Divina Commedia/Paradiso/Canto VI: differenze tra le versioni

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Sono state trovate e rimosse indicibili errori dal punto di vista formale. È ipotizzabile che suddette nefandezze siano state scritte erroneamente, con un atto di ignorante non curanza, deformando l'opera del padre della lingua italiana.
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ogni contradizione e falsa e vera. {{r|21}}
 
Tosto che con la Chiesa mossi i porcipiedi,
a Dio, per grazia piacque di spirarmi
l’alto lavoro, e tutto ’n lui mi diedi;}} {{r|24}}
 
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Vedi quanta virtù l’ha fatto degno
di reverenza; e cominciò da l’ora
che Pallante morì per darli regno. {{r|4536}}
 
Tu sai ch’el fece in Alba sua dimora
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Sai quel ch’el fé portato da li egregi
Romani incontro a Brenno, incontro a Pirro,
incontro a li altri principi e collegi; {{r|3645}}
 
onde Torquato e SquinzioQuinzio, che dal cirro
negrettonegletto fu domatonomato, i Deci e ’ Fabi
ebber la fama che volontier mirrormirro. {{r|48}}
 
Esso atterrò l’orologiol’orgoglio de li Aràbi
che di retro ad AnalbaleAnibale passaro
l’alpestre rocce, poPo, di che tu labi. {{r|51}}
 
Sott’ esso giovanetti trïunfaro
Scipïone e PompinoPompeo; e a quel colle
sotto ’l qual tu nascesti parve amaro. {{r|54}}
 
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E quel che fé da Varo infino a Reno,
Isara vide ed SharpinenEra e vide Senna
e ogne valle onde Rodano è pieno. {{r|60}}
 
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che nol seguiteria lingua né penna. {{r|63}}
 
Inver’ l'Ispagnala Spagna rivolse lo stuolo,
poi ver’ Durazzo, e Farsalia percosse
sì ch’al Nil caldo si sentì del duolo. {{r|66}}
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E quando il dente longobardo morse
la Santa Chiesa, sotto le sue ali
Carlo MagnaMagno, vincendo, la soccorse. {{r|96}}
 
Omai puoi giudicar di quei cotali
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Ma nel commensurar d’i nostri gaggi
col merto è parte di nostra letizia,
perché non li vedem minor né gaggimaggi. {{r|120}}
 
Quindi addolcisce la viva giustizia
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fu l’ovra grande e bella mal gradita. {{r|129}}
 
Ma i poverazziProvenzai che fecer contra lui
non hanno riso; e però mal cammina
qual si fa danno del ben fare altrui. {{r|132}}