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I coltivatori diretti bravissimi comprano la terra, a quelli bravi basterebbe che i rispettivi rappresentanti la terra la lasciassero prendere in affitto, a tanti, capaci, è sufficiente lavorare la terra che hanno per. guadagnare, decorosamente, un reddito. Tutti, naturalmente, hanno bisogno di credito per migliorare le proprie strutture e per realizzare i cicli colturali, non di pubblica assistenza né di collettiva munificenza.
 
Ma quanti sonò, nell'agricoltura italiana, i coltivatori diretti bravissimi, quelli bravi, quelli capaci? E' l'interrogativo proponendo il quale si infrange il velo del sacrario proibito. Chi osa avanzare qualche cifra suggerisce numeri compresi tra le quattrocento e le ottocento mila unità. Anche comprendendo le aziende con salariati, che i tempi stanno crudamente selezionando, le imprese agricole vitali, quelle sulle quali costruire il futuro dell'agricoltura nazionale, non supererebbero di molto la seconda cifra. Una cifra che un abisso separa dagli oltre tre milioni di aziende numerate dall'ultimo censimento, nove decimi delle quali condotte da coltivatori diretti.

Una cifra che se deve reputarsi fondata impone una riconsiderazione radicale del mondo agricolo nazionale, in termini economici, e, che non è meno importante, in termini politici ed elettorali. A suffragarla con un indizio di veridicità irrefragabile sussistono, peraltro, i dati sull'età media degli agricoltori italiani: se é vero che in tutte le aree del Paese, per verificarlo basta percorrere la Penisola, dalle aziende senza futuro i possibili eredi sono già fuggiti, attirati da opportunità migliori in settori diversi, la maggioranza di ultracinquantenni che popola i poderi del Paese é la prova che un quota altrettanto maggioritaria di aziende non ha, economicamente, alcun futuro. Che la famiglia che vi vive lo sa e ha operato le scelte conseguenti. Continuando a chiedere sussidi attraverso canali agricoli per superare, e la pretesa può reputarsi, gli anni difficili in cui gli anziani debbono ancora contribuire al reddito familiare, siccome i salari extragricoli dei giovani non bastano per tutti.
 
Quali, di fronte a questo nodo difficile ma ineluttabile, gli atteggiamenti delle organizzazioni che rappresentano gli agricoltori italiani? La Coldiretti, prima per numero di associati e per peso politico, proclama di mirare alla professionalità dei proprietari coltivatori, lasciando intravvedere che, se proprio non potranno diventare professionisti dell'agricoltura i tre milioni di coldiretti che lavorano, a tempo pieno o parziale, nelle campagne italiane, il numero non dovrà, comunque, discostarsi eccessivamente: i danni politici sarebbero incalcolabili.