d’Alicarnasso. 3.º Questa cognizione si prova dalle sue citazioni
di Fabio pittore, di Cecilio, e di Asinio - Si possono aggiungere
altri molli - Ma anche Plutarco quanti autori latini non cita,
ancorchè ei confessi di avere della lingua latina cognizione men
che mediocre. 4.° Apprezza la grandezza politica e la saviezza
amministrativa de’ Romani. - Ed altri Greci solennemente la esaltano
e ammirano. Leggasi specialmente Dionigi e Plutarco. E
notisi che in questi giudizj l’adulazione verso i dominanti vi ha
la sua gran parte. 5.° È convinto della necessitá di un potere
monarchico, il che prova ch’ei fosse allevato nelle idee romane
degli ultimi tempi. - E nei tempi della Grecia libera filosofi e storici
e poeti erano convinti della necessitá del dominio d’un solo, c
al più le opinioni di Strabone in tal proposito denotano l’epoca in
cui egli visse, non già l’origine sua. Egli scriveva sotto la cupa
tirannia di Tiberio, e apparteneva ad una famiglia fatta grande
dai benefici del re Mitridate. Tuttavia le sue parole nulla hanno
d’enfatico. Eccole: E invero, molto è difficile il governare un grande
impero, altrimenti che per un solo al quale si affidi come a
padre la cura. (r, a88) C.* Favella onorevolmente di Pompeo
Strabone, uomo poco commendevole - Cile die’ egli mai?
Pompeo Strabone fece abitar Como, Gajo Scipione v’aggiunse
poi da tre mila persone, poi il divo Cesare ve ne mandò cinque
mila. (r, ai3) q.° Pare mettere insieme Sertorio, perchè nemico
di Pompeo, col ladrone Uriato, e ne contraddice la gloriosa
morte. - Nulla di ciò. Gli Spagnuoli, die’ egli, non ardivano
mettersi a grandi imprese, perciocchè se si fossero aiutati
V un t altro, nè i Tirj, nè i Cartaginesi, nè i Celti, nè Uriato
corsale, nè Serto rio poscia, nè altri se dopo questi furono desiderosi
di maggior potenza, avrieno avuto il modo di minare
la Spagna {/;/, i58 e nel r, 207). I Romani non cessarono di travagliare
colle armi la Spagna finchè tutta non la soggiogarono,
cacciando i Numantini, Uriato e Sertorio distruggendo, e finalmente
i Cantabri. Le parole di Strabone non mirano a Scrtorio. Egli
v’è nominato perchè l’occasione il richiede, e come Uriato, così ha
anche egli per compagni popoli illustri. Nè so che la sua morte