento e il suo circondario descritti al viaggiatore}}
* {{Testo|Le Coefore}}
* {{Testo|Le Eumenidi}}
* {{Testo|Agamennone (Eschilo)|Agamennone}}
* {{Testo|Antigone (Sofocle - Romagnoli)|Antigone}}
* {{Testo|Risposta dell'Ingegnere Giuseppe Bruschetti all'articolo del dottor Carlo Cattaneo}}
* {{Testo|La villa medicea di Careggi}}
* {{Testo|I sette a Tebe}}
* {{Testo|Prometeo legato}}
* {{Testo|Edipo re (Sofocle - Romagnoli)|Edipo re}}
* {{Testo|I Persiani (Eschilo-Romagnoli)|I Persiani}}
* {{Testo|Ai posteri}}
* {{Testo|I pescatori di trepang}}
* {{Testo|La Pieve di Dervio}}
* {{Testo|Geografia fisica}}
* {{Testo|Elettra (Sofocle)|Elettra}}
* {{Testo|Edipo a Colono (Sofocle - Romagnoli)|Edipo a Colono}}
* {{Testo|Aiace (Sofocle - Romagnoli)|Aiace}}
* {{Testo|Satiri alla caccia (Sofocle - Romagnoli)|Satiri alla caccia}}
* {{Testo|Libertà d'insegnamento e libertà di studio}}
* {{Testo|Le Trachinie (Sofocle - Romagnoli)|Le Trachinie}}
* {{Testo|Il ghetto di Firenze}}
* {{Testo|Trento città d'Italia per origine, per lingua, e per costumi}}
* {{Testo|Cento vedute di Firenze antica}}
* {{Testo|Il Trentino, cenni geografici, storici, economici}}
* {{Testo|Teoria della relatività}}
* {{Testo|Matematiche Fascicolo secondo}}
* {{Testo|Guida della montagna pistoiese}}
* {{Testo|Matematiche Fascicolo terzo}}
* {{Testo|Sulle ferrovie proposte per la congiunzione delle linee Palermo-Girgenti e Catania-Licata}}
* {{Testo|Matematiche Fascicolo quarto}}
* {{Testo|La festa dello statuto in Pistoia}}
* {{Testo|Protesta del popolo delle Due Sicilie}}
* {{Testo|Paolina}}
* {{Testo|Il Caso}}
* {{Testo|Il mistero del poeta}}
* {{Testo|Saggio intorno ai sinonimi della lingua italiana}}
* {{Testo|Un dramma nell'Oceano Pacifico}}
* {{Testo|Dal profondo}}
* https://it.wikisource.org/w/index.php?title=Pagina_principale%2FSezioni&action=historysubmit&type=revision&diff=2530507&oldid=2530377
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