Pagina:Goldoni - Memorie, Sonzogno, 1888.djvu/303: differenze tra le versioni
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{{Pt|cevolissima;|piacevolissima;}} e poi basta che si tratti di questo buon re, perchè in Francia abbia un buon esito e riscuota l’universale approvazione. Il signor Sedaine vi ha di fatto introdotta e più azione e maggior vivezza. Vidi ''Il Re e il Fittuario'' nella sua prima recita, e ne fui estremamente contento, onde provavo rincrescimento scorgendo questa composizione prossima al pericolo di cadere; tornò per altro a poco a poco a sostenersi, e le fu resa la ben degna giustizia, dimodo che ebbe in séguito un infinito numero di rappresentazioni, e si vede ancora con piacere. Bisogna anche dire, che il signor Sedarne fu benissimo secondato dal maestro di cappella. Non mi vanto di essere intelligente di musica, ma il mio orecchio è la mia guida. Trovo la musica del signor Monsigny espressiva, armoniosa, piacevole, ed i suoi motivi ed accompagnamenti mi rapiscono; e se avessi avuto disposizione per comporre qualche opera buffa in francese, questo compositore sarebbe stato assolutamente uno di quelli, ai quali io mi sarei indirizzato a preferenza d’ogni altro. Ma io mi sentiva inetto per questo genere di composizioni. Avevo fatte quaranta o cinquanta opere buffe per l’Italia, ne avevo fatte per l’Inghilterra, per la Germania, per il Portogallo; ma con tutto questo sentivo di non poterne fare una per Parigi. Vedevo talvolta al teatro di questa metropoli drammi seri o lugubri avere il titolo di commedia, ed in essi gli attori piangere cantando, e singhiozzare in cadenza; ed altre volte, rappresentazioni annunziate col titolo di piazzate, come effettivamente sarebbero tali senza il prestigio della musica e la graziosa azione degli attori. Ora vedevo andar alle stelle inezie, che nulla promettevano, ora andare a terra composizioni benissimo scritte, e per la sola ragione, che il soggetto non era tristo abbastanza per far piangere, o bastantemente allegro per far ridere. Quali sono dunque i precetti dell’opera buffa? quali sono le sue regole? Non ve n’è alcuna; tuttociò che si fa, si fa per pratica; io lo so per esperienza, onde mi si deve credere, ''experto crede Roberto''. Mi si dirà forse che le opere buffe italiane non sono altro che farse, affatto immeritevoli di esser messe a confronto in Francia con i così detti poemi? Ebbene, tutti quelli che intendono l’italiano si diano dunque la pena di leggere i sei volumi contenenti la raccolta delle mie opere in questo genere, ed essi forse troveranno che il fondo e lo stile non sono da disprezzarsi. Non già che queste possano dirsi drammi ben composti, nè di fatto possono essere tali, poichè mai ebbi in animo di farne alcuno per passione, o di mia propria scelta, avendovi sempre lavorato per sola compiacenza, e in qualche occasione per guadagno. Quando si ha ingegno, bisogna trarne profitto: un pittore di storie non ricuserà di dipingere uno scimiotto, quando venga ben pagato. Malgrado questa specie d’avversione che io sento per l’opera buffa, confesso però che i comici italiani di Parigi mi han sempre fatto un piacere infinito. Io sono costretto a riconoscere la superiorità degli autori francesi in questo genere, come in tutti gli altri. Il signor {{AutoreCitato|Jean-François Marmontel|Marmontel}}, il signor {{Wl|Q3385814|Laujon}}, il signor {{AutoreCitato|Charles Simon Favart|Favart}}, il signor {{Wl|Q367243|Sedaine|autore}}, il signor {{AutoreIgnoto|d’Hell}} hanno recato l’opera buffa a tutta quella perfezione di cui era suscettibile, come l’hanno ornata di eccellente musica i signori Philidor, Monsigny, Duni, Gretri, Martini e Doséides. Il signor Piccini poi ha ultimamente confermato la superiorità del suo ingegno musicando una composizione scritta dal figlio suo. Quantunque gli autori tutto giorno aumentino in numero, in zelo e in merito, ciò nonostante il signor Clairval è sempre lo stesso: è un autore immortale; la signora Drial è succeduta con tutte le grazie possibili alla |
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cevolissima; e poi basta che si tratti di questo buon re, perchè in |
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Francia abbia un buon esito e riscuota l’universale approvazione. |
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Il signor Sedaine vi ha di fatto introdotta e più azione e maggior |
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vivezza. Vidi II Re e il Fittuario nella sua prima recita, e ne fui |
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estremamente contento, onde provavo rincrescimento scorgendo questa composizione prossima al pericolo di cadere; tornò per altro a |
