Pagina:Zibaldone di pensieri VII.djvu/262: differenze tra le versioni

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<section begin="1" /><!--{{ZbPagina|4305}}-->sont pas, que par celles que l’auteur y a mises. Ib. ib (Pisa, 8 maggio 1828).
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{{ZbPensiero|4305/1}} Alla p. {{ZbLink|4298}}. fine. In Pisa, su un canto della ''piazza dello Stellino'', oltre la croce dipinta, v’è la leggenda: ''Rispetto alla Croce''. Vedi p. {{ZbLink|4306}}.
{{ZbPensiero|4305/1}} Alla p. {{ZbLink|4298}}, fine. In Pisa, su un canto della ''piazza dello Stellino'', oltre la croce dipinta, v’è la leggenda: ''Rispetto alla Croce''. Vedi p. {{ZbLink|4306}}.




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{{ZbPensiero|4305/3}} «E molte forti a Pluto ''alme'' d’eroi. Spinse anzi tempo, abbandonando i ''corpi''. Preda a sbranarsi a’ cani ed agli augelli.» {{AutoreCitato|Ugo Foscolo|Foscolo}}. «Molte anzi tempo all’Orco Generose travolse ''alme'' d’eroi, E di cani e d’augelli orrido pasto. ''Lor salme'' abbandonò.» {{AutoreCitato|Vincenzo Monti|Monti}}. E cosí gli altri. Ma {{AutoreCitato|Omero|Omero}} dice ''le anime'' (ψυχὰς) ed ''essi'' (αὐτοὺς), cioè ''gli eroi'', non ''i loro corpi''. Differenza non piccola, e secondo me, non senza grande importanza a chi vuol conoscere veramente {{AutoreCitato|Omero|Omero}}, e i suoi tempi, e il loro modo di pensare. Questa infedeltà, non di stile e di voci solo, ma di sostanza <section end="1" /><section begin="2" />{{ZbPagina|4306}} e di senso, nata dall’applicare alle parole d’{{AutoreCitato|Omero|Omero}} le opinioni contemporanee a’ traduttori; questa infedeltà, dico, commessa nel primo principio del poema, anche da’ traduttori piú fedeli, dotti ed accurati, e in un caso in cui le parole son chiare e note, mostra quanto sia ancora imperfetta l’esegesi omerica (e in generale degli antichi), e quanto spesso si debba trovare ingannato, quanto spesso insufficientemente informato, chi, per conoscere {{AutoreCitato|Omero|Omero}}, e gli antichi e i loro tempi, costumi, opinioni ec. si vale delle traduzioni sole e fonda su di esse i suoi discorsi ec. come per lo piú i piú eruditi francesi d’oggidí ec. ec. (Pisa, 10 maggio 1828, sabato).<section end="2" />
{{ZbPensiero|4305/3}} «E molte forti a Pluto ''alme'' d’eroi. Spinse anzi tempo abbandonando i ''corpi''. Preda a sbranarsi a’ cani ed agli augelli.» {{AutoreCitato|Ugo Foscolo|Foscolo}}. «Molte anzi tempo all’Orco Generose travolse ''alme'' d’eroi, E di cani e d’augelli orrido pasto. ''Lor salme'' abbandonò.» {{AutoreCitato|Vincenzo Monti|Monti}}. E cosí gli altri. Ma {{AutoreCitato|Omero|Omero}} dice ''le anime'' (ψυχὰς) ed ''essi'' (αὐτοὺς), cioè ''gli eroi'', non ''i loro corpi''. Differenza non piccola e, secondo me, non senza grande importanza a chi vuol conoscere veramente Omero, e i suoi tempi, e il loro modo di pensare. Questa infedeltà, non di stile e di voci solo, ma di sostanza <section end="1" /><section begin="2" />{{ZbPagina|4306}} e di senso, nata dall’applicare alle parole d’Omero le opinioni contemporanee a’ traduttori; questa infedeltà, dico, commessa nel primo principio del poema, anche da’ traduttori piú fedeli, dotti ed accurati, e in un caso in cui le parole son chiare e note, mostra quanto sia ancora imperfetta l’esegesi omerica (e in generale degli antichi), e quanto spesso si debba trovare ingannato, quanto spesso insufficientemente informato, chi, per conoscere Omero, e gli antichi e i loro tempi, costumi, opinioni ec., si vale delle traduzioni sole e fonda su di esse i suoi discorsi ec., come per lo piú i piú eruditi francesi d’oggidí ec. ec. (Pisa, 10 maggio 1828, sabato).<section end="2" />
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