Pagina:Deledda - La giustizia, Milano, Treves, 1929.djvu/9: differenze tra le versioni

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Un giorno d’autunno, ritornando da una caccia in palude, don Stefano Arca fu assalito da febbre così violenta che quasi batté la fronte sul lastrico del cortile quando, giunto a casa, smontò da cavallo. A stento si mise a letto.
Un giorno d’autunno, ritornando da una caccia in palude, don Stefano Arca fu assalito da febbre così violenta che quasi battè la fronte sul lastrico del cortile quando, giunto a casa, smontò da cavallo. A stento si mise a letto.


— Stene, Stene, cos’hai avuto?, gli chiese il vecchio padre, avvicinandosi a piccoli passi incerti, e chinandosi a mani giunte sul letto.
— Stene, Stene, cos’hai avuto? gli chiese il vecchio padre, avvicinandosi a piccoli passi incerti, e chinandosi a mani giunte sul letto.


Nel far con esile voce l’ansiosa domanda, la piccola persona del vecchio tremava. Stefano, con gli occhi chiusi e il volto grigio, non rispose; don Piane<ref>Cipriano.</ref> restò a lungo davanti al letto, sempre più curvandosi, con le dita nodose intrecciate, e le pupille velate da una triste visione di morte.
Nel far con esile voce l’ansiosa domanda, la piccola persona del vecchio tremava. Stefano, con gli occhi chiusi e il volto grigio, non rispose; don Piane<ref>Cipriano.</ref> restò a lungo davanti al letto, sempre più curvandosi, con le dita nodose intrecciate, e le pupille velate da una triste visione di morte.