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poco a poco a sostenersi, e le fu resa la ben degna giustizia, dimodo che ebbe in séguito un infinito numero di rappresentazioni, e |
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si vede ancora con piacere. Bisogna anche dire, che il signor Sedarne fu benissimo secondato dal maestro di cappella. Non mi vanto |
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di essere intelligente di musica, ma il mio orecchio è la mia guida. |
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Trovo la musica del signor Monsigny espressiva, armoniosa, piacevole, ed i suoi motivi ed accompagnamenti mi rapiscono; e se |
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avessi avuto disposizione per comporre qualche opera buffa in francese, questo compositore sarebbe stato assolutamente uno di quelli, |
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ai quali io mi sarei indirizzato a preferenza d’ogni altro. Ma io mi |
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sentiva inetto per questo genere di composizioni. Avevo fatte quaranta o cinquanta opere buffe per l’Italia, ne avevo fatte per l’Inghilterra, per la Germania, per il Portogallo; ma con tutto questo |
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sentivo di non poterne fare una per Parigi. Vedevo talvolta al teatro di questa metropoli drammi seri o lugubri avere il titolo di commedia, ed in essi gli attori piangere cantando, e singhiozzare in |
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cadenza; ed altre volte, rappresentazioni annunziate col titolo di |
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piazzate, come effettivamente sarebbero tali senza il prestigio della |
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musica e la graziosa azione degli attori. Ora vedevo andar alle |
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stelle inezie, che nulla promettevano, ora andare a terra composizioni benissimo scritte, e per la sola ragione, che il soggetto non |
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era tristo abbastanza per far piangere, o bastantemente allegro per |
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le sue regole? Non ve n’è alcuna; tuttociò che si fa, si fa per pratica; io lo so per esperienza, onde mi si deve credere, experto |
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crede Roberto. Mi si dirà forse che le opere buffe italiane non sono |
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altro che farse, affatto immeritevoli di esser messe a confronto in |
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Francia con i così detti poemi? Ebbene, tutti quelli che intendono |
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l’italiano si diano dunque la pena di leggere i sei volumi contenenti la raccolta delle mie opere in questo genere, ed essi forse troveranno che il fondo e lo stile non sono da disprezzarsi. Non già |
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che queste possano dirsi drammi ben composti, nè di fatto possono |
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essere tali, poichè mai ebbi in animo di farne alcuno per passione, |
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o di mia propria scelta, avendovi sempre lavorato per sola compiacenza, e in qualche occasione per guadagno. Quando si ha ingegno, bisogna trarne profitto: un pittore di storie non ricuserà di dipingere uno scimiotto, quando venga ben pagato. Malgrado questa |
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specie d’avversione che io sento per l’opera buffa, confesso però |
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che i comici italiani di Parigi mi han sempre fatto un piacere infinito. Io sono costretto a riconoscere la superiorità degli autori francesi in questo genere, come in tutti gli altri. Il signor Marmontel, |
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il signor Laujon, il signor Favart, il signor Sedaine, il signor d’Hell |
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hanno recato l’opera buffa a tutta quella perfezione di cui era suscettibile, come l’hanno ornata di eccellente musica i signori Philidor, Monsigny, Duni, Gretri, Martini e Doséides. Il signor Piccini |
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poi ha ultimamente confermato la superiorità del suo ingegno musicando una composizione scritta dal figlio suo. Quantunque gli autori tutto giorno aumentino in numero, in zelo e in merito, ciò nonostante il signor Clairval è sempre lo stesso: è un autore immortale; la signora Drial è succeduta con tutte le grazie possibili alla |
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