Pagina:La leggenda della cintola di Maria Vergine che si conserva in Prato.djvu/10: differenze tra le versioni

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{{Pt|lato|dicollato}} si trasse fuori la mattina lo bossolo e la cassetta della Cintola, e puoserla su l’altare di santo Stefano. Or avea in Prato una femina, ch’era stata indimoniata per molti tempi, si che i parenti suoi dissero; Menialla alla pieve alle orlique sante; forse che le gioverà. E quando fue menata dinanzi a l’altare di santo Stefano, detta la messa, e uno prete, che avea nome prete Gherardo, tolse il bossole delle orlique e segnolla; e no’le giovò nulla. Uno Piovano v’avea, che avea nome Piovano diacono, lo quale tolse la Cintola: com’elli la levò alta, il dimonio, ch’era in costei, cominciò a gridare forte mente, e a dire: Non mi apressare, che di cotesta cassetta esce si grande odore per una cosa che v’è entro, che tutto m’incende. Disse il Piovano; Che ci ha entro? Disse il dimonio; Non lo ti voglio dire però che n’aresti grande letizia, e sarebbeti molto utile. Dopo le molte parole e contenzioni, disse il dimonio; Elli mel conviene pur dire, e tacere nol posso; che me ne costringe la Donna di vita eterna: io ti dico, che costicentro si è la Cintola della beata vergine Maria, per la quale io e’miei compagni siamo vinti e diserti, e convienmici pur partire. Allora lo Piovano segniò con essa questa femina; e visibilemente l’uscirono di corpo, l’uno dopo l’altro, tre dimoni: e la femina fue liberata. Per la qual cosa ciascuno rendeo laude e grazie a Dio di tanto dono e benefizio. Questo miracolo fue nel M. clxxiij.
{{Pt|lato|dicollato}} si trasse fuori la mattina lo bossolo e la cassetta della Cintola, e puoserla su l’altare di santo Stefano. Or avea in Prato una femina, ch’era stata indimoniata per molti tempi, si che i parenti suoi dissero; Menialla alla pieve alle orlique sante; forse che le gioverà. E quando fue menata dinanzi a l’altare di santo Stefano, detta la messa, e uno prete, che avea nome prete Gherardo, tolse il bossole delle orlique e segnolla; e no’le giovò nulla. Uno Piovano v’avea, che avea nome Piovano diacono, lo quale tolse la Cintola: com’elli la levò alta, il dimonio, ch’era in costei, cominciò a gridare fortemente, e a dire: Non mi apressare, che di cotesta cassetta esce si grande odore per una cosa che v’è entro, che tutto m’incende. Disse il Piovano; Che ci ha entro? Disse il dimonio; Non lo ti voglio dire però che n’aresti grande letizia, e sarebbeti molto utile. Dopo le molte parole e contenzioni, disse il dimonio; Elli mel conviene pur dire, e tacere nol posso; che me ne costringe la Donna di vita eterna: io ti dico, che costicentro si è la Cintola della beata vergine Maria, per la quale io e’miei compagni siamo vinti e diserti, e convienmici pur partire. Allora lo Piovano segniò con essa questa femina; e visibilemente l’uscirono di corpo, l’uno dopo l’altro, tre dimoni: e la femina fue liberata. Per la qual cosa ciascuno rendeo laude e grazie a Dio di tanto dono e benefizio. Questo miracolo fue nel M. clxxiij.


In quelli medesimi dì tuo l’altro miracolo. Era uno fiorentino lo quale avea nome Bonafede, lo quale avea uno figliuolo, che avea nome Benedetto, che studiava in lettera, lo quale nel principio della quaresima passata fue stimolato dal dimonio; e nella predetta festa di santo Ioanni dicollato era fortemente dal diavolo stimolato. Allora li suoi parenti mandarono per li preti, perché insegnassero rimedio al detto pericolo; e’n segniando coll’acqua benedetta, e dicendoli molte orazioni sopra, lo dimonio incominciò a parlare e a dire; Che pensate voi di fare? per questo non mi caccerete quinci; ed e lungo meno di tre braccia, dice il dimonio, è la Cintola di beata Maria. Dicono li preti; E dov’è? Dice’l dimonio; È nella pieve di Prato. Allora li fiorentini cherici e laici si maravigliarono, e diceano; Non sappiamo che si dica. Considerando questo il padre suo, nella festa di santo Matteo apostolo menò lo suo figliuolo alla chiesa di santo Stefano da Prato: ed essendo menate dinanzi a l’altare, cominciò a fuggire in chiostro. Fue rimenato per forza a l‘altare; ed essendo presso
In quelli medesimi dì fue l’altro miracolo. Era uno fiorentino lo quale avea nome Bonafede, lo quale avea uno figliuolo, che avea nome Benedetto, che studiava in lettera, lo quale nel principio della quaresima passata fue stimolato dal dimonio; e nella predetta festa di santo Ioanni dicollato era fortemente dal diavolo stimolato. Allora li suoi parenti mandarono per li preti, perché insegnassero rimedio al detto pericolo; e’n segniando coll’acqua benedetta, e dicendoli molte orazioni sopra, lo dimonio incominciò a parlare e a dire; Che pensate voi di fare? per questo non mi caccerete quinci; ed e lungo meno di tre braccia, dice il dimonio, è la Cintola di beata Maria. Dicono li preti; E dov’è? Dice’l dimonio; È nella pieve di Prato. Allora li fiorentini cherici e laici si maravigliarono, e diceano; Non sappiamo che si dica. Considerando questo il padre suo, nella festa di santo Matteo apostolo menò lo suo figliuolo alla chiesa di santo Stefano da Prato: ed essendo menate dinanzi a l’altare, cominciò a fuggire in chiostro. Fue rimenato per forza a l'altare; ed essendo presso