Pagina:Alfieri, Vittorio – Tragedie postume, 1947 – BEIC 1726528.djvu/244: differenze tra le versioni
Alex_brollo: split |
(Nessuna differenza)
|
Versione delle 23:23, 16 ott 2019
Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta. |
uccidi me; dal mio furor che riede,
in altra guisa non puoi tu sottrarti :
te ne scongiuro; affrettati.
- Abèle
^ Che ascolto ?
Ch’io te percuota? e perché mai, s’io t’amo
pur come pria? Deh, calmati: rientra,
in te rientra: andianne uniti al padre:
egli t’attende...
- Caino
II padre? al padre andarne
io teco? or si, t’intendo: appien tradito
ti sei tu stesso. Al sol suo nome, in petto
tutto, e piu fero, il mio furor rinasce.
Muori una volta, muori. ( fl )
- Abèle
Oimè!... mi sento
mancare... Oh madre mia!...
- Caino
Che feci? il sangue
mi zampillò sul volto! ei cade; ei sviene...
Ahi vista!... Ove mi ascondo?... Oh ciel! che feci?
Empia marra, per sempre in bando vanne
dalla mia man, dagli occhi miei... Che ascolto?
Oimè! già già la rimbombante voce
d’iddio mi chiama... Ove fuggir? là rugge
l'ira atroce del padre... Quà i singulti
del fratei moribondo... Ove celarmi?
Fuggasi. 0)
SCENA SECONDA
Abèle morente , poi Adamo.
- Abèle
Ahi fera doglia!... Oh, come scorre
il mio sangue!.,.
- Adamo
(* ) Già omai verso l’occaso
rapido inchina il Sole, ed io per anco
(c) Lo ferisce. (£) Fugge. ( c) Di vèrso la selva.