Pagina:Polo - Il milione, Laterza, 1912.djvu/120: differenze tra le versioni

 
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vi dico che, quando il gran sire va uccellando co’ suoi falconi e cogli altri uccelli, egli hae bene diecimila uomeni che sono ordinati a due a due, che si chiamano «''tostaer''» (''toscaol''); che viene a dire in nostra lingua «uomo che dimora a guardia»; e questo si fa a due a due, acciochè tenghino molta terra; e ciascheduno hae<sup>nota</sup> lunga e cappello e sturmento da chiamare gli uccelli e tenergli. E quando il Gran Cane fa gittare alcuno uccello, e’ non bisogna che quegli che ’l getta gli vada dietro, perciochè quegli uomeni ch’io v’ho detto di sopra, che stanno a due a due, gli guardano bene,<sup>nota</sup> che non puote andare in niuna parte che non sia preso. E se all’uccello fa bisogno soccorso, egli gliel danno incontanente. E tutti gli uccelli del gran sire e degli altri baroni hanno una piccola tavola d’ariento a’ piedi, ov’è iscritto il nome<sup>nota</sup> di colui di cui èe l’uccello, e per questo è conosciuto di cui egli è. E com’è preso, cosí è renduto a cui egli è, e s’egli non sa di cui e’ si sia, si ’l porta ad uno barone, ch’ha nome «''bulargugi''» (''bularguci''), cioè a dire «guardiano delle cose che si truovano».<sup>nota</sup> E quegli che ’l piglia, se tosto nol porta a quel barone, è tenuto ladrone; e cosí si fa de’ cavagli e di tutte cose che si truovano. E quel barone si lo fa guardare tanto che si truova di cui egli è. E ogni uomo, il quale ha perduto veruna cosa, incontanente ricorre a questo barone; e questo barone istá tuttavia nel piú alto luogo dell’oste con suo gonfalone,<sup>nota</sup> perchè ogni uomo il vegga: sí che chi ha perduto si se ne rammenta, quando il vede; e cosí non vi si perde [quasi] nulla. E quando il gran sire va per questa via verso il mare occeano, ch’io v’ho contato, e’ puote vedere molte belle viste di vedere prendere bestie e uccelli; e non è sollazzo al mondo che questo vaglia. E ’l gran sire va tuttavia sopra quattro lionfanti, ov’egli hae una molta bella camera di legno, la quale
vi dico che, quando il gran sire va uccellando co’ suoi falconi e cogli altri uccelli, egli hae bene diecimila uomeni che sono ordinati a due a due, che si chiamano «''tostaer''» (''toscaol''); che viene a dire in nostra lingua «uomo che dimora a guardia»; e questo si fa a due a due, acciochè tenghino molta terra; e ciascheduno hae<ref>''Pad.'' ha el richiamo (''Berl.'' uno ludro de chiamar li oxelli).</ref> lunga e cappello e sturmento da chiamare gli uccelli e tenergli. E quando il Gran Cane fa gittare alcuno uccello, e’ non bisogna che quegli che ’l getta gli vada dietro, perciochè quegli uomeni ch’io v’ho detto di sopra, che stanno a due a due, gli guardano bene,<ref>''Pad.'' sí che i non posono perder.</ref> che non puote andare in niuna parte che non sia preso. E se all’uccello fa bisogno soccorso, egli gliel danno incontanente. E tutti gli uccelli del gran sire e degli altri baroni hanno una piccola tavola d’ariento a’ piedi, ov’è iscritto il nome<ref>''Berl.'' de chi lo sono e de chi lo tien.</ref> di colui di cui èe l’uccello, e per questo è conosciuto di cui egli è. E com’è preso, cosí è renduto a cui egli è, e s’egli non sa di cui e’ si sia, si ’l porta ad uno barone, ch’ha nome «''bulargugi''» (''bularguci''), cioè a dire «guardiano delle cose che si truovano».<ref>''Berl. Pad.'' e se per caso el se trovasse uno cavallo o uno oxello o una spada, e non se trovasse de chi fosse, de presente viene apresentado a quel baron, e quello la tien in soa varda; e quello che trova alguna cossa e non la presenta seria tenuto ladro.</ref> E quegli che ’l piglia, se tosto nol porta a quel barone, è tenuto ladrone; e cosí si fa de’ cavagli e di tutte cose che si truovano. E quel barone si lo fa guardare tanto che si truova di cui egli è. E ogni uomo, il quale ha perduto veruna cosa, incontanente ricorre a questo barone; e questo barone istá tuttavia nel piú alto luogo dell’oste con suo gonfalone,<ref>''Pad.'' azò che la zente vedano li dove l’è (''Fr''. erament = erraument, aussitót). E in questo muodo non se perde cossa che non sia tosto trovata.</ref> perchè ogni uomo il vegga: sí che chi ha perduto si se ne rammenta, quando il vede; e cosí non vi si perde [quasi] nulla. E quando il gran sire va per questa via verso il mare occeano, ch’io v’ho contato, e’ puote vedere molte belle viste di vedere prendere bestie e uccelli; e non è sollazzo al mondo che questo vaglia. E ’l gran sire va tuttavia sopra quattro lionfanti, ov’egli hae una molta bella camera di legno, la quale