Pagina:Erodiano - Istoria dell'Imperio dopo Marco, De Romanis, 1821.djvu/11: differenze tra le versioni

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''ed urlante salmi non più dolci di quei di Nembrotto. Per dare poi alla dizione tutta la vivacità delle forme, e per incalorire ed animare gli argomenti, è mestieri possedere non solo la perfettissima cognizione delle due lingue, ma essere ancora versati entro le scuole de’ retori. Chè, alcuna volta, le figure soggiacciono agli stessi effetti delle parole, e quella che nell’una lingua animava e abbelliva il concetto, volta nell’altra, lo deturpa e infiacchisce. Ed allora si vuolfare ricerca di tale, che, corrispondendo, conservi alla dizione le bellezze e il vigore del’originale. Perchè, siccome nella musica dall’accompagnamento delle voci che accanto suonano, il suono principale e proprio diviene più soave, cosi il figureggiare andando di accordo ed essendo consuonante colla proprietà de’ vocaboli, dà più brio ed elevatezza all’elocuzione. E se accadesse che ne sortissero più belle e più magnifiche figure, ne ritrarremmo lodi anche maggiori e avendo ben detto quel dotto francese {{AutoreCitato|Jean-François de La Harpe|Laharpe}} che il tradurre è altresì un rivaleggiare di eloquenza con le diverse armi di due lingue diverse.''
''ed urlante salmi non più dolci di quei di Nembrotto. Per dare poi alla dizione tutta la vivacità delle forme, e per incalorire ed animare gli argomenti, è mestieri possedere non solo la perfettissima cognizione delle due lingue, ma essere ancora versati entro le scuole de’ retori. Chè, alcuna volta, le figure soggiacciono agli stessi effetti delle parole, e quella che nell’una lingua animava e abbelliva il concetto, volta nell’altra, lo deturpa e infiacchisce. Ed allora si vuol fare ricerca di tale, che, corrispondendo, conservi alla dizione le bellezze e il vigore del’originale. Perchè, siccome nella musica dall’accompagnamento delle voci che accanto suonano, il suono principale e proprio diviene più soave, così il figureggiare andando di accordo ed essendo consuonante colla proprietà de’ vocaboli, dà più brio ed elevatezza all’elocuzione. E se accadesse che ne sortissero più belle e più magnifiche figure, ne ritrarremmo lodi anche maggiori, avendo ben detto quel dotto francese {{AutoreCitato|Jean-François de La Harpe|Laharpe}} che il tradurre è altresì un rivaleggiare di eloquenza con le diverse armi di due lingue diverse.''


''Ora io, volendo volgarizzare Erodiano mi sono governato secondo questi precetti: e pigliando norma dalle traduzioni degli {{Pt|anti-|}}''
''Ora io, volendo volgarizzare Erodiano, mi sono governato secondo questi precetti: e pigliando norma dalle traduzioni degli {{Pt|anti-|}}''