Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1910, VII.djvu/263: differenze tra le versioni

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A SUA ECCELLENZA
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IL SIGNOR
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{{capolettera|S}}''EI mesi scorsi già sono, ''{{Sc|Eccellentissimo Signore}}'', ne’ quali trattenendomi per gli affari miei in Toscana, ogni lettera che mi giungea di Venezia stringeami il cuore colle amarezze, e mi accresceva di volta in volta non dirò l’ira e il dispetto, ma la mortificazione, il rammarico e la malinconia più tetra e più dolorosa. Una consolazione dolcissima in mezzo alle mie angustie mi ha recato l’intendere che l’E. V. colla solita sua benignità e gentilezza fosse uno de’ miei validissimi Protettori, il quale coll’ autorità e col sapere non solo destava in altrui per me l’interesse e l’amore, ma ponendo in veduta le mie ragioni, con quella eloquenza che in Lei è ammirabile e convincente, promoveva per me la giustizia, il disinganno e la compassione. A tutti è noto il carattere di V. E. Un Cavaliere che ama la verità e la conosce; che la sostiene costantemente e a tutto la preferisce; accredita col suo nome qualunque causa che onorar voglia della sua protezione, certissima cosa essendo che non lo farebbe senza giustizia, e che al chiarissimo suo intelletto non v’è impostura che arrivi a mascherare la verità. Oh, son pur pochi coloro che di questa bellissima verità invaghiti, vogliano portarla in trionfo a dispetto dell’interesse, della politica e del costume! Mal disse di questa virtù divina chi madre l’ha chiamata dell’odio. Non nasce l’odio dalla verità, ma dall’ambizione. Il vero non può produrre che la virtù, la correzione ed il bene; ma l’animo mal disposto a ricevere in pace il suo disinganno, converte in veleno questo''
GIOVANNANTONIO RUZZINI 2.°

PATRIZIO VENETO d).

SEI mesi scorsi già sono, ECCELLENTISSIMO SIGNORE, ne’ quali
trattenendomi per gli affari miei in Toscana, ogni lettera che
mi giungea di Venezia stringeami il cuore colle amarezze, e mi
accresceva di volta in volta non dirò V ira e il dispetto, ma la
mortificazione, il rammarico e la malinconia più tetra e più dolo-
rosa. Una consolazione dolcissima in mezzo alle mie angustie mi
ha recato V intendere che V E. V. colla solita sua benignità e
gentilezza fosse uno de’ miei validissimi Protettori, il quale col-
V autorità e col sapere non solo destava in altrui per me l’in-
teresse e l’amore, ma ponendo in veduta le mie ragioni, con
quella eloquenza che in Lei è ammirabile e convincente, pro-
moveva per me la giustizia, il disinganno e la compassione. A
tutti è noto il carattere di V. E. Un Cavaliere che ama la verità
e la conosce; che la sostiene costantemente e a tutto la preferisce;
accredita col suo nome qualunque causa che onorar voglia della
sua protezione, certissima cosa essendo che non lo farebbe senza
giustizia, e che al chiarissimo suo intelletto non v’è impostura che
arrivi a mascherare la verità. Oh, son pur pochi coloro che di
questa bellissima verità invaghiti, vogliano portarla in trionfo a
dispetto dell’interesse, della politica e del costume ! Mal disse di
questa virtù divina chi madre V ha chiamata dell’odio. Non nasce
l’odio dalla verità, ma dall’ambizione. Il vero non può produrre
che la virtù, la correzione ed il bene; ma l’animo mal disposto
a ricevere in pace il suo disinganno, converte in veleno questo

(1) Questa lettera di dedica usci la prima volta nel t. V dell’ed. Paperini di Firenze,
in principio dell’anno 1754.