La fame del Globo/Cap. 4: differenze tra le versioni

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'''Produrre una tonnellata di cereale richiede 1.000 tonnellate d’acqua. Se l’umanità dovrà raggiungere la produzione di 4 miliardi di tonnellate di cereali il suo fabbisogno idrico sarà imponente. Ma nuovi invasi sono di realizzazione sempre più ardua, industria e usi civili sottraggono all’agricoltura quantità d’acqua crescenti
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Nella prefazione ad un volume di studi sull’irrigazione nel 1967 Giuseppe Medici annotava che la sete dell’umanità era soddisfatta, allora, dall’impiego di 210.000 metri cubi d’acqua al secondo, l’80 per cento destinato all’agricoltura, e si chiedeva quali problemi sarebbero insorti oltre la soglia, allora remota, del Duemila, quando, prevedeva, la popolazione mondiale si sarebbe avvicinata ai sette miliardi, e l’industria avrebbe conteso all’agricoltura quantità d’acqua imponenti. L’industria americana consumava allora, 700 milioni di metri cubi al giorno, metà del consumo americano totale: se sul planisfero l’industrializzazione avesse portato a consumi comparabili tutti gli equilibri che assicuravano il soddisfacimento dei bisogni agricoli sarebbero stati alterati.
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Chi cerchi di identificare, sul planisfero, le situazioni critiche, è obbligato a iniziare dalla Cina, il paese in cui si registra il più travolgente sviluppo economico che si verifichi sul Pianeta: secondo stime americane del 1994 lo sviluppo dell’economia cinese avrebbe dilatato le necessità di acqua, tra il 1995 e il 2030, da 31 a 134 milioni di metri cubi per gli usi residenziali, da 52 a 269 per quelli industriali, da 400 a 665 per quelli agricoli. Per soddisfarle il Governo ha predisposto uno dei progetti irrigui più ambiziosi di tutti i tempi, una grande diga sullo Yang Tze, ma il progetto ha sollevato perplessità radicali nella comunità scientifica internazionale. Al governo cinese si propone l’alternativa tra la rinuncia al progetto, frenando lo sviluppo del Paese, o la realizzazione, sfidando la collettività scientifica internazionale.
 
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Offre un esempio paradigmatico di sottrazione dell’acqua all’agricoltura la vicenda di Israele, un paese dal clima arido e dalle disponibilità di acqua modeste, dove la tecnologia irrigua più avanzata del Globo consentì, fino agli anni Ottanta, la produzione di agrumi e ortaggi per l’esportazione, dove, tuttavia, la crescita demografica ha sottratto all’agricoltura risorse sempre più consistenti: se nel 1950 l’agricoltura israeliana poteva disporre di 332 milioni di metri cubi, quell’entità saliva a 1.340 nel 1970, quando essa conosceva il proprio apice, scendeva a 1.162 nel 1992, per percorrere, negli anni successivi, una china inarrestabile. Come conseguenza gli agricoltori ebraici erano costretti ad abbandonare la produzione di agrumi per quella di fiori e primizie, capaci di remunerare meglio l’ultima goccia d’acqua disponibile.