Pagina:Panzini - Viaggio di un povero letterato.djvu/156: differenze tra le versioni
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per le aèree pendici si vedèvano bianche pècore in piena pace pascenti. |
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Sotto il riparo di una schèggia, ecco due pastorelli si ripàrano dalla piòggia. Fanno con le manine «Addio, addio» al treno: sorrìdono: soli, piccini, tranquilli fra quei gran monti paurosi. |
Sotto il riparo di una schèggia, ecco due pastorelli si ripàrano dalla piòggia. Fanno con le manine «Addio, addio» al treno: sorrìdono: soli, piccini, tranquilli fra quei gran monti paurosi. |
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Ma le pècore, ma qualche màcchia più bianca lassù fra i querceti — èrano mucche e buoi — non lèvano nemmeno la testa. |
Ma le pècore, ma qualche màcchia più bianca lassù fra i querceti — èrano mucche e buoi — non lèvano nemmeno la testa. |
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Chi lo ha detto? San Paolo, mi pare; e di poi l’hanno ripetuto i padri della Compagnia di Gesù: «Gli uòmini sono pècore, e le pècore non potrèbbero salire al monte senza cozzare insieme sino a precipitare giù nel burrone, se il pastore, cioè la provvidenza, non le vigilasse». |
Chi lo ha detto? {{AutoreCitato|Paolo di Tarso|San Paolo}}, mi pare; e di poi l’hanno ripetuto i padri della Compagnia di Gesù: «Gli uòmini sono pècore, e le pècore non potrèbbero salire al monte senza cozzare insieme sino a precipitare giù nel burrone, se il pastore, cioè la provvidenza, non le vigilasse». |
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Ma guardando quelle pècore pascenti non mi parve che esse |
Ma guardando quelle pècore pascenti non mi parve che esse avèssero bisogno del pastore. Esse brùcano oggi in divina pace fra questi monti; come trecento, come mille anni fa. Le nubi minacciose ed orlate di nero scèndono dal cielo; ed esse brùcano in pace! |
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Bello questo paesàggio aspro dell’Appennino: esso è rimasto forse come era più di mille anni fa, quando i messi di |
Bello questo paesàggio aspro dell’Appennino: esso è rimasto forse come era più di mille anni fa, quando i messi di |