Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1910, IX.djvu/208: differenze tra le versioni

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Io non sapeva quasi cosa mi fare nel terzo, ma venutomi in mente, che sogliono coteste lusinghiere donne, quando vedono ne’ loro lacci gli amanti, aspramente trattarli, ho voluto dar un esempio di questa barbara crudeltà, di questo ingiurioso disprezzo con cui si burlano dei miserabili che hanno vinti, per mettere in orrore la schiavitù che si procurano gli sciagurati, e rendere odioso il carattere delle incantatrici Sirene. La Scena dello ''stirare'', allora quando la Locandiera si burla del Cavaliere che languisce, non muove gli animi a sdegno contro colei, che dopo averlo innamorato l’insulta? Oh bello specchio agli {{Ec|occbi|occhi}} della gioventù! Dio volesse che io medesimo cotale specchio avessi avuto per tempo, che non avrei veduto ridere del mio pianto qualche barbara Locandiera. Oh di quante Scene mi hanno provveduto le mie vicende medesime!.... Ma non è il luogo questo nè di vantarmi delle mie follie, nè di pentirmi delle mie debolezze. Bastami che alcun mi sia grato della lezione che gli offerisco. Le donne che oneste sono, giubileranno anch’esse che si smentiscano codeste simulatrici, che disonorano il loro sesso, ed esse femmine lusinghiere arrossiranno in guardarmi, e non m’importa che mi dicano nell’incontrarmi: che tu sia maladetto!<ref>Segue nel t. II (1753) dell’ed. Paperini, dove per la prima volta fu stampata questa prefazione: ''Deggio avvisarvi, Lettor carissimo, di una piccola mutazione, che alla presente Commedia ho fatto. Fabrizio, il Cameriere della Locanda, parlava in Veneziano, quando si recitò la prima Volta; l'ho fatto allora per comodo del Personaggio, solito a favellar da Brighella; ora l'ho convertito in Toscano, sendo disdicevole cosa introdurre senza necessità in una Commedia un linguaggio straniero. Ciò ho Voluto avvertire, perchè non so come la stamperà il Bettinelli; può essere ch’ei si serva di questo mio originale, e Dio lo voglia, perchè almeno sarà a dover penneggiato. Ma lo scrupolo ch’ei si è fatto di stampare le cose mie come io le ho abbozzate, lo farà trascurare anche questa comodità.''</ref>
Io non sapeva quasi cosa mi fare nel terzo, ma venutomi in mente, che sogliono coteste lusinghiere donne, quando vedono ne’ loro lacci gli amanti, aspramente trattarli, ho voluto dar un esempio di questa barbara crudeltà, di questo ingiurioso disprezzo con cui si burlano dei miserabili che hanno vinti, per mettere in orrore la schiavitù che si procurano gli sciagurati, e rendere odioso il carattere delle incantatrici Sirene. La Scena dello ''stirare'', allora quando la Locandiera si burla del Cavaliere che languisce, non muove gli animi a sdegno contro colei, che dopo averlo innamorato l’insulta? Oh bello specchio agli {{Ec|occbi|occhi}} della gioventù! Dio volesse che io medesimo cotale specchio avessi avuto per tempo, che non avrei veduto ridere del mio pianto qualche barbara Locandiera. Oh di quante Scene mi hanno provveduto le mie vicende medesime!.... Ma non è il luogo questo nè di vantarmi delle mie follie, nè di pentirmi delle mie debolezze. Bastami che alcun mi sia grato della lezione che gli offerisco. Le donne che oneste sono, giubileranno anch’esse che si smentiscano codeste simulatrici, che disonorano il loro sesso, ed esse femmine lusinghiere arrossiranno in guardarmi, e non m’importa che mi dicano nell’incontrarmi: che tu sia maladetto!<ref>Segue nel t. II (1753) dell’ed. Paperini, dove per la prima volta fu stampata questa prefazione: ''Deggio avvisarvi, Lettor carissimo, di una piccola mutazione, che alla presente Commedia ho fatto. Fabrizio, il Cameriere della Locanda, parlava in Veneziano, quando si recitò la prima Volta; l'ho fatto allora per comodo del Personaggio, solito a favellar da Brighella; ora l'ho convertito in Toscano, sendo disdicevole cosa introdurre senza necessità in una Commedia un linguaggio straniero. Ciò ho Voluto avvertire, perchè non so come la stamperà il Bettinelli; può essere ch’ei si serva di questo mio originale, e Dio lo voglia, perchè almeno sarà a dover penneggiato. Ma lo scrupolo ch’ei si è fatto di stampare le cose mie come io le ho abbozzate, lo farà trascurare anche questa comodità.''</ref>

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