Pagina:Nietzsche - La Nascita della Tragedia.djvu/63: differenze tra le versioni

DLamba (discussione | contributi)
→‎Pagine SAL 25%: Creata nuova pagina: Ih MONDO COME ARTE 11 darla, e non solamente di classificarla tra i «fenomeni» (nel senso del terminus technicus idealistico), ma addirittu...
 
DLamba (discussione | contributi)
Stato della paginaStato della pagina
-
Pagine SAL 25%
+
Pagine SAL 75%
Intestazione (non inclusa):Intestazione (non inclusa):
Riga 1: Riga 1:
{{RigaIntestazione||{{Sc|il mondo come arte}}|{{Sc|11}}|}}
Corpo della pagina (da includere):Corpo della pagina (da includere):
Riga 1: Riga 1:
<section begin="s5" />
Ih MONDO COME ARTE
{{Pt|darla|degradarla}}, e non solamente di classificarla tra i «fenomeni» (nel senso del ''terminus technicus'' idealistico), ma addirittura tra le «illusioni», come apparenza, fantasia, errore, interpretazione, accomodamento, arte. Forse la profondità di cotesta inclinazione {{spaziato|antimorale}} può nel modo migliore misurarsi dal silenzio circospetto e ostile, con cui in tutto il libro viene contemplato il cristianesimo: il cristianesimo, quale la più traviata configurazione del tema morale, che all’umanità sia finora toccato di ascoltare. In verità, di fronte all’interpretazione e giustificazione puramente estetica del mondo, quale ò insegnata in questo libro, non s’incontra una opposizione più recisa della dottrina cristiana, che è e vuol essere {{spaziato|unicamente}} morale nei suoi assiomi, e, principiando, per esempio, dalla sua indiscutibile veracità di Dio, rigetta l’arte, tutta l’arte, nel regno della menzogna, vale a dire la annichila, la condanna, la danna. Dietro un siffatto criterio di raziocinazione e di valutazione che, fìntanto che la dottrina cristiana si serba schietta, dev’essere nemico dell’arte, io fin da allora avvertii che è anche {{spaziato|nemico della vita}}, avvertii la sua rabbiosa e vendicativa avversione alla stessa vita; giacché tutta la vita è fondata sull’apparenza, l’arte, l’illusione, la visione, sulla necessità del prospettico e dell’erroneo. Fin dal principio il cristianesimo fu essenzialmente e fondamentalmente fastidio e disgusto della vita per la vita, i quali a stento riuscivano ad ammantarsi, a celarsi, a imbellettarsi con la fede in un «altro
11
<section end="s5" />
darla, e non solamente di classificarla tra i «fenomeni» (nel senso del terminus technicus idealistico),
ma addirittura tra le «illusioni», come
apparenza, fantasia, errore, interpretazione, accomodamento,
arte. Forse la profondità di cotesta
inclinazione antimorale può nel modo migliore
misurarsi dal silenzio circospetto e ostile, con cui
in tutto il libro viene contemplato il cristianesimo:
il cristianesimo, quale la più traviata configurazione
del tema morale, che all’umanità sia
finora toccato di ascoltare. In verità, di fronte
all’interpretazione e giustificazione puramente
estetica del mondo, quale ò insegnata in questo
libro, non s’incontra una opposizione più recisa
della dottrina cristiana, che è e vuol essere
unicamente morale nei suoi assiomi, e, principiando,
per esempio, dalla sua indiscutibile
veracità di Dio, rigetta l’arte, tutta l’arte, nel
regno della menzogna, vale a dire la annichila,
la condanna, la danna. Dietro un siffatto criterio
di raziocinazione e di valutazione che, fìntanto
che la dottrina cristiana si serba schietta, dev’essere
nemico dell’arte, io fin da allora avvertii
che è anche nemico della vita, avvertii la
sua rabbiosa e vendicativa avversione alla stessa
vita; giacché tutta la vita è fondata sull’apparenza,
l’arte, l’illusione, la visione, sulla necessità
del prospettico e dell’erroneo. Fin dal principio
il cristianesimo fu essenzialmente e fondamentalmente
fastidio e disgusto della vita per la vita,
i quali a stento riuscivano ad ammantarsi, a
celarsi, a imbellettarsi con la fede in un «altro