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da cui si era tratta la colonna, testimonio eterno di quanta fatica fosse costato il suo innalzamento. Fu sotto la direzione di Apollodoro di Damasco che furono intrapresi i lavori del nuovo Foro. Questo fu di forma irregolare, con due emicicli ai lati, un arco di trionfo che serviva di porta, una basilica (la basilica Ulpia) e un tempio circondato da un portico in mezzo al quale sorgeva la colonna eretta a ricordare il passaggio del Danubio e la conquista della Dacia. L’insieme di tutti questi edifici dovette comporre una si perfetta armonia, che agli spiriti eletti del Cristianesimo dolse il pensiero che l’autore di una simile opera di bellezza fosse dannatto in eterno. Ed ecco che una leggenda nata intorno al secolo VII e che rifletti{{FI
da cui si era tratta la colonna, testimonio eterno di quanta fatica fosse costato il suo innalzamento. Fu sotto la direzione di Apollodoro di Damasco che furono intrapresi i lavori del nuovo Foro. Questo fu di forma irregolare, con due emicicli ai lati, un arco di trionfo che serviva di porta, una basilica (la basilica Ulpia) e un tempio circondato da un portico in mezzo al quale sorgeva la colonna eretta a ricordare il passaggio del Danubio e la conquista della Dacia. L’insieme di tutti questi edifici dovette comporre una si perfetta armonia, che agli spiriti eletti del Cristianesimo dolse il pensiero che l’autore di una simile opera di bellezza fosse dannatto in eterno. Ed ecco che una leggenda nata intorno al secolo VII e che riflette molto ingenuamente questo sentimento, ci fa sapere come S. Gregorio, addolorato{{FI
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}}molto ingenuamente questo sentimento, ci fa sapere come S. Gregorio, addolorato che un così grande imperatore vi si fosse salvato, pregò tanto ardentemente il Signore che questi lo ammise alle glorie del paradiso. Disgraziatamente però, noi possediamo pochi avanzi di quelli edifici e questi pochi abbastanza confusi e mal ridotti, visto che le colonne di granito grigio non furono rimesse nella loro posizione primitiva e che l’abside di uno dei due emicicli è nascosta fra i cortili delle case che fronteggiano il Foro dalla parte di Via Nazionale. La basilica Ulpia, il recinto del Foro e il tempio di Traiano giacciono ancora sotto la terra che ne ricopre le rovine, e il grande arco per il quale si accedeva in questo museo di edifici, fu distrutto sotto Costantino quando si trattò di erigergli un arco di trionfo per la sua vittoria di Ponte Milvio. Le sculture dell’arco di Traiano — che rappresentano il buon periodo dell’arte puramente romana — passarono all’arco di Costantino, dove ancora si possono vedere. Esse sono: i bassorilievi della parte superiore, gli otto medaglioni sotto questi e i quattro riquadri con scene diverse che ne decorano i fianchi. Chi poi avesse curiosità di conoscerne i soggetti, potrà esaminarli sul luogo e si renderà facilmente conto della
}} che un così grande imperatore vi si fosse salvato, pregò tanto ardentemente il Signore che questi lo ammise alle glorie del paradiso. Disgraziatamente però, noi possediamo pochi avanzi di quelli edifici e questi pochi abbastanza confusi e mal ridotti, visto che le colonne di granito grigio non furono rimesse nella loro posizione primitiva e che l’abside di uno dei due emicicli è nascosta fra i cortili delle case che fronteggiano il Foro dalla parte di Via Nazionale. La basilica Ulpia, il recinto del Foro e il tempio di Traiano giacciono ancora sotto la terra che ne ricopre le rovine, e il grande arco per il quale si accedeva in questo museo di edifici, fu distrutto sotto Costantino quando si trattò di erigergli un arco di trionfo per la sua vittoria di Ponte Milvio. Le sculture dell’arco di Traiano — che rappresentano il buon periodo dell’arte puramente romana — passarono all’arco di Costantino, dove ancora si possono vedere. Esse sono: i bassorilievi della parte superiore, gli otto medaglioni sotto questi e i quattro riquadri con scene diverse che ne decorano i fianchi. Chi poi avesse curiosità di conoscerne i soggetti, potrà esaminarli sul luogo e si renderà facilmente conto della