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Versione delle 23:23, 16 ott 2019
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io non t’intendo: spiegati, e m’ascolta;
di me iu poscia a voglia tua fa strazio.
Ma pria m’ascolta, deh.
- Caino
Favella.
- Abèle
Dimmi,
in che ti offesi?... Oimè! ma come io posso
parlare a te, finché si torvo e fero
sovra me stai? gonfio le nari e il collo;
fiamma e sangue gli sguardi; il labro, il volto,
livido tutto; e il tremito, che t’agita
e le ginocchia e le braccia e la testa!
Pietà, fratello: un po’ ti acqueta: allenta
dalle tue mani or le mie chiome alquanto,
si ch’io respiri.
- Caino
Abèle, io mai creduto
non ti avrei traditore.
- Abèle
Ed io noi sono.
E lo sa il padre; e il sai tu pure.
- Caino
Il padre?
Noi mi nomar: padre d’entrambi al pari,
e giusto io’l tenni; e m’ingannò.
- Abèle
Che parli ?
Puoi dubitar dell’amor suo? tu appena
da noi stamane dileguato t’eri,
ch’ansio per te, di mortai doglia pregno,
il padre tosto dietro all’orme tue
inviavami...
- Caino
Il so, perfidi; e prova
orribil m’era e indubitabil, questa,
del mal fratello e del piu iniquo padre.
Tutto so; cadde il velo: appien l’arcano
v’ha chi svelommi: in mio pensier son fermo
eh'esser non debbi a costo mio tu mai
felice, no.
- Abèle
Te, per quel Dio, ch’entrambi
ci creò, ci mantenne, io te scongiuro,