Le cene ed altre prose/Prima cena/Novella prima: differenze tra le versioni

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La donna, volenterosa di guarire, ne fu contenta, sì che Salvestro impose a una fanticella giovane che essi avevano, di ventidue anni o in circa, che stesse intorno a ciò avvertita e in orecchi; e acconciolle uno orivolo di quelli col destatojo, e le comandò che tosto sentito il romore badasse, e la prima orina che la donna facesse, mettesse e guardasse dentro un orinale; e andatosi in un'altra camera al letto, la lasciò colla moglie in guardia, acciocchè, se nulla ancora le bisognasse, le potesse acconciamente servire, come era solita fare. Venne in tanto l'ora disputata, e l'orivolo avendo fatto il bisogno, la fante, che Sandra aveva nome, vegliando tanto stette, che a colei venne voglia di orinare; e raccoltola diligentemente, la mise nell'orinale, il quale rasente una cassa, e gittossi sopra il lettuccio a dormire. Ma venutone il giorno, ed ella risentitasi, per dare l'orina al padrone, se egli la dimandasse, ne andò ratta dove posto lo aveva; e trovato, non sapendo come, l'orinale, forse da' topi o dalla gatta sospinto, che aveva dato la volta, e tutta s'era rovesciata l'orina, dolente e paurosa rimase, e non sapendo che scusa si pigliare, temendo di Salvestro, che era, anzichè, no, subito un pochetto e bizzarro, deliberò, per non aver del romore o forse qualche picchiata, mettervi dentro la sua; ed avendone voglia, pisciandovi, empiè mezzo quell'orinale. Nè stette guari, che Salvestro venne, domandandole l'orina; ed ella, come avete inteso, in cambio di quella della moglie inferma, la sua gli porse dentro l'orinale.
 
Colui, non pensando altro, sotto il mantello messoselo, ne andò volando al medico suo compare; il quale, veggendo il segno, meraviglioso e ammirato ne rimase, a Salvestro dicendo: costei non mi pare che abbia male alcuno. Colui diceva pure: così noll'avess'ella, la meschina non si muove di letto. Il medico, non veggendo in quella orina segno alcuno di malattia, al compare rivoltosi, disse, allegando certe sue ragioni e autorità di Avicenna, che l'altra mattina voleva rivedere il segno; e così restati, se ne andò Salvestro alle sue faccende, lasciato il maestro di non poca meraviglia pieno. La sera intanto ne venne, e Salvestro tornato a casa, e cenato, alla serva medesima, ordinato il tutto, diede la cura, e andossene a dormire. Ma poi, scoccato l'orivolo, e venuto il tempo, e colei chiesto da orinare, e la Sandra riposto avendola, si ritornò a dormire; e a buon'ora risentitasi, fra sè stessa pensando, l'entrò paura addosso, dubitando che il padrone nel portare l'orina della moglie ammalata, ella non fosse dal medico conosciuta, e si pentiva forte di averla il primo tratto scambiata; temendo poi che Salvestro, adiratosi, non le facesse confessare il cacio, onde poi la cacciasse via, o le desse qualche buona tentennata. Sicchè risolutasi, prese per miglior partito di gittar via quella, e di ripisciarvi un'altra volta; e levatasi prestamente, come disegnato aveva, così fece.
 
Ella era di Casentino, e come voi sapete, ne ventidue anni, bassa, ma grossa della persona, e compressa e alquanto brunetta; le carni aveva fresche e sode, ma nel viso colorita e accesa; gli occhi erano grossi, e piuttosto che no lagrimosi e in fuora; di maniera che pareva che schizzar le volessero dalla testa, e che gittassero fuoco; uno scorzone da macinare a raccolta, e un cavallotto, vi so dire, da cavare altrui d'ogni fango. Così venutante l'ora, e Salvestro avendo chiesto e da lei avuto l'orinale, se ne andò al medico; il quale, via più che prima meraviglioso, assai quella orina guardata e riguardata, nè veggendo altro dentrovi, che segno di caldezza, a Salvestro, sorridendo, disse: Compare, dimmi per tua fè, quant'è che non usasti con mogliata il matrimonio? Colui, pensando che il maestro lo burlasse, rispose: voi avete buon tempo. Ma il medico pure ridomandandonelo, rispose essere più di due mesi. Sta bene, disse il maestro; e sopra ciò pensato alquanto, si dispose di volere la terza volta rivedere l'orina, e gli disse: Compare, rallegrati, che io penso di aver conosciuto la infermità della Comare; ond'io ho speranza agevolmente e con prestezza rendertela sana; sì che domattina ritorna medesimamente col segno, e io ti ordinerò quello che tu debba fare.
 
Partissi allegro Salvestro, e alla moglie portò la buona novella, lietamente aspettando e con disio il giorno vegnente, per intendere il modo di ritornar sana la sua cara consorte. Così la sera, cenato che egli ebbe, stette alquanto intorno alla donna, confortandola, e dipoi, commesso il medesimo alla serva, all'usanza se ne andò al letto a riposare. La Sandra, avendo il cervello a partito, perchè non avesse a uscire scandolo, poichè due volte aveva fatto lo errore, seguitò di farlo la terza, e a Salvestro la mattina diede la sua orina in vece a quella della moglie; il quale, quanto più tosto potette, al maestro la portò. Ma il medico, pura e chiara veggendola al solito, se gli rivolse ridendo, e disse: vien qua, Salvestro, a te conviene, se brami, come par tu che mostri, la salute di mogliata, usare seco il coito; perciocchè altro non veggio in lei di male, se non soverchio di caldezza, nè altra via o modo ci è per sanarla, che il congiungersi; a che fare ti conforto, quanto più tosto meglio, sforzandoti di servirla gagliardamente; e se questo non giova, fa conto che ella sia spacciata.
 
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