La fame del Globo/Cap. 4: differenze tra le versioni

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Offre un esempio paradigmatico di sottrazione dell’acqua all’agricoltura la vicenda di Israele, un paese dal clima arido e dalle disponibilità di acqua modeste, dove la tecnologia irrigua più avanzata del Globo consentì, fino agli anni Ottanta, la produzione di agrumi e ortaggi per l’esportazione, dove, tuttavia, la crescita demografica ha sottratto all’agricoltura risorse sempre più consistenti: se nel 1950 l’agricoltura israeliana poteva disporre di 332 milioni di metri cubi, quell’entità saliva a 1.340 nel 1970, quando essa conosceva il proprio apice, scendeva a 1.162 nel 1992, per percorrere, negli anni successivi, una china inarrestabile. Come conseguenza gli agricoltori ebraici erano costretti ad abbandonare la produzione di agrumi per quella di fiori e primizie, capaci di remunerare meglio l’ultima goccia d’acqua disponibile.
 
Propone un esempio simmetrico l’agricoltura della provincia messicana di Celaya, dove il clima tropicale e la diffusione di pratiche razionali assicurano, per le colture cerealicole quanto per quelle orticole, rese equivalenti a quelle dei paesi più evoluti. Ma a Celaya la piovosità è esigua, i bacini fluviali, seppure ne siano stati realizzati, non si riempiono regolarmente, ed i prezzi assicurati agli agricoltori dai canoni del liberismo imposto dagli Stati Uniti ai vassalli sono tanto esigui da non consentire l’accumulazione necessaria per l’acquisto delle attrezzature irrigue disegnate in Israele. Così le falde si abbassano di 6 metri all’anno, e la più florida regione messicana è destinata a convertirsi in deserto.
Antonio Saltini