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altrove io porti.
- Filippo
- Anzi, rimani.
- Isab.
- Esporti
osava il pensier mio, perché il volevi :
a che rimango ornai? testimon vano
tra il figlio e il padre una madrigna fora...
- Filippo
- Vano? ah! t’inganni: testimon mi sei
qui necessario. Hai di madrigna il nome
soltanto; e il nome, anche obbliare il puoi. —
Gli fia grato il tuo aspetto. Eccolo: ei sappia,
che ti fai tu mallevador dell’alta
sua virtù, della fe, dell’amor suo.
SCENA QUARTA
Filippo, Isabella, Carlo, Gomez.
- Filippo
- Prence, ti appressa. — Or, di’; quando fia il giorno
in cui del dolce nome di figliuolo
io ti possa appellare? In me vedresti
(deh tu il volessi!) ognor confusi i nomi
e di padre e di re: ma, perché almeno,
da che il padre non ami, il re non temi?
- Carlo
- Signor; nuova m’è sempre, ancor ch’io l’abbia
udita spesso, la mortai rampogna.
Nuovo cosi non m’è il tacer; che s’io
reo pur ti appajo, al certo io reo mi sono.
Vero è, che in cor non già rimorso io sento,
ma duol profondo, che tu reo mi estimi.
Deh! potess’io cosi di mie sventure,
o, se a te piace più, de’ falli miei,
saper la cagion vera !
- Filippo
- Amor,... che poco
hai per la patria tua, nulla pel padre;
e il troppo udir lusingatori astuti;...
non cercar de’ tuoi falli altra cagione.