Pagina:Polo - Il milione, Laterza, 1912.djvu/176: differenze tra le versioni

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il Gran Cane gli mandava molta gente dietro; ed è questo Gran Cane che oggi regna. Ora avenne che costui prese pure queste sei cittá per forza, e poscia ne pigliò tante che n’ebbe dodici; poscia se n’andò alla mastra cittá de li Magi, c’ha nome Quisai (Quinsai), ov’era il re e la reina.<ref>''Berl.'' quando el re intese questo, molto temè, e partisse de quella zitade con molta zente, e intrò in nave, e scampò in mar ozeano a l’isole; e la raina, la quale era romasa con gran zente in la zitade, se procurava de difenderla al meio che saveva. Or adevene che la raina sape che costui...; subito la se arecordò de l’astrologia, la qual disea che uno omo Io qual nomèa zento ochi si li torave el suo reame; onde se rendè a Baian. E quando la raina se ave resa, tute le altre zitade se rendè senza alguna instanzia, e questo fo grando aquistamento.</ref> Quando il re vidde tanta gente, ebbe tal paura che si partí della terra con molta gente e bene con mille navi, e andò al mare occeano, e fuggí nell’isole. E la reina rimase, che si difendeva al meglio che poteva. E la reina domandò chi era il signore dell’oste. Fulle detto: — Baia cent’occhi ha nome. — E la reina si ricordò della profezia che abbiamo detto di sopra: incontanente rendèèo la terra, e incontanente tutte le cittá delli Magi s’arenderono a Baia. E in tutto il mondo non era sí grande reame come questo, e dirovvi alcuna delle sue<ref>''Berl.'' zentilezze.</ref> grandezze. Sappiate che questo re faceva ogni anno nutricare<ref>''Pad. ''Berl.'' ventimilia fantini, de quelli ch’erano zitadi e abandonadi dalle mare. In quella provinzia le femene, che non posono nodrigar nè allevar i suo’ figlioli per povertá, i zetano via; incontenente quel re li fazeva nodrigar, e feva scriver in che pianeti li era nassudi.</ref> ventimila fanciulli piccoli; e dirovvi come. In quella provincia si gittano i fanciulli, come sono nati, le povere persone che non gli possono nutricare; e quando un ricco uomo non ha figliuoli, egli va al re e fassene dare quant’egli vuole; e quando egli ha fanciulli e fanciulle a maritare, sí gli amoglia insieme e dá loro onde possano vivere: e in questo modo n’alleva ogni anno bene ventimila fra maschi e femine. Ancora fa un’altra cosa: che, quando lo re va per alcuno luogo, e vede<ref>''Berl.'' do belle case grande, e in mezo de queste fosse una pizola.</ref> due belle case e dal lato una piccola, ed egli domanda perchè quelle sono maggiore di quelle, e s’egli è perchè sia alcuno povero che nollo possa fare maggiore, incontanente comanda che di suoi danari<ref>''Berl.'' fosse fata granda e bella corno quelle altre do.</ref> sia fatta. Ancora questo re si fa servire a piú di mille tra donzelli e donzelle. Egli mantiene suo regno in tanta giustizia, che<ref>''Berl.'' nessuno non feva mal ad algun, e le case de le marcadanzie stevano averte de note corno de zorno. Or non se porla dir la gran richeza che iera in quel reame.</ref> non si fa niuno male, che tutte le mercatanzie istanno fuori. Contato v’ho del regno: ora vi conterò della reina. Ella fu menata al Gran Cane, e ’l Gran Cane
il Gran Cane gli mandava molta gente dietro; ed è questo Gran Cane che oggi regna. Ora avenne che costui prese pure queste sei cittá per forza, e poscia ne pigliò tante che n’ebbe dodici; poscia se n’andò alla mastra cittá de li Magi, c’ha nome Quisai (Quinsai), ov’era il re e la reina.<ref>''Berl.'' quando el re intese questo, molto temè, e partisse de quella zitade con molta zente, e intrò in nave, e scampò in mar ozeano a l’isole; e la raina, la quale era romasa con gran zente in la zitade, se procurava de difenderla al meio che saveva. Or adevene che la raina sape che costui...; subito la se arecordò de l’astrologia, la qual disea che uno omo Io qual nomèa zento ochi si li torave el suo reame; onde se rendè a Baian. E quando la raina se ave resa, tute le altre zitade se rendè senza alguna instanzia, e questo fo grando aquistamento.</ref> Quando il re vidde tanta gente, ebbe tal paura che si partí della terra con molta gente e bene con mille navi, e andò al mare occeano, e fuggí nell’isole. E la reina rimase, che si difendeva al meglio che poteva. E la reina domandò chi era il signore dell’oste. Fulle detto: — Baia cent’occhi ha nome. — E la reina si ricordò della profezia che abbiamo detto di sopra: incontanente rendèèo la terra, e incontanente tutte le cittá delli Magi s’arenderono a Baia. E in tutto il mondo non era sí grande reame come questo, e dirovvi alcuna delle sue<ref>''Berl.'' zentilezze.</ref> grandezze. Sappiate che questo re faceva ogni anno nutricare<ref>''Pad. Berl.'' ventimilia fantini, de quelli ch’erano zitadi e abandonadi dalle mare. In quella provinzia le femene, che non posono nodrigar nè allevar i suo’ figlioli per povertá, i zetano via; incontenente quel re li fazeva nodrigar, e feva scriver in che pianeti li era nassudi.</ref> ventimila fanciulli piccoli; e dirovvi come. In quella provincia si gittano i fanciulli, come sono nati, le povere persone che non gli possono nutricare; e quando un ricco uomo non ha figliuoli, egli va al re e fassene dare quant’egli vuole; e quando egli ha fanciulli e fanciulle a maritare, sí gli amoglia insieme e dá loro onde possano vivere: e in questo modo n’alleva ogni anno bene ventimila fra maschi e femine. Ancora fa un’altra cosa: che, quando lo re va per alcuno luogo, e vede<ref>''Berl.'' do belle case grande, e in mezo de queste fosse una pizola.</ref> due belle case e dal lato una piccola, ed egli domanda perchè quelle sono maggiore di quelle, e s’egli è perchè sia alcuno povero che nollo possa fare maggiore, incontanente comanda che di suoi danari<ref>''Berl.'' fosse fata granda e bella corno quelle altre do.</ref> sia fatta. Ancora questo re si fa servire a piú di mille tra donzelli e donzelle. Egli mantiene suo regno in tanta giustizia, che<ref>''Berl.'' nessuno non feva mal ad algun, e le case de le marcadanzie stevano averte de note corno de zorno. Or non se porla dir la gran richeza che iera in quel reame.</ref> non si fa niuno male, che tutte le mercatanzie istanno fuori. Contato v’ho del regno: ora vi conterò della reina. Ella fu menata al Gran Cane, e ’l Gran Cane