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CANIO

 28
Negli ripari entrò de’ Saracini
Marfísa con Ruggiero a salvamento.
Quivi tutti con gli occhi al ciel supini
Dio ringraziar del buono avvenimento.
Or non v’è piú timor de’ paladini:
il piú tristo pagan ne sfida cento;
et è concluso che senza riposo
si torni a fare il campo sanguinoso.

 29
Corni, bussoni, timpani moreschi
empieno il ciel di formidabil suoni:
ne l’aria tremolare ai venti freschi
si veggon le bandiere e i gonfaloni.
Da l’altra parte i capitan carleschi
stringon con Alamanni e con Britoni
quei di Francia, d’Italia e d’Inghilterra;
e si mesce aspra e sanguinosa guerra.

 30
La forza del terribil Rodomonte,
quella di Mandricardo furibondo,
quella del buon Ruggier, di virtú fonte,
del re Gradasso, si famoso al mondo,
e di Marfisa l’ intrepida fronte,
col re circasso a nessun mai secondo,
feron chiamar san Gianni e san Dionigi
al re di Francia, e ritrovar Parigi.

 31
Di questi cavai beri e di Marfísa
l’ardire invitto e la mirabii possa
non fu, Signor, di sorte, non fu in guisa
ch’imaginar, non che descriver possa.
Quindi si può stimar che gente uccisa
fosse quel giorno, e che crudel percossa
avesse Carlo. Arroge poi con loro,
con Ferraú piú d’un famoso Moro.