Pagina:Polo - Il milione, Laterza, 1912.djvu/28: differenze tra le versioni

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{{Block|c1|XIII (XIX)}} {{Block|c2|Quivi divisa come messer Niccolò e messer Matteo e messer Marco si partirono dal Gran Cane.}} Quando lo Gran Cane vidde che messer Niccolò e messer Matteo e messer Marco si doveano partire, egli gli fece chiamare a sé, e si fece loro dare due tavole d’oro; e comandò che fossono franchi per tutte sue terre, e fosse loro fatte tutte le spese, a loro e a tutta loro famiglia in tutte parti; e fece loro aparecchiare quattordici navi, le quali ciascuna avea quattro alberi, e molte andavano a dodici vele. Quando le navi furono aparecchiate, li baroni e la donna con questi tre latini ebbono preso commiato dal Gran Cane, e si misseno nelle navi co’ molta gente, e ’l Gran Cane diede loro le spese per due anni. E vennero navicando ben tre mesi, tanto che vennero all’isola di Iava, nella quale hae molte cose maravigliose, che noi conteremo in questo libro. E quando egliono fûro venuti, quegli trovarono che Arcon (Argon) era morto, cioè colui a cui andava questa donna.<ref>''{{smaller|Pad.*'' sí che la fu dada a (Casan) figliuolo (di Argon).</ref>}} E dicovi senza fallo ch’entro le navi avea bene sette (sei) cento persone, sanza gli marinai, de’ quali non ne campò piú che diciotto: e trovarono che la signoria d’Arcon teneva Acatu (Chiacatu). Quando ebbono raccomandata la donna e fatta l’ambasciata ch’era loro imposta dal Gran Cane, presero commiato e missorsi alla via. E sappiate che Acatu donò agli tre latini, messagi del Gran Cane,<ref>{{smaller|''Mgb.'' quattro tavole d’oro..., le due di gerfalchi, la terza di lioni, la quarta (era piana) (''Fr''. qe disoient en lor letre) che...}} </ref> quattro tavole d’oro. Era nell’una iscritto che questi tre latini fossero serviti e onorati e dato loro ciò che fosse bisogno in tutta sua terra. E cosí fu fatto, ché molte volte erano accompagnati da<ref>''Pad.'' duxento omeni a cavallo, e plui e meno, (segondo) che i aveva de bexogno, per darghe scorta de tera in tera. E bisognava spesse volte, perché i trovano molti luoghi de pericolo, perché la ria zente feva plui seguramente mal, perchè Acatu non era segnor naturale (''Fr''. lige).</ref> quattrocento cavalieri, e piue o meno, quando bisognava. Ancora vi dico che
{{Block|c1|XIII (XIX)}} {{Block|c2|Quivi divisa come messer Niccolò e messer Matteo e messer Marco si partirono dal Gran Cane.}} Quando lo Gran Cane vidde che messer Niccolò e messer Matteo e messer Marco si doveano partire, egli gli fece chiamare a sé, e si fece loro dare due tavole d’oro; e comandò che fossono franchi per tutte sue terre, e fosse loro fatte tutte le spese, a loro e a tutta loro famiglia in tutte parti; e fece loro aparecchiare quattordici navi, le quali ciascuna avea quattro alberi, e molte andavano a dodici vele. Quando le navi furono aparecchiate, li baroni e la donna con questi tre latini ebbono preso commiato dal Gran Cane, e si misseno nelle navi co’ molta gente, e ’l Gran Cane diede loro le spese per due anni. E vennero navicando ben tre mesi, tanto che vennero all’isola di Iava, nella quale hae molte cose maravigliose, che noi conteremo in questo libro. E quando egliono fûro venuti, quegli trovarono che Arcon (Argon) era morto, cioè colui a cui andava questa donna.<ref>{{smaller|''Pad.''* sí che la fu dada a (Casan) figliuolo (di Argon).}}</ref> E dicovi senza fallo ch’entro le navi avea bene sette (sei) cento persone, sanza gli marinai, de’ quali non ne campò piú che diciotto: e trovarono che la signoria d’Arcon teneva Acatu (Chiacatu). Quando ebbono raccomandata la donna e fatta l’ambasciata ch’era loro imposta dal Gran Cane, presero commiato e missorsi alla via. E sappiate che Acatu donò agli tre latini, messagi del Gran Cane,<ref>{{smaller|''Mgb.'' quattro tavole d’oro..., le due di gerfalchi, la terza di lioni, la quarta (era piana) (''Fr''. qe disoient en lor letre) che...}} </ref> quattro tavole d’oro. Era nell’una iscritto che questi tre latini fossero serviti e onorati e dato loro ciò che fosse bisogno in tutta sua terra. E cosí fu fatto, ché molte volte erano accompagnati da<ref>{{smaller|''Pad.'' duxento omeni a cavallo, e plui e meno, (segondo) che i aveva de bexogno, per darghe scorta de tera in tera. E bisognava spesse volte, perché i trovano molti luoghi de pericolo, perché la ria zente feva plui seguramente mal, perchè Acatu non era segnor naturale (''Fr''. lige).}}</ref> quattrocento cavalieri, e piue o meno, quando bisognava. Ancora vi dico che