Pagina:Giuseppe Conti Firenze vecchia, Firenze 1899.djvu/50: differenze tra le versioni

Accolturato (discussione | contributi)
→‎Pagine SAL 25%: Creata nuova pagina: 38 Firenze Vecchia di Firenze che egli avrebbe dato una risposta decisa soltanto quando egli fosse sicuro che le fortezze sarebbero state ced...
(Nessuna differenza)

Versione delle 13:35, 16 gen 2020

32 Firenze Vecchia

38 Firenze Vecchia di Firenze che egli avrebbe dato una risposta decisa soltanto quando egli fosse sicuro che le fortezze sarebbero state cedute alle sue forze, e le armi della guardia urbana, stata costituita lì per lì alla meglio, venissero depositate fuori della porta a San Niccolò. Al «superbo foglio di quel filibustiere» il vSenato rispose che i toscani, essendo tutta una famiglia, non c’era bisogno di far tanto il gradasso; quindi rinnovava la preghiera che gli aretini venissero a Firenze. Si intromise allora fra le due parti il cavalier Wyndham, incaricato d’affari inglese, il quale, lasciato il campo degli aretini, giunse a Firenze il 6 di luglio. Nel giorno stesso, quel patriottico e dignitoso governo, composto dei senatori Cesare Gori, Andrea Ginori e Federigo de’ Ricci, stipulò con l’armata degli insorti aretini, vera banda di malfattori guidata da ufficiali austriaci e russi, una vergognosa convenzione, per la quale si dichiarava che il Senato fiorentino desiderava vivamente di avere in Firenze l’armata aretina; di cedere ad essa le fortezze, le porte, le caserme, le munizioni, i cannoni, le armi ed altri oggetti militari; che a quei banditi fossero resi gli onori militari ben dovuti ad un’armata regolare che si espone per portarsi al soccorso di Firenze!; di trovar giusto e conveniente che l’armata aretina non conoscesse altro capo che il suo comandante, finché non ne giungesse uno insieme all’armata tedesca, maggiore di grado al comandante aretino. Questi ed altri patti, tutti a favore dei facinorosi aretini, furono conclusi dal nuovo governo, facendo arrossire i liberali veri, che non intendevano libertà senza indipendenza e senza intervento straniero, di qualunque nazione fossero gli invasori, che sotto mentite spoglie di amici venivano a darci la schiavitù e l’oppressione, chiamati dai più vili e codardi cittadini, vergogna del loro paese. E tanto è vero, che la Toscana faceva gola a tutti, che perfino il sultano «Selim III Gran Signore dei Turchi, Ombra di Dio, Fratello del Sole e della Luna, capo di tutti i