Pagina:Alfieri, Vittorio – Tragedie, Vol. I, 1946 – BEIC 1727075.djvu/246: differenze tra le versioni
Alex_brollo: split |
(Nessuna differenza)
|
Versione delle 06:24, 16 ott 2019
Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta. |
- Appio
Si svelga
costei dal fianco suo. Terribil trama
qui si nasconde, e sta in periglio Roma.
- Icilio
Per me, per lei, questo è un pugnai, se forza
fatta ci viene: a noi, fin eh’ io respiro,
uom non s’accosti.
- Popolo
Ei nulla teme!
- Icilio
A trarla
di qui, t’è forza uccidere me pria.—
Romani, udite la terribil trama,
che qui s’asconde: udite in qual periglio
sta Roma, udite; indi su gli occhi vostri
me trucidar lasciate. Arde d’infame
amor quest’Appio per Virginia...
- Popolo
Oh ardire!
- Icilio
Tentò sedurla; usò minacce, e preghi;
e perfin oro offrille; ultimo oltraggio,
che all’abbietta virtù fa il vizio in trono.
Ma di patrizio sangue ella non era,
onde a prezzo ei non l’ebbe. Or di rapirla
tenta; e la fraude ad accertar, vi basti
dell’assertore il nome. Omai pe’ figli
tremate, o padri; e più tremate assai
per le mogli, o mariti. — Or, che vi resta
a perder più? la mal secura vita.
E a che più vita; ove l’onor, la prole,
la patria, il cor, la libertà v’è tolta?
- Popolo
Per noi, pe’ figli, o libertade, o morte.
- Appio
Menzogna è questa...
- Popolo
O libertade, o morte.
- Numit.
O generosa plebe, il furor tuo
sospendi alquanto. Ah! tolga il ciel, che nata
di questo fianco sia cagion fatale
di sparger rivi di romano sangue. •
Io chieggo solo, e in nome vostro il chieggo,
che Virginio s’aspetti. A lui dinanzi,