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I PROBLEMI
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ATTUALI
Pubblicazione Quindicinale
SCIPIO SLATAPER
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NECESSARI
ALL’ITALIA
A cura de « L'ORA PRESENTE»
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« La seule limite militaire à établir entre les possessions de▼
TORINO
«
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Vòtre Majesté vers ce cóté et celles de la Bavière est la limite
tracée par la nature mème sur les sommets des montagnes où se
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di B. Ricasoli. Voi. Vili. Firenze, Le Mon-
nier, 1893).
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I CONFINI
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NECESSARI
Non c’è stato nè nazione in Europa che abbia un con¬
fine geografico così preciso e indiscutibile come quello
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Tarvis, del Predii, di Longatico (Loitsch) e tutti gli altri
secondari, e la Liguria o la Lombardia o il Veneto sono
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allagati fino alla grande linea del Po. Noi non siamo pa¬
droni in casa nostra. Soltanto apparentemente abbiamo
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rant’anni di spasimo delle nostre provincie irredente,
tutta, goccia a goccia, l’oltracotante politica austro-tede-
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r -
sca contro di noi. Sull’Alpi Reriche e Giulie dunque, sul
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frontiera con l’Austria e quello ch’è invece il nostro na¬
turale e storico confine con i paesi danubiani.
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La storia del confine nord-orientale
Per comprendere bene che significato abbia l’assurda
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Giulie fino al Quarnero e la catena dei Vena limitante l’I-
stria storica. Trieste, Istria e anche le isole venete sono
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terre di continua contesa tra i re d’Italia e gl’imperatori
di Bisanzio : fra i due colossi litiganti nasce, primo in
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Napoleone vince ed avanza ; e minacciando da Leoben
Vienna, costringe l’imperatore austriaco alla pace di
Campoformio (7 ottobre
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7).
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Il concetto informatore del trattato è chiaro : Napo¬
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poleone, avendo già compreso dalla esperienza delle tre
campagne che uno stato italiano non poteva reggersi
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senza i confini naturali, voleva portare la linea dell’Adige
all'Alpi Giulie. Però nella pace di Presburgo (26 dicem¬
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quasi tutti i suoi territori alla destra del fiume. Le resta¬
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vano il Predile, Plezzo e Caporetto. L’isola Morosini,
fra i due bracci della foce, rimase al regno italico. Ma
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L’Isonzo n’è il confine occidentale.
Napoleone inventò questo aggregato anche perchè la
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ricchezza dell’Istria potesse somministrare i viveri e i
denari necessari alle povere provincie militari di confine.
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leone volesse portare la nuova linea di confine fino allo
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spartiacque del Brennero e di Dobbiaco (Toblach). Tut¬
tavia più tardi, contro la precisa dichiarazione del principe
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stoza, quando Napoleone III ci propose sempre più mi¬
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nacciosamente l’armistizio con l’Austria sulla base della
cessione del Veneto e Cialdini occupata Padova e Vi¬
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« Infine l’Austria, padrona del Trentino minaccia ad
un tempo la Venezia, Brescia e Milano, e si mantiene
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sul lago di Garda... Questa questione è dunque estrema-
mente importante. Dalla maniera con cui sarà risolta di¬
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pfen rispose nella XI conferenza di non avere istruzioni.
Poi, nella XII conferenza, dichiarò che il suo governo
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non acconsentiva a ulteriori rettifiche. E il trattato di pace
stabiliva all’art. 4 che « la frontière du territoire cédé est
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che allora verrebbe aggiunto un articolo addizionale al
nostro Ir aitato ».
