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Versione delle 23:17, 16 ott 2019

quella, che in terra ognora il crudo morso
pascer sol debbe, e non lentar mai corso.
Dietro ai passi d’invidia, esca, ed accarni
con sua gialla spolpata mano adunca
l’uom, che ancor non la vide, e il squatri e scarni :
la terra omai di messe tal si ingiunca;
né d’uman sangue la terra è satolla,
se da radice pria svelta non crolla.

Coro

Morte, Morte, a dischiuder le porte
dell’Inferno doloroso,
vanne in terra, ed afferravi forte
quel vermetto si orgoglioso,
che sua sorte — ancor tutta non sa.
Vanne, o Morte, — in terra va.

La Morte

Chi mi chiama?
Dove sono?
Dove vò?
Chi tuonò ?
Che farò?
Chi mi sfama?

Coro

Morte, Morte, a dischiuder le porte
dell’Inferno doloroso,
vanne, o Morte, in terra va.

La Morte

Si farà.
La mia falce,
la clessidra,
ed ogn’ Idra
farò calce.
In terra vò. — < a >
Chi, chi tuonò?

Lucifero

Figlia, quel che l’orecchia ora t’introna
alto fragor, è del mio Popol grido,
a cui pur anco il mio voler consuona,
(a) Qui s’alza un grido universale, che interrompe il cantar della Morte.