Pagina:I Nibelunghi, Hoepli, 1889, I.djvu/217: differenze tra le versioni

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Fe’ de le porte l’orrido custode
Via sospingesse. Oh nodi Sigelinde
I gheroni cader, sì che all’eroe
Leggiadra il sospingea l’inclita prole!
Grave distretta era cotesta ; e in parte
Nel tempo che restò di tal giornata,
Incominciava a paventar la morte
E nella notte che seguì, divenne
Si/rido inver, che forti i colpi suoi
A rcgi'on Sifrido inclita e forte,
Di quelle porte il guardlan menava ;
Ampia di mille miglia e più d’assai,
Eppure, ei n! era ancor nel suo desire
(Abitatori ), dove
Satisfatto, chè all’orrido custode
Ei possedea tesori ingenti. Solo
Sifrido era signor. Pugnaron elli
Venne quel forte ad un’isola, ed ampia
Di cotal foggia che il castello intorno
Era l’isola assai. Rapido il forte
Tutto ne risuonò. De’Nibelunghi
E nobil cavalier legò alla sponda
Tutta echeggiar s’udìa la sala, e il prode
Il navicello e venne al monte, dove
Di tanto superò quel de le porte
Stava un castello, e chiese ospizio, come
Ardito guardlan, che di catene
Fanno le genti dal viaggio stanche.
II fe’carco. Davver! che la novella
Venne adunque alle porte, ed eran chiuse,
Per la terra n’andò dei Nibelunghi!
Difendenti l’onor, sì come fanno
Lungi, per la montagna, udì frattanto
Oggi ancora le genti. Or, l’uomo ignoto
L’orrida pugna un selvatico nano,
Incominciava di sonanti colpi
Alberico animoso. Ei vestì l’armi
Le imposte a tempestar, ma ben difese
Velocemente e là correndo scese
Eran le imposte, e l’inclito guerriero
Ove rinvenne l’ospite, l’illustre,
S’avvedea che da sez/.o era un gigante
Inclito assai, che avea di ceppi carco
Che guardava il castello, e sempre l’armi
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