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La magnifica posizione dell’Austria
verso di noi
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contare quelle che derivano dal predominio dell’Austria
t
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—
nell’Adriatico : Pola, l’arcipelago dalmato e Cattaro) :
1‘ - Le valli e i bacini superiori dell’Adige e del
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(fra la Drava e il Tagliamento), il passo di Longatico
(Loitsch), di Planina (tra l’Isonzo-Timavo e la Sava). Di
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tutti questi appena tre o quattro sono veramente impor¬
tanti : chiuse con sbarramenti queste porte rinforzate da
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Scriveva il Baude, l’illustre critico militare francese
che una volta faceva testo : « Le plus grand avantage des
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23 —
Autrichiens en Italie consiste dans la possession du Ty-
rol, pays montagneux qui s’avance dans la piaine et la do¬
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genio dovette ordinare subito la ritirata al Piave, e dal
-,
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Piave al Tagliamento. Difatti il nemico, dopo aver co¬
stretto Gifflenga ad abbandonare Bressanone, poi Trento,
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possibilità di resistenza perchè troppo poco larghi, guada¬
bili in più punti e diffìcilmente munibili.
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Non abbiamo una frontiera militare
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pero tedesco ciò che gli è il Belgio verso la Francia.
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4“ - Se esso ci vince all’Adige noi dobbiamo di¬
fenderci sul Po, con l’abbandono di almeno una parte
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non può far altro che difendersi. Ma la sua difesa non è
possibile che ai suoi confini. Napoleone in una nota del
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20 agosto 1810 spedita ai generali Marmont e Maurillon
scriveva fra l'altro: «Nel 1809 la frontiera del regno
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necessario possedere tutt’e due le rive dell’Isonzo come
pure i passi dell’Alpi Giulie».
Il confine
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naturale
Abbiamo dimostrato la necessità del confine naturale.
E per confine naturale non si può intendere che lo spar¬
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divide il Sili (-Inn) dall’Isarco (-Adige). Dal Brennero esso
valica le montagne fra l’Isarco e il suo affluente Pfitscher
per raggiungere le Alpi Aurine (dello Ziller
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, fra questo
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fiume, affluente dell’Inn, e il Rienz, affluente dell’lsarco),
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cui acque s’inabissano nel sottosuolo). Difatti proprio
a questa vera porta aperta d’Italia, da cui calarono tutte
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le invasioni barbare, i romani sentirono la necessità di
erigere due muraglie di sbarramento intermezzate e af¬
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l’esempio datoci dai romani, i quali condussero dal nodo
degli Albi due valli : l’uno, il fondamentale, esterno che
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passava da Longatico a Idria (comprendendo però anche
la Palus Lugea, cioè parte dell’attuale Carniola), l’altro
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della frontiera di terra ferma.
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Cosicché il nuovo territorio sarà di circa 36 mila chi¬
lometri quadrati. E cioè :
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Dalmazia 12,831
35.984
Il problema
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degii slavi e dei tedeschi
I territori che saranno compresi entro il nuovo
confine sono abitati da più di 2 milioni di abi¬
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due o tre sfere d’influenza nazionale (etnica, linguistica,
economica, politica), per le quali il principio mazziniano
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è una pura parola. Tanto più che le minoranze non ita¬
liane che l’Italia annetterà sono tutte (meno eccezioni tra¬
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In tutti i casi però se noi desideriamo che l’assimila¬
zione avvenga e s’estenda il più possibile noi non dob¬
biamo far niente di artificiale per promuoverla.
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a vo¬
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lontà di snazionalizzazione è tanto bestiale e assurda che
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/
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redentismo ci sarà sempre, finché uno slavo e un te¬
desco abiteranno nel nostro territorio. Ma non bisognerà
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liane) per l’urbanesimo favorito dalla politica di Vienna.
Ma domani l’urbanesimo dovrà essere prevalentemente ita¬
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liano, (veneto-friulano, romagnolo, marchigiano, pugliese
sopratutto), e la borghesia slava dovrà dileguarsi a poco a
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Carniola. I pochi agitatori slavi che resteranno sarà fa¬
cile sorvegliarli e tenerli in freno.
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=== no match ===
INDICE
I confini necessari pag. 7
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