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LA CITTA DOV IO NACQUI

J.

La città dov’io nacqui è in Oriente,

Tra un gran monte di marmo e la marina,

E mira di lontan, vasta, fulgente,
{{Centrato|I.}}
Spandersi dell’Egeo l’onda turchina.

Ebra d’aria e di sol, tacitamente
<poem>
Sogna un’antica vision divina,
La città dov'io nacqui è in Orïente,
E fra le rose, e fra gli ulivi sente
Tra un gran monte di marmo e la marina,
Fremer non morta la sua gran rovina.
E mira di lontan, vasta, fulgente,
La città dov’io nacqui ebbe più lieti
Spandersi dell'Egeo l'onda turchina.
Giorni, e invitta regnò sul mar profondo,

E di sé popolò remote arene;
Ebra d'aria e di sol, tacitamente
E fu d’eroi, di saggi e di poeti
Sogna un'antica visïon divina,
Madre feconda, e fu maestra al mondo:
E fra le rose, e fra gli ulivi sente
La città dov’io nacqui ha nome Atene.
Fremer non morta la sua gran rovina.

La città dov'io nacqui ebbe più lieti
Giorni, e invitta regnò sul mar profondo,
E di sé popolò remote arene;

E fu d'eroi, di saggi e di poeti
Madre feconda, e fu maestra al mondo:
La città dov'io nacqui ha nome Atene.
</poem>
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