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LA LINGUA E LA MUSICA
poesia. {{spaziato|La melodia è dunque il sentimento primo ed universale}}, che perciò comporta svariate obiettivazioni in testi svariati. E nella stima ingenua del popolo essa è anche la cosa di gran lunga più importante e più necessaria. La melodia genera dalla propria essenza la poesia e sempre di nuovo la rigenera; nulla altro ci dice {{spaziato|la forma strofica del canto popolare}}; fenomeno che io ho guardato sempre con stupore, finché ne ho trovato, ora, la spiegazione. Chi considera alla luce di questa teoria una raccolta di canzoni popolari, per esempio quella del {{TestoAssente|''Knaben Wunderhorn''}}, trova innumerevoli esempi di cotesto scintillio d’immagini sprizzato dalla inesauribile fecondità della melodia; immagini, che nel loro vertiginoso cangiamento, nel loro pazzo precipizio rivelano una potenza del tutto estranea alla visione epica e al suo tranquillo scorrimento. Cotesto ineguale e irregolare mondo fantastico della lirica è, sotto l’aspetto dell’epos, semplicemente da condannare; e questo hanno fatto certamente all’epoca di {{AutoreCitato|Terpandro|Terpandro}} i solenni rapsodi epici delle feste apollinee.
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Nella poesia del canto popolare vediamo, dunque, che la lingua è tesa fino all’estremo nell’{{spaziato|imitazione della musica}}; ragion per che principia con {{AutoreCitato|Archiloco|Archiloco}} un nuovo mondo poetico, che nelle sue più profonde radici contrasta con quello omerico. Abbiamo cosi determinato l’unico rapporto possibile tra la poesia e la musica, tra la parola e il suono: la parola, l’immagine, l’idea cerca un’espressione analoga alla musica e comporta
poesia. La melodia è dunque il sentimento
primo ed universale, che perciò comporta
svariate obiettivazioni in testi svariati. E nella
stima ingenua del popolo essa è anche la cosa
di gran lunga più importante e più necessaria.
La melodia genera dalla propria essenza la poesia
e sempre di nuovo la rigenera; nulla altro ci dice
la forma strofica del canto popolare; fenomeno
che io ho guardato sempre con stupore,
finché ne ho trovato, ora, la spiegazione. Chi
considera alla luce di questa teoria una raccolta
di canzoni popolari, per esempio quella del
Kndben Wunderhorn, trova innumerevoli esempi
di cotesto scintillio d’immagini sprizzato dalla
inesauribile fecondità della melodia; immagini,
che nel loro vertiginoso cangiamento, nel loro
pazzo precipizio rivelano una potenza del tutto
estranea alla visione epica e al suo tranquillo
scorrimento. Cotesto ineguale e irregolare mondo
fantastico della lirica è, sotto l’aspetto dell’epos,
semplicemente da condannare; e questo hanno
fatto certamente all’epoca di Terpandro i solenni
rapsodi epici delle feste apollinee.
Nella poesia del canto popolare vediamo, dunque,
che la lingua è tesa fino all’estremo nell’imitazione
della musica; ragion per che principia
con Archiloco un nuovo mondo poetico, che nelle
sue più profonde radici contrasta con quello omerico.
Abbiamo cosi determinato l’unico rapporto
possibile tra la poesia e la musica, tra la parola
e il suono: la parola, l’immagine, l’idea cerca
un’espressione analoga alla musica e comporta