Pagina:Della biblioteca di monsignor Alessandro Lazzerini e del migliore suo collocamento memoria.djvu/13: differenze tra le versioni

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{{Pt|primerne|comprimerne}} i sentimenti generosi. Ora, nulla più gli comprime della noncuranza. Se il Lazzerini, quando volto un pensiero a questa città, per la quale ebbe redato da’ suoi antenati un affetto di cittadino, dettava le parole del Testamento che vi ho riferite, avesse potuto mai sospettare che i suoi libri (i quali erano a lui costati ''tante fatiche, brighe e spese'') sarebbero per trent’anni travasati da una stanza all’altra, ora sparsi sopra il nudo terreno, ora accatastati in un angolo, offesi dalla polvere, dall’umidità, da’ sorci; io credo che, preso da grande sconforto, avrebbe deliberato altrimenti. Ma l’uomo benefico provvide al caso che Prato non volesse accettare, e chiamò in sostituzione Pistoia; non dubitò che, accettato una volta l’eredità, potesse rimanere inutile. Al male, o Signori, non v’ha che un rimedio: fare che cessi. E il Comune nostro può farlo, con piccolo aggravio della sua finanza; e definitivamente, senza aggravio nessuno. Il nostro ingegnere Ottaviano Berti ha studiato e delineato il progetto di cui vi ho tenuto parola, e che gli Amministratori della Roncioniana non esiteranno, spero, ad approvare. Avremo da fare una spesa di Ln. 4,645. 60; la quale può essere rimborsato in tredici anni e qualche mese. Perchè a tutt’oggi la dote della Lazzeriniana è costituita di Ln. 4239. 31, depositate nella Regia Tesoreria, e di Ln. 6782, nel Monte Pio: le quali Ln. 11,021. 31 fruttano Ln. 517. 15. Questo capitale si è andato formando con la vendita dello stabile di cui parla il Testatore, alienato nel 1841 (deliberazione de’27 giugno 1840, approvato dal rescritto de’ 5 ottobre, anno detto) per 750 scudi romani; e poi con i frutti capitalizzati di quel
{{Pt|primerne|comprimerne}} i sentimenti generosi. Ora, nulla più gli comprime della noncuranza. Se il Lazzerini, quando volto un pensiero a questa città, per la quale ebbe redato da’ suoi antenati un affetto di cittadino, dettava le parole del Testamento che vi ho riferite, avesse potuto mai sospettare che i suoi libri (i quali erano a lui costati ''tante fatiche, brighe e spese'') sarebbero per trent’anni travasati da una stanza all’altra, ora sparsi sopra il nudo terreno, ora accatastati in un angolo, offesi dalla polvere, dall’umidità, da’ sorci; io credo che, preso da grande sconforto, avrebbe deliberato altrimenti. Ma l’uomo benefico provvide al caso che Prato non volesse accettare, e chiamò in sostituzione Pistoia; non dubitò che, accettata una volta l’eredità, potesse rimanere inutile. Al male, o Signori, non v’ha che un rimedio: fare che cessi. E il Comune nostro può farlo, con piccolo aggravio della sua finanza; e definitivamente, senza aggravio nessuno. Il nostro ingegnere Ottaviano Berti ha studiato e delineato il progetto di cui vi ho tenuto parola, e che gli Amministratori della Roncioniana non esiteranno, spero, ad approvare. Avremo da fare una spesa di Ln. 4,645.60; la quale può essere rimborsata in tredici anni e qualche mese. Perchè a tutt’oggi la dote della Lazzeriniana è costituita di Ln. 4239.31, depositate nella Regia Tesoreria, e di Ln. 6782, nel Monte Pio: le quali Ln. 11,021.31 fruttano Ln. 517.15. Questo capitale si è andato formando con la vendita dello stabile di cui parla il Testatore, alienato nel 1841 (deliberazione de’ 27 giugno 1840, approvato dal rescritto de’ 5 ottobre, anno detto) per 750 scudi romani; e poi con i frutti capitalizzati di quel