Pagina:Italiani illustri ritratti da Cesare Cantù Vol.2.djvu/81: differenze tra le versioni

Luigi62 (discussione | contributi)
 
Luigi62 (discussione | contributi)
Nessun oggetto della modifica
Corpo della pagina (da includere):Corpo della pagina (da includere):
Riga 3: Riga 3:
Per gir coi ciacchi di Parigi in tresca
Per gir coi ciacchi di Parigi in tresca
A pascersi di ghiande,</poem>}}}}
A pascersi di ghiande,</poem>}}}}
allora esecrava i Giacobini e la libertà. Abbondavano però le seduzioni; le logge massoniche rinterzavano intelligenze; spargeansi scritture incendiarie. {{Wl|Q3339973|Ugo Bassville}}, segretario della legazione francese a Napoli, venne «sul Tebro a suscitar l’empie scintille», ed essendo comparso al Corso con una bandiera tricolore, il popolo se ne indignò, e trucidollo<ref>Nella vita premessa alla ''Bassvilliana'' si dice come questo piccardo, entrato in amicizia con Mirabeau e altri corifei della rivoluzione, dettasse certi elementi di Mitologia, sparsi «delle scellerate ed empie eleganze, di cui Marot aprì la fonte, e che {{AutoreCitato|Voltaire|Voltaire}} poscia dilatò tanto, che ne fu inondata tutta la Francia»; che, rottasi la rivoluzione, «il più grande e il più famoso degli avvenimenti politici», ne stese la storia in senso realista; ma poi, «sedotto o dal timore o dall’ambizione o dal bisogno o da tutti insieme questi motivi», si diede al democratico fanatismo; ebbe una misteriosa missione a Roma, a cui sarebbe riuscito «se avesse trovato, come sperava, la Roma di Giugurta»; che, spinto a eccessi da falsi patrioti, e massime da La Flotte, spirando ripetea: ''Je meurs victime d’un fou'', e moriva cristianamente.</ref>.
{{Indentatura|0em}}allora esecrava i Giacobini e la libertà. Abbondavano però le seduzioni; le logge massoniche rinterzavano intelligenze; spargeansi scritture incendiarie. {{Wl|Q3339973|Ugo Bassville}}, segretario della legazione francese a Napoli, venne «sul Tebro a suscitar l’empie scintille», ed essendo comparso al Corso con una bandiera tricolore, il popolo se ne indignò, e trucidollo<ref>Nella vita premessa alla ''Bassvilliana'' si dice come questo piccardo, entrato in amicizia con Mirabeau e altri corifei della rivoluzione, dettasse certi elementi di Mitologia, sparsi «delle scellerate ed empie eleganze, di cui Marot aprì la fonte, e che {{AutoreCitato|Voltaire|Voltaire}} poscia dilatò tanto, che ne fu inondata tutta la Francia»; che, rottasi la rivoluzione, «il più grande e il più famoso degli avvenimenti politici», ne stese la storia in senso realista; ma poi, «sedotto o dal timore o dall’ambizione o dal bisogno o da tutti insieme questi motivi», si diede al democratico fanatismo; ebbe una misteriosa missione a Roma, a cui sarebbe riuscito «se avesse trovato, come sperava, la Roma di Giugurta»; che, spinto a eccessi da falsi patrioti, e massime da La Flotte, spirando ripetea: ''Je meurs victime d’un fou'', e moriva cristianamente.</ref>.</div>


Il Monti, devoto all’opinion pubblica e abituatosi a ricevere le impressioni del momento e tutto esagerare per comodo dell’arte febea, tessè su quel fatto una cantica, che rimase il titolo maggiore ali a sua gloria. Finge che l’assassinato, nel morire, volgesse il cuore a Colui che manda quaggiù, veloce al par dei nostri sospiri, il suo perdono; e che l’accolse a misericordia, ma nel suo decreto adamantino scrisse che non salirebbe all’amplesso di Dio finchè non vedesse gl’infiniti guai della Francia, e sfrenate su lei le saette dell’arco di Dio. Concetto sublime, che porge al poeta il destro di dipingere i mali della Francia, il dominante terrore, la morte di Luigi, la sua assunzione al paradiso.
Il Monti, devoto all’opinion pubblica e abituatosi a ricevere le impressioni del momento e tutto esagerare per comodo dell’arte febea, tessè su quel fatto una cantica, che rimase il titolo maggiore ali a sua gloria. Finge che l’assassinato, nel morire, volgesse il cuore a Colui che manda quaggiù, veloce al par dei nostri sospiri, il suo perdono; e che l’accolse a misericordia, ma nel suo decreto adamantino scrisse che non salirebbe all’amplesso di Dio finchè non vedesse gl’infiniti guai della Francia, e sfrenate su lei le saette dell’arco di Dio. Concetto sublime, che porge al poeta il destro di dipingere i mali della Francia, il dominante terrore, la morte di Luigi, la sua assunzione al paradiso.