Pagina:Deledda - La giustizia, Milano, Treves, 1929.djvu/295: differenze tra le versioni
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Stefano rise di nuovo, ma con più naturalezza. |
Stefano rise di nuovo, ma con più naturalezza. |
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Attraversavano il salotto, e don Costantino camminava e parlava piano: |
Attraversavano il salotto, e don Costantino camminava e parlava piano: |
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— Ora rimette già all’ordine del giorno la questione del nome! |
— Ora rimette già all’ordine del giorno la questione del nome! — disse con la sua bonaria ironia. — Fa un po’ il piacere tu di dirgli che c’è tempo, e lasciargli stare un po’ in pace tua moglie, poveretta... |
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Spingendo la portiera vide che don Piane, profittando della sua assenza, s’era ancora impossessato del bimbo. |
Spingendo la portiera vide che don Piane, profittando della sua assenza, s’era ancora impossessato del bimbo. |
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— Eh, diavolo! |
— Eh, diavolo! — disse a voce bassa, ma adirandosi davvero. |
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— Finirai col fargli del male! |
— Finirai col fargli del male! |
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Don Costantino riportò il bimbo, fece scostare Stefano, e delicatamente rimise nel letto il piccolo tesoro fasciato dal collo ai piedi. Il padre si chinò, lo guardò a lungo, fissandone i chiusi occhi dalle brevissime palpebre bionde, l’invisibile bocca e il rosso visetto rugoso, sommerso nel pizzo ondulato della cuffietta; ma non ebbe desiderio di baciarlo. |
Don Costantino riportò il bimbo, fece scostare Stefano, e delicatamente rimise nel letto il piccolo tesoro fasciato dal collo ai piedi. Il padre si chinò, lo guardò a lungo, fissandone i chiusi occhi dalle brevissime palpebre bionde, l’invisibile bocca e il rosso visetto rugoso, sommerso nel pizzo ondulato della cuffietta; ma non ebbe desiderio di baciarlo. |
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— A chi somiglia? |
— A chi somiglia? — domandò Maria. |
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