Pagina:Alfieri, Vittorio – Tragedie postume, 1947 – BEIC 1726528.djvu/249: differenze tra le versioni

Phe-bot (discussione | contributi)
Alex_brollo: split
(Nessuna differenza)

Versione delle 23:24, 16 ott 2019

d’irsuta belva, asconditi: di vili
amare e poche ghiande abbiti incerto
stentato vitto; e il rio ti mesca fiele:
crudi rimorsi il cor ti strazin sempre:
siati il Sole odioso; orride larve
la spaventevol notte ti appresenti.
Cosi strascina i tuoi giorni infelici
in lunga morte. — Onnipossente Iddio,
tu, s’egli è giusto l’imprecar ch’io feci,
tu l’avvalora coll’eterno assenso!
La voce d’Iddio <«)
Uom, lasciato a te stesso, ecco qual sei. —
Ma bevuto ha la terra il sangue primo;
e udito ha il Cielo i vostri giusti omèi :
Cain fia tratto d’ogni orrore all’imo,
feroce esemplo spaventoso ai rei. —
Sfogato il pianto, dal terrestre limo
voi gli occhi ergete al Creator, che vuole
novella darvi e più felice prole.

Èva

Onnipotente Iddio, rendimi Abèle;
rendimi Abèle...

Adamo

Donna, il pianger lice,
non il dolersi. Iddio parlò: si adori.

Èva

Taccio, e l’adoro, in sul mio Abèl prostrata. (* )
7 Giugno 1796.
(a) P.eceduta, e seguita da lampi e tuoni.
( b ) Cadono entrambi prosternati; col volto su la terra, Adamo; Èva, sul morto
figlio.

Pagina:Alfieri, Vittorio – Tragedie postume, 1947 – BEIC 1726528.djvu/250