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da altre tanaglie, se non da quelle della necessità, da altre ruote, se non da quella della mutevole fortuna, da altri in pace, se non da quelli della spietata vecchiaia.
{{Pt|trimonio|matrimonio}}, da altre tanaglie, se non da quelle della necessità, da altre ruote, se non da quella della mutevole fortuna, da altri in pace, se non da quelli della spietata vecchiaia.


Ordine, sodalizio, compagnia, e simiglianti, non sono vocaboli adatti a significarvi che cosa fossero i nostri Templarii di Genova. Essi erano, o, per dire più veramente, formavano un quid, che sfugge a tutti gli uncini, a tutte le strette della definizione. Anzitutto, perchè si chiamavano Templarii? Forse perchè erano cavalieri nati d’ogni più arrisicata intrapresa, e nelle loro adunanze non ammettevano donne. Entravano scudieri, e poscia diventavano cavalieri. Tutto ciò si faceva naturalmente, senza bisogno di statuti, e diremmo quasi senza lume di consuetudini. Come erano nati? e fors’anco esistevano come corpo?
Ordine, sodalizio, compagnia, e simiglianti, non sono vocaboli adatti a significarvi che cosa fossero i nostri Templarii di Genova. Essi erano, o, per dire più veramente, formavano un quid, che sfugge a tutti gli uncini, a tutte le strette della definizione. Anzitutto, perchè si chiamavano Templarii? Forse perchè erano cavalieri nati d’ogni più arrisicata intrapresa, e nelle loro adunanze non ammettevano donne. Entravano scudieri, e poscia diventavano cavalieri. Tutto ciò si faceva naturalmente, senza bisogno di statuti, e diremmo quasi senza lume di consuetudini. Come erano nati? e fors’anco esistevano come corpo?


Costoro, in principio, non erano i Templarii fuorchè dalle undici di sera alle cinque del mattino; gente racimolata da parecchie classi sociali, diverse di costume e d’intenti; signorotti scioperati, studenti svogliati, artisti chiacchierini, dilettanti di critica, fannulloni per elezione, ai quali scorrevano disutili le ore del giorno, di guisa che potevano impunemente dormirle, spendendo quelle della notte in lieti ragionamenti, in pazze scappate. Si radunarono una volta intorno ad una tavola d’osteria; mangiarono poco, bevvero molto, chiacchierarono moltissimo, e si separarono a notte alta, colle frasi del duetto di Pollione e di Adalgisa. Qui domani, all’ora istessa, - Verrai tu? Ne fo promessa. Un’altra sera, mentr’erano seduti, capitò qualcheduno che aveva dimenticata la chiave dell’uscio di casa, e veduta la luce del gasse illuminare i vetri di una finestra sotto i portici del teatro Carlo Felice (colà per l’appunto era il Tempio dei primi cavalieri) aveva deliberato di entrarvi, e sbocconcellare una fetta di arrosto e far ora sul bicchiere. Occorse poi che qualche sfegatato ammiratore della prima donna, o delle due ballerine comprimarie del teatro vicino, riscaldatosi nella controversia, si fermasse un’ora di più nella trattoria, dov’era venuto col proposito di rimanere appena dieci minuti, e nei nuovi arrivati riconoscendo amici suoi di vecchia data, trovasse l’addentellato per altre due ore di conversazione. Tutti costoro, raunati dal caso, rimasero uniti dalla chiacchiera; e videro che ciò era buono.
Costoro, in principio, non erano i Templarii fuorchè dalle undici di sera alle cinque del mattino; gente racimolata da parecchie classi sociali, diverse di costume e d’intenti; signorotti scioperati, studenti svogliati, artisti chiacchierini, dilettanti di critica, fannulloni per elezione, ai quali scorrevano disutili le ore del giorno, di guisa che potevano impunemente dormirle, spendendo quelle della notte in lieti ragionamenti, in pazze scappate. Si radunarono una volta intorno ad una tavola d’osteria; mangiarono poco, bevvero molto, chiacchierarono moltissimo, e si separarono a notte alta, colle frasi del duetto di Pollione e di Adalgisa. Qui domani, all’ora istessa, Verrai tu? Ne fo promessa. Un’altra sera, mentr’erano seduti, capitò qualcheduno che aveva dimenticata la chiave dell’uscio di casa, e veduta la luce del gasse illuminare i vetri di una finestra sotto i portici del teatro Carlo Felice (colà per l’appunto era il Tempio dei primi cavalieri) aveva deliberato di entrarvi, e sbocconcellare una fetta di arrosto e far ora sul bicchiere. Occorse poi che qualche sfegatato ammiratore della prima donna, o delle due ballerine comprimarie del teatro vicino, riscaldatosi nella controversia, si fermasse un’ora di più nella trattoria, dov’era venuto col proposito di rimanere appena dieci minuti, e nei nuovi arrivati riconoscendo amici suoi di vecchia data, trovasse l’addentellato per altre due ore di conversazione. Tutti costoro, raunati dal caso, rimasero uniti dalla chiacchiera; e videro che ciò era buono.


La promessa di Adalgisa fu ripetuta, e dopo la promessa il giuramento. In progresso di tempo, non fu più bisogno di tanto; la consuetudine s’era formata, e i nostri primi Templarii, che non si chiamavano ancora con quel nome, furono
La promessa di Adalgisa fu ripetuta, e dopo la promessa il giuramento. In progresso di tempo, non fu più bisogno di tanto; la consuetudine s’era formata, e i nostri primi Templarii, che non si chiamavano ancora con quel nome, furono
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