Don Chisciotte della Mancia/Capitolo XXXIII: differenze tra le versioni

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« Questo fu il ragionamento che Anselmo fece a Lotario. Quando Anselmo ebbe terminato di parlare, dopo averlo guardato a lungo, quasi come persona a lui sconosciuta, e con ammirazione e spavento insieme, gli disse :
 
« — Io credo, amico Anselmo, che tutto questo tu me l'abbia detto per burla; che altrimenti non ti avrei permesso di proseguire. E quasi mi pare, o che tu non mi conosci, o che io non conosco te: ma questo veramente non è, perché io so benissimo che tu sei Anselmo, come tu sai che io sono Lotario. Ma di una cosa disgraziatamente mi accorgo che tu non sei l'Anselmo di prima, e ch'io non sono più per te l'amico ch'io ero, talmente enormi sono le cose che mi dicesti e mi chiedesti! Perché i buoni devono mettere alla prova i loro amici e servirsi di loro, come disse un gentile, ''usque ad aras'', volendo con ciò significare che non si deve far uso della loro opera in cose che offendano la giustizia. Che se ebbe questa opinione dell'amicizia un gentile, tanto più dovrebbe averla un cristiano, il quale sa che l'amicizia divina deve essere anteposta alla umana, qualunque essa sia. E quand'anche l'amico andasse tant'oltre da preferire gl'interessi del suo amico ai doveri verso Dio, questo non deve avvenire per cose lievi e di poco momento, ma solo quando si tratti dell'onore e della vita dell'amico suo. Ora dimmi, Anselmo: quale di questi beni hai tu in pericolo, ch'io debba, per compiacerli, far cosa tanto detestabile come quella che esigi da me? Tu mi chiedi, a quanto mi sembra, che io metta ogni impegno a farti perdere onore e vita, perdendo al tempo stesso la mia; poiché è evidente che io ti tolgo la vita cercando di toglierti l'onore, che l'uomo, privo d'onore, è peggio che morto: ed essendo io, come tu vuoi che io sia, lo strumento di questo tuo danno, non resto io stesso disonorato e quindi uomo senza vita? Ascolta, amico Anselmo, e non interrompermi finché abbia terminato di dirti tutto ciò che mi si affaccia alla mente circa il tuo desiderio: resterà poi tempo a te di replicare ed a me di ascoltarti.
« — Io credo, amico Anselmo, che tutto questo tu me l'abbia detto per burla; che altrimenti non ti avrei permesso di proseguire. E quasi mi pare, o che tu non mi conosci, o che io non conosco te: ma questo veramente non è, perché io so benissimo che tu sei Anselmo, come tu sai che io sono Lotario. Ma di una cosa disgraziatamente mi accorgo
 
« - Va bene! Molto mi piace la tua proposta - rispose Anselmo: — di' pur quel che vuoi.
 
« Lotario proseguì:
 
« — Mi sembra, Anselmo, che tu la pensi come i Mori, i quali non si possono convincere dell'errore della loro setta con l'autorità della sacra Scrittura, né con ragioni dedotte dalla speculazione dell'intelletto o fondate sopra articoli di fede, ma occorre metter sotto i loro occhi esempi di fatto, facili, intelligibili, dimostrativi, indubitabili, con dimostrazioni quasi matematiche, che non si possano negare, come sarebbe questa: « Se da due parti eguali si levano due parti eguali, i due resti sono ancora eguali ». E poiché non bastano le sole parole a persuaderli nemmeno di queste verità, occorre fargliele toccar con mano, e porgliele dinanzi agli occhi; e neppur questo è sufficiente a persuaderli della verità della nostra religione. Mi vedo ora costretto a trattarti al medesimo modo, perché il tuo capriccio è tanto strano e tanto lontano da tutto ciò che ha ombra di ragionevolezza, che mi sembra tempo perduto darti la prova della tua semplicità (che non voglio per ora chiamarla con altro nome), e starei quasi per abbandonarti alla tua follia in pena del tuo cattivo desiderio, se non me lo vietasse l'amicizia che ho per te e che non mi consente di abbandonarti nel momento del pericolo. Ed affinchè tu veda questo pericolo, dimmi, Anselmo: non mi hai tu comandato di tentare una donna che vive appartata dal mondo? di insidiare un'onesta? di offrire doni ad una disinteressala? di importunare una prudente? Questo m'hai detto di fare. Ora, se tu sei certo di avere una moglie riservata, onesta, disinteressata e prudente, che cosa vai tu cercando? E se credi che possa uscire vittoriosa da tutte le seduzioni, come ne uscirà senza dubbio, di quali speziose qualità pensi tu di onorarla, oltre a quelle che già possiede? Come potrà diventar migliore, dopo questa vittoria, di quello che è presentemente? O tu, dunque, non la stimi come dici, o non sai quello che vuoi. Se non la tieni nel conto che vuoi far credere, tu non puoi desiderare cotesta prova altro che per avere occasione di vendicarti de' suoi torti: ma se ella è veramente quale mostri di crederla, sarà imprudente far l'esperienza delle sue qualità, perché, anche quando sieno confermate, non aumenta la stima che prima si aveva di lei. È, dunque, evidente che, tentare esperienze dalle quali può venire danno piuttosto che vantaggio, è da uomini di poco senno e da temerari, tanto più quando a queste esperienze nessuno li costringe, facendo vedere in questo caso che il loro proponimento nasce proprio da pazzia. Non si tentano le cose difficili se non per onore di Dio e del mondo, o per servire all'uno e all'altro insieme. In servigio di Dio sono le azioni compiute dai santi, i quali vollero vivere come angeli sotto spoglie umane: le altre che si compiono nell'interesse del mondo sono le navigazioni, i viaggi in paesi e climi diversi, e il trattar con genti straniere, allo scopo di acquistare quelli che si chiamano beni di fortuna; e finalmente le azioni che si tentano a servigio di Dio e del mondo insieme, sono le imprese militari ispirate dal desiderio di trionfare per la fede, per la patria, pel sovrano e affrontate con pericolo di ferite e di morte.