Pagina:Barrili - I rossi e i neri Vol.2, Milano, Treves, 1906.djvu/164: differenze tra le versioni

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sulla nuca rugosa. Poi, ripigliata quanto più gli venne fatto la postura verticale, lo scaltro legnaiuolo tornò da capo a inzaffardare l’imposta colla sua tinta a olio, facendo tra una pennellata e l’altra l’occhiolino alla fanciulla che gli sedeva di rincontro.
sulla nuca rugosa. Poi, ripigliata quanto più gli venne fatto la postura verticale, lo scaltro legnaiuolo tornò da capo a inzaffardare l’imposta colla sua tinta a olio, facendo tra una pennellata e l’altra l’occhiolino alla fanciulla che gli sedeva di rincontro.


L’occhiolino, sissignori; ma non vi date a credere che mastro Pasquale, co’ suoi sessant’anni sulla gobba.... Neanche per sogno! Mastro Pasquale ci aveva le sue brave ragioni, e punto personali, a guardare di quella guisa e fare i suoi versacci a quella bellissima immagine della tristezza. Or come avvenne che gli occhi di Maria cascassero sulla grama persona di mastro Pasquale, non sapremmo dirvi, e forse non metterebbe conto, chi pensi ch’ella era così poco lontana da lui e che quel dimenìo delle braccia del legnaiuolo pittore doveva, po’ poi, anco macchinalmente, attrarre lo sguardo. Del resto Maria aveva già veduto il<ref>Nell’originale "i".</ref> dì innanzi quell’uomo, ed aveva anzi considerato com’egli, vecchio e sgraziato delle membra (segnato da Dio, diceva il popolino) fosse più felice di lei a gran pezza. Forse egli aveva una famiglia; anzi di certo; che l’artigiano ha mestieri di questo conforto, assai più del ricco e del fannullone. Faticava da mane a sera; quelle spalle gliel’aveva fatte curve il lavoro, in quella medesima guisa che a lei il lavoro aveva fatti sovente gli occhi rossi. Ma almeno era libero; libero come lei una volta, e i suoi più santi affetti non pativano contrasto d’altrui volontà.
L’occhiolino, sissignori; ma non vi date a credere che mastro Pasquale, co’ suoi sessant’anni sulla gobba.... Neanche per sogno! Mastro Pasquale ci aveva le sue brave ragioni, e punto personali, a guardare di quella guisa e fare i suoi versacci a quella bellissima immagine della tristezza. Or come avvenne che gli occhi di Maria cascassero sulla grama persona di mastro Pasquale, non sapremmo dirvi, e forse non metterebbe conto, chi pensi ch’ella era così poco lontana da lui e che quel dimenìo delle braccia del legnaiuolo pittore doveva, po’ poi, anco macchinalmente, attrarre lo sguardo. Del resto Maria aveva già veduto {{ec|i|il}} dì innanzi quell’uomo, ed aveva anzi considerato com’egli, vecchio e sgraziato delle membra (segnato da Dio, diceva il popolino) fosse più felice di lei a gran pezza. Forse egli aveva una famiglia; anzi di certo; che l’artigiano ha mestieri di questo conforto, assai più del ricco e del fannullone. Faticava da mane a sera; quelle spalle gliel’aveva fatte curve il lavoro, in quella medesima guisa che a lei il lavoro aveva fatti sovente gli occhi rossi. Ma almeno era libero; libero come lei una volta, e i suoi più santi affetti non pativano contrasto d’altrui volontà.


Questo pensando ancora in quel giorno, le occorse di rimirare più attentamente il legnaiuolo. Si addiede allora delle occhiate e dei versacci eloquenti di lui, e stette tra curiosa e stupefatta a guardarlo. Questo voleva Pasquale, che, seguitando cogli occhi e colle labbra le smorfie, colla destra mano a trar giù pennellate ficcò la manca tra le risvolte del suo giubberello e fe’ sbucarne timidamente fuori il corno dell’argomento, vogliam dire d’un foglietto di carta.
Questo pensando ancora in quel giorno, le occorse di rimirare più attentamente il legnaiuolo. Si addiede allora delle occhiate e dei versacci eloquenti di lui, e stette tra curiosa e stupefatta a guardarlo. Questo voleva Pasquale, che, seguitando cogli occhi e colle labbra le smorfie, colla destra mano a trar giù pennellate ficcò la manca tra le risvolte del suo giubberello e fe’ sbucarne timidamente fuori il corno dell’argomento, vogliam dire d’un foglietto di carta.
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