Pagina:Angeli - Roma, parte I - Serie Italia Artistica, Bergamo, 1908.djvu/23: differenze tra le versioni

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Disgraziatamente per noi, poco o nulla rimane di quelli antichi tempi, che gli storici antichi fanno rimontare a 753 o 754 anni avanti l’Era cristiana, ma che la criticamodern a respinge più indietro. I pochi avanzi della Roma Quadrata sul limite estremo del Palatino sono le uniche testimonianze della città primitiva, edificata dagli uomini del Monte dopo la loro confederazione. Fu Romolo, secondo la favola del re indigete, che tracciò con l’aratro, a cui erano aggiogati un torello e una giovenca, il solco che doveva limitare il circuito delle mura e fu anche Romolo che — dileggiato dal fratello — lo uccise con le memorabili parole suggerite senza dubbio all’ingenuo favolista dalla potenza romana. Qualche rudero di queste mura che dovettero recingere lo spazio quadrangolare della nuova città ci mostra ancora la rozza costruzione delle fortificazioni primitive. Sono blocchi irregolari di tufo, scavati nei fianchi stessi del monte e sovrapposti senza muratura oltre un fosso dì cinta. E in questo punto che doveva aprirsi la Porta Mugionis, che con le altre tre formava la viabilità del villaggio. Anche qui la leggenda ci riconduce ai tempi mitici e il nome della porta ci fa ricordare il muggito dei bovi rubati da Cacco e riconquistati da Ercole con la forza e con l’astuzia. Più oltre un informe basamento di pietra è generalmente riconosciuto per quel tempio di Giove Statore che Romolo stesso avrebbe consacrato al Dio, per il voto fatto durante la battaglia contro i Sabini, quando i suoi soldati cominciavano a indietreggiare.
Disgraziatamente per noi, poco o nulla rimane di quelli antichi tempi, che gli storici antichi fanno rimontare a 753 o 754 anni avanti l’Era cristiana, ma che la critica moderna respinge più indietro. I pochi avanzi della ''Roma Quadrata'' sul limite estremo del Palatino sono le uniche testimonianze della città primitiva, edificata dagli uomini del Monte dopo la loro confederazione. Fu Romolo, secondo la favola del re indigete, che tracciò con l’aratro, a cui erano aggiogati un torello e una giovenca, il solco che doveva limitare il circuito delle mura e fu anche Romolo che — dileggiato dal fratello — lo uccise con le memorabili parole suggerite senza dubbio all’ingenuo favolista dalla potenza romana. Qualche rudero di queste mura che dovettero recingere lo spazio quadrangolare della nuova città ci mostra ancora la rozza costruzione delle fortificazioni primitive. Sono blocchi irregolari di tufo, scavati nei fianchi stessi del monte e sovrapposti senza muratura oltre un fosso dì cinta. E in questo punto che doveva aprirsi la Porta Mugionis, che con le altre tre formava la viabilità del villaggio. Anche qui la leggenda ci riconduce ai tempi mitici e il nome della porta ci fa ricordare il muggito dei bovi rubati da Cacco e riconquistati da Ercole con la forza e con l’astuzia. Più oltre un informe basamento di pietra è generalmente riconosciuto per quel tempio di Giove Statore che Romolo stesso avrebbe consacrato al Dio, per il voto fatto durante la battaglia contro i Sabini, quando i suoi soldati cominciavano a indietreggiare.