Pagina:Angeli - Roma, parte I - Serie Italia Artistica, Bergamo, 1908.djvu/34: differenze tra le versioni

Alexmar983 (discussione | contributi)
Luigi62 (discussione | contributi)
 
Stato della paginaStato della pagina
-
Pagine SAL 75%
+
Pagine SAL 100%
Corpo della pagina (da includere):Corpo della pagina (da includere):
Riga 1: Riga 1:
istituzione dei Decemviri (450 a. G. C.) e dietro di lui il prof. Pais le dà come data probabile il principio del V secolo prima dell’Era cristiana. Queste diversità di giudizii, e certe affermazioni fatte frettolosamente, suscitarono una vera battaglia fra i filologi e gli storici d’Europa, in una cosa sola furono d’accordo tutti: nella grande antichità del nuovo rudero che la fortunata sagacia di Giacomo Boni aveva riportato alla luce. Per conto suo il popolo si commosse della scoperta importantissima, la quale lo metteva in presenza di un monumento che gli storici romani dell’epoca imperiale conoscevano di tradizione senza averlo veduto. Per molti giorni la curiosità suscitata dal ''Lapis Niger'' e dalla ''Stele'' fu immensa: nella processione che la folla faceva quotidianamente ai piedi dell’Arco di Settimio Severo, non mancavano le anime fem-
istituzione dei Decemviri (450 a. G. C.) e dietro di lui il prof. {{AutoreCitato|Ettore Pais|Pais}} le dà come data probabile il principio del V secolo prima dell’Era cristiana. Queste diversità di giudizii, e certe affermazioni fatte frettolosamente, suscitarono una vera battaglia fra i filologi e gli storici d’Europa, in una cosa sola furono d’accordo tutti: nella grande antichità del nuovo rudero che la fortunata sagacia di Giacomo Boni aveva riportato alla luce. Per conto suo il popolo si commosse della scoperta importantissima, la quale lo metteva in presenza di un monumento che gli storici romani dell’epoca imperiale conoscevano di tradizione senza averlo veduto. Per molti giorni la curiosità suscitata dal ''Lapis Niger'' e dalla ''Stele'' fu immensa: nella processione che la folla faceva quotidianamente ai piedi dell’Arco di Settimio Severo, non mancavano le anime {{FI


{{FI
|file = Angeli - Roma, parte I - Serie Italia Artistica, Bergamo, 1908 (page 34 crop).jpg
|file = Angeli - Roma, parte I - Serie Italia Artistica, Bergamo, 1908 (page 34 crop).jpg
| width = 100%
| width = 100%
Riga 10: Riga 7:
| margin-top=2em
| margin-top=2em
| margin-bottom=2em
| margin-bottom=2em
}}femminili che sparsero di giacinti e di rose la tomba del mitico re. Fu come una gentile offerta floreale a quella antichissima primavera della città.
}}

minili che sparsero di giacinti e di rose la tomba del mitico re. Fu come una gentile offerta floreale a quella antichissima primavera della città.


E di queste memorie di un’epoca lontanissima e misteriosa, non abbonda l’archeologia romana. Gli edifici eretti durante quei primi secoli della storia, i templi, le case private, le costruzioni monumentali, tutto fu arso, rumato da quella terribile invasione gallica, che abbattutasi su Roma, l’anno 364 innanzi l’Era volgare, doveva ridurla un cumolo di rovine fumanti. Sono note le vicende di quella guerra, dalla disfatta del fiume Allia, che fu vera, all’improvvisa comparsa di Camillo sul luogo dove i Romani pesavano l’oro del riscatto, che è probabilmente favolosa. E certo però che durante il periodo in cui i Celti assediarono la rocca capitolina e si sparsero predando per la campagna, poco o nulla rimase della Roma primitiva. La rovina anzi fu cosi completa e desolante, che si sa come dopo la partenza del nemico si fosse formato un partito abbastanza numeroso che propugnava di abbandonare la città distrutta e di ritirarsi a Vejo con le cose sacre e le leggi. Contro questa proposta si oppose l’aristocrazia e Roma fu salva: ma perchè l’idea dell’abbandono non prevalesse, di nuovo si affrettarono i lavori di riedificazione e si permise che
E di queste memorie di un’epoca lontanissima e misteriosa, non abbonda l’archeologia romana. Gli edifici eretti durante quei primi secoli della storia, i templi, le case private, le costruzioni monumentali, tutto fu arso, ruinato da quella terribile invasione gallica, che abbattutasi su Roma, l’anno 364 innanzi l’Era volgare, doveva ridurla un cumolo di rovine fumanti. Sono note le vicende di quella guerra, dalla disfatta del fiume Allia, che fu vera, all’improvvisa comparsa di Camillo sul luogo dove i Romani pesavano l’oro del riscatto, che è probabilmente favolosa. È certo però che durante il periodo in cui i Celti assediarono la rocca capitolina e si sparsero predando per la campagna, poco o nulla rimase della Roma primitiva. La rovina anzi fu così completa e desolante, che si sa come dopo la partenza del nemico si fosse formato un partito abbastanza numeroso che propugnava di abbandonare la città distrutta e di ritirarsi a Vejo con le cose sacre e le leggi. Contro questa proposta si oppose l’aristocrazia e Roma fu salva: ma perchè l’idea dell’abbandono non prevalesse, di nuovo si affrettarono i lavori di riedificazione e si permise che