Cuore (1889)/Marzo/I parenti dei ragazzi: differenze tra le versioni

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{{Intestazione letteratura
|Nome e cognome dell'autore=Edmondo De Amicis
|Titolo=Cuore
|Iniziale del titolo=C
|Nome della pagina principale=Cuore
|Eventuale titolo della sezione o del capitolo=[[Cuore/Marzo|Marzo]] - I parenti dei ragazzi
|Anno di pubblicazione=1888
|Secolo di pubblicazione=XIX secolo
|Il testo è una traduzione?=no
|Lingua originale del testo=
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|Abbiamo la versione cartacea a fronte?=no
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|CapitoloSuccessivo=Il numero 78
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Lunedì, 6
 
Questa mattina c'era il grosso Stardi padre a aspettare il figliuolo, per paura che incontrasse Franti un'altra volta, ma Franti dicono che non verrà più perché lo metteranno all'Ergastolo. C'eran molti parenti questa mattina. C'era fra gli altri il rivenditore di legna, il padre di Coretti, tutto il ritratto del suo figliuolo, svelto, allegro, coi suoi baffetti aguzzi e un nastrino di due colori all'occhiello della giacchetta. Io li conosco già quasi tutti i parenti dei ragazzi, a vederli sempre lì. C'è una nonna curva, con la cuffia bianca, che piova o nevichi o tempesti, viene quattro volte al giorno a accompagnare e a prendere un suo nipotino di prima superiore, e gli leva il cappotto, glie lo infila, gli accomoda la cravatta, lo spolvera, lo riliscia, gli guarda i quaderni: si capisce che non ha altro pensiero, che non vede nulla di più bello al mondo. Anche viene spesso il capitano d'artiglieria, padre di Robetti, quello delle stampelle, che salvò un bimbo dall'omnibus; e siccome tutti i compagni del suo figliuolo, passandogli davanti, gli fanno una carezza, egli a tutti rende la carezza o il saluto, non c'è caso che ne scordi uno, su tutti si china, e quanto più son poveri e vestiti male, e più pare contento, e li ringrazia. Alle volte, pure, si vedono delle cose tristi: un signore che non veniva più da un mese perché gli era morto un figliuolo, e mandava a prender l'altro dalla fantesca, tornando ieri per la prima volta, e rivedendo la classe, i compagni del suo piccino morto, andò in un canto e ruppe in singhiozzi con tutt'e due le mani sul viso, e il Direttore lo pigliò per un braccio e lo condusse nel suo ufficio. Ci son dei padri e delle madri che conoscono per nome tutti i compagni dei loro figliuoli. Ci son delle ragazze della scuola vicina, degli scolari del ginnasio che vengono a aspettare i fratelli. C'è un signore vecchio, che era colonnello, e che quando un ragazzo lascia cascare un quaderno o una penna in mezzo alla strada, glie la raccoglie. Si vedono anche delle signore ben vestite che discorrono delle cose della scuola con le altre, che hanno il fazzoletto in capo e la cesta al braccio, e dicono: - Ah! è stato terribile questa volta il problema! - C'era una lezione di grammatica che non finiva più questa mattina! - E quando c'è un malato in una classe, tutte lo sanno; quando un malato sta meglio, tutte si rallegrano. E appunto questa mattina c'erano otto o dieci, signore e operai, che stavano attorno alla madre di Crossi, l'erbivendola, a domandarle notizie d'un povero bimbo della classe di mio fratello, che sta di casa nel suo cortile, ed è in pericolo di vita. Pare che li faccia tutti eguali e tutti amici la scuola.
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|CapitoloSuccessivo=Il numero 78
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