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anzi abbracciato strettamente al collo
del tenero amorevole fratello
non ti addormivi tu, beato? Or donde,
come, perché, fra smanie orrende io sorsi;
e fuggitivo, e sconoscente, e errante,
sordo a ragion, dal ver diviso, (ahi lasso!)
imperversando io vò? Su via, si vinca;
si la malnata passion si vinca.
Torno a voi, già ritorno, o dolci, o amati
miei Genitori; a voi, che al par d’Abèle
mi amate, ah si; più assai che noi merto io.
Ma, che veggo? ben veggo? a me davanti
si appresentan due umane creature?
e s’inoltrano? e vestono com’Eva!
Oh! l’una il viso ha come Abèl fiorito,
ma più leggiadro ancora! altri v’ha dunque
di nostra specie in terra? eppure il padre
diceami ognor, che i soli eramo noi...
SCENA QUARTA
L’Invidia, Caino, La Morte.
L’Inv. O giovine, che titubi, e consideri,
fra palpiti atrocissimi, il gran fiedere
che addoppiano col brivido, ond’assideri,
quegli aspidi che avvinghianti com’edere;
deh, piacciati (se impavido desideri
a giubilo incessabile pur riedere)
deh piacciati alle limpide acque intendere,
che debbono lietissimo l’uom rendere.
- Caino
Oh ! chi sei tu, che in cosi strani accenti
mi favelli? Altri dunque, a noi non noti,
uomini v’ha su questa terra? Ah! trammi
di dubbio tu: dimmi chi sei: ma adopra