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il tuo amabile riso. Erami pegno
un di quel riso di beata pace;
non son felice io mai, finch’ei non riede.

SCENA QUINTA


Elettra, Clitennestra.


Elet.

Odi buon re, miglior consorte.
Cliten Ahi lassa!
Tradita io son: tu mi tradisti, Elettra.
Così tua fe mi serbi? Al re svelasti
Egisto; ond’ei...

Elet.

Né il pur nomai, tei giuro.
D’altronde il seppe. Ognun ricerca a gara
del re la grazia in modi mille: ognuno
util vuol farsi al re: ben maraviglia
prender ti può, che noi sapesse ei pria.

Cliten.

Ma che gli appon? di che il sospetta? udisti
i detti lor? perché lo scaccia? ed egli
che rispondea? Di me parlogli Atride?

Elet.

Rassicurati, madre: in cor d’Atride
non v’ha sospetto. Ei, che tradir tu il possa,
noi pensa pur; noi dei tradir tu quindi.
Non di nemico con ;Egisto
furo
le sue parole.
Cliten Ma pur d’Argo in bando
tosto ei lo vuole.

Elet.

Oh te felice! Tolta
dall’orlo sei del precipizio, innanzi
che più t’inoltri.
Cliten Ei partirà?

Elet.

Sepolto
al suo partir sarà l’arcano: intero
il cor per anco hai del consorte; ei nulla
brama quanto il tuo amore: il cor non gli hanno