Pagina:Italiani illustri ritratti da Cesare Cantù Vol.2.djvu/54: differenze tra le versioni
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plebea ma nobile. Rimasto orfano nella primissima età, fu adottato dal naturalista, da cui ereditò il nome di Plinio e la passione degli studj, e fu dato alla tutela di Virginio Rufo. Questo grande romano, il quale possedeva vicino a Como la villa d’Alsio, forse Alserio, che fu poi della suocera di Plinio, era stato quattro volte console, generale delle armi romane, vincitore di Giulio Vindice; avea ricusato l’impero del mondo e preferita la quiete delle terre comasche. Plinio si lagna che, dopo dieci anni, rimanessero ancora le sue ceneri senza iscrizione e senza onore<ref>Epist. 10, lib. VI.</ref>. |
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ILLUSTRI ITALIANI |
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Da quest’illustre personaggio Plinio avea ricevuto i precetti e gli esempj della virtù. Condottosi a Roma, ebbe assai profittevole scuola da Quintiliano, invidiabile maestro, e di soli quindici anni comparve nel fôro a patrocinare la giustizia: poi sempre trattò cause gratuitamente, talvolta discorrendo fin sette ore di seguito, senza che la folla si diradasse. {{AutoreIgnoto|Eucrate}}, filosofo platonico, elegante e sottile nella disputa, calmo di volto, austero di costumi come di parola, ostile ai vizj non all’umanità, incontrato da Plinio nella Siria, l’innamorò della filosofia, e gl’insegnò che il più nobile scopo di questa è far regnare tra gli uomini la pace e la giustizia. A Plinio che, colle consuete cautele oratorie, girava e rigirava attorno alle cause imitando {{AutoreCitato|Marco Tullio Cicerone|Cicerone}}, Aquilio Regolo disse: — Tu credi dover trattare tutti i punti della causa: io subito vedo ov’è la gola, e la stringo». Pure sembra che Plinio davanti ai giudici veramente si riscaldasse, perocchè racconta che il buon Trajano gli mandava dire da un liberto che avesse riguardo al suo petto, e non adoprasse maggior veemenza di quella che comportava la sua debolezza<ref>Tantam curam præstitit, ut libertum meum post me stantem sæpius admoneret voci laterique consulerera, curri me vehementius putaret intendi quam gracilitas mea perpeli posset. Epist. II, 11.</ref>. |
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plebea ma nobile. Rimasto orfano nella primissima età, fu adottato |
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dal naturalista, da cui ereditò il nome di Plinio e la passione degli |
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Quando, il gusto del bello, del giusto, del generoso, del patriotico più sembrava dileguarsi, consola l’imbatterci in quest’uomo, appassionatissimo per la gloria e devoto alla virtù. Immacolato sotto pessimi imperatori, talvolta levossi ad accusare i ministri e consigliatori di loro iniquità; maneggiò la giustizia col nobile orgoglio del galantuomo, eppure ottenne cariche e rispetto; e non si trovò impreparato quando sorsero tempi migliori. Al cessare del regno delle |
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studj, e fu dato alla tutela di Virginio Rufo. Questo grande romano, |
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il quale possedeva vicino a Como la villa d'Alsio, forse Alserio, che |
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fu poi della suocera di Plinio, era stato quattro volte console, gene- |
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rale delle armi romane, vincitore di Giulio Vindice; avea ricusato |
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l'impero del mondo e preferita la quiete delle terre comasche. Plinio |
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si lagna che, dopo dieci anni, rimanessero ancora le sue ceneri senza |
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iscrizione e senza onore (25). |
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Da quest'illustre personaggio Plinio avea ricevuto i precetti e gli |
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esempj della virtù. Condottosi a Roma, ebbe assai profittevole scuola |
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da Quintiliano, invidiabile maestro, e di soli quindici anni comparve |
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nel fóro a patrocinare la giustizia: poi sempre trattò cause gratui- |
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tamente, talvolta discorrendo fin sette ore di seguito, senza che la |
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folla si diradasse. Eucrate, filosofo platonico, elegante e sottile nella |
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disputa, calmo n di volto, austero di costumi come di parola, ostile |
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ai vizj non all'umanità, incontrato da Plinio nella Siria, l'innamorò |
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della filosofia, e gl'insegnò che il più nobile scopo di questa è far |
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regnare tra gli uomini la pace e la giustizia. A Plinio che, colle con- |
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suete cautele oratorie, girava e rigirava attorno alle cause imitando |
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Cicerone, Aquilio Regolo disse: — Tu credi dover trattare tutti i |
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punti della causa: io subito vedo ov'è la gola, e la stringo ».Pure • |
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sembra che Plinio davanti ai giudici veramente si riscaldasse, peroc- |
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ché racconta che il buon Trajano gli' mandava dire da un liberto |
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che avesse riguardo al suo petto, e non adoprasse maggior veemenza |
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di quella che comportava la sua debolezza (26). |
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Quando, il gusto del bello, del giusto, del generoso, del patriotico |
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più sembrava dileguarsi, consola l'imbatterci in quest'uomo, appas- |
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sionatissimo per la gloria e devoto alla virtù. Immacolato sotto pes- |
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simi imperatori, talvolta levossi ad accusare i ministri e consiglia- |
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tori di loro iniquità; maneggiò la giustizia col nobile orgoglio del |
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galantuomo, eppure ottenne cariche e rispetto; e non si trovò im- |
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preparato quando sorsero tempi migliori. Al cessare del regno delle |
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(25) Epist. 10, lib. vi. |
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(26) Tantam curam praeslitit, ut libertum meum post me slantem saepius admoneret |
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voci laterique consulerera, curri me vehementius putaret intendi quam gracilitas mea |
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perpeli posset. Epist. II, 11